Dopo la vittoria

In Lombardia FI e Lega lavorano di sponda per soffiare a FdI il super assessorato alla Sanità

Gianluca De Rosa

Fontana, con il sostegno di Salvini e Berlusconi, vorrebbe tenersi Bertolaso, ma per la poltrona più pesante FdI vorrebbe un suo uomo, Dice Santanchè, che è coordinatrice lombarda dei meloniani: "Sulla salute bisogna fare meglio"

C’è un tempo per vincere, e c’è un tempo per litigare. In Lombardia il centrodestra ha trionfato, ma subito dopo la vittoria (e i relativi festeggiamenti) dentro i partiti è partita la corsa agli equilibri di giunta. FdI ha confermato il sorpasso già certificato quattro mesi fa alle politiche sulla Lega: i patrioti di Meloni sono il primo partito con il 25,2 per cento, ma con un dato di oltre due punti percentuali più basso rispetto a settembre. Lega e FI che, complice la candidatura dell’ex vice di Fontana Letizia Moratti con il Terzo polo, temevano la disfatta e il definitivo sorpasso hanno invece tenuto. Il Carroccio anzi ha migliorato l’esito passando dal 13 al 17 per cento. In provincia di Como è primo partito, sommando virtualmente i suoi voti a quelli della lista civica del governatore leghista supera FdI anche nelle province di Varese, Sondrio, Lecco, Cremona e Brescia. Ogni partito adesso cerca di leggere questi dati per portare acqua al proprio mulino. E’ su questo che si  incentrerà nei prossimi giorni la discussione. A caldo Daniela Santanchè, insieme a Ignazio La Russa colonnella dei meloniani in Lombardia, aveva sottolineato il primato del suo partito. “E’ evidente che gli equilibri cambieranno”.  La resistenza al riequilibrio della giunta però è fortissimo. Da un lato c’è Santanchè decisa a far valere la supremazia meloniana in terra lombarda, dall’altro ci sono Fontana, Salvini e la coordinatrice regionale e fedelissima di Berlusconi Licia Ronzulli, pronti a giocare di sponda e a sottolineare il ruole centrale del governatore leghista sull’esito elettorale. “Non metto bocca sui nomi, oneri e onori spettano a Fontana, diceva ieri il segretario leghista. Il principale nodo riguarda il super assessorato a Welfare e Sanità, una poltrona che da sola vale 23 miliardi, l’80 per cento del bilancio regionale.


Visto l’esito, meno favorevole del previsto per FdI, le ambizioni del partito sono state già in parte ridimensionate: dai dieci assessorati (sui 16 totali) richiesti all’inizio dai meloniani si è passati a otto, ma Lega e Fi vorrebbero ridurre ulteriormente il peso, a sei massimo sette. Fontana inoltre forte dei risultati della sua lista (che stavolta elegge 5 consiglieri contro l’unico eletto del 2018) vorrebbe anche da qui pescare un assessore. Se sui numeri comunque sembra scontato che si troverà una quadra – potrebbe finire con sette assessori a FdI, cinque alla Lega, due a Fi, uno ai centristi di Lupi e uno alla Lista di Fontana –, più complicato è il discorso di quali deleghe dovranno andare a quale partito. FdI vuole le poltrone di maggior peso: Ambiente, Infrastrutture, Agricoltura, Bilancio, Lavoro, Casa e Turismo. Si fanno i nomi dell’avvocato Franco Lucente e del deputato mantovano Carlo Maccari tra i fedelissimi di La Russa e  Santachè, mentre un posto potrebbe andare a Chiara Valcepina, fedelissima dell’eurodeputato Carlo Fidanza. Oltre a loro una poltrona potrebbe andare a Christian Garavaglia, più votato di FdI a Milano e uomo di Mario Mantovani, ex forzista e coordinatore del PdL lombardo, vicegovernatore con Roberto Maroni,  passato dal Cav. a Meloni.


Su una cosa di certo non si discuterà. Il vicegovernatore sarà di FdI. L’uomo già c’è ed è Romano La Russa, fratello di Ignazio e assessore uscente. Per lui FdI vorrebbe anche la poltrona più calda, quella di Welfare e Sanità, mentre Fontana vorrebbe dargli le deleghe alla Sicurezza: sullo scranno più pesante sogna di tenersi Guido Bertolaso. Il nome piace ovviamente anche a Salvini e Berlusconi.  In questo modo non si lascerebbe a FdI una poltrona cruciale, ma lo si farebbe passare come una scelta alta, tecnica, e soprattutto di Fontana. Salvini ieri la diceva così: “Penso che Fontana voglia fare la squadra di più alto profilo possibile, giustamente. Come al governo abbiamo scelto alti profili al di là degli schieramenti, in Regione Lombardia, un governatore che rivince con il 54 per cento dei voti, è giusto che abbia l’ultima parola”. Passano pochi minuti e arrivavano allusive le dichiarazione della Santanchè: “Sulla sanità dobbiamo fare di più”. Insomma, almeno per adesso FdI sarebbe intenzionata a far pesare i suoi numeri senza lasciare lo scranno più pesante agli alleati.


E che nella coalizione la tensione stia salendo si vede anche da questioni apparentemente non collegate. Ieri il leghista e assessore uscente Fabio Rolfi ha annunciato la sua corsa come sindaco a Brescia alle prossime amministrative. Il comune è uno dei pochi in cui Majorino ha sconfitto Fontana, ma qui FdI ha staccato la Lega di 8 punti.  La “pitonessa” lo ha subito fermato: “Per quanto mi riguarda per adesso è il candidato della sola Lega, di Brescia ancora non abbiamo parlato”.