Foto di Mourad Balti Touati, via Ansa 

Gran Milano

Lisa Noja, il Terzo polo morattiano e non solo punta sulla Sanità

Annalisa Chirico

"Intendo proseguire il lavoro avviato in Parlamento sui temi della salute", dice la capolista di Azione e Italia viva alle regionali lombarde. La pecca dell'amministrazione Fontana? "Non ha saputo sprigionare il pieno potenziale dei lombardi". Intervista

"La politica, se non incide sulla vita delle persone, è vuota”, così parla Lisa Noja, avvocato e già parlamentare, oggi capolista di Azione e Italia viva alle regionali lombarde per Letizia Moratti presidente. A una donna abituata alle battaglie, chiediamo quale sarà la sua nei prossimi cinque anni in caso di vittoria. “La sanità, senza dubbio. Intendo proseguire il lavoro avviato in Parlamento sui temi della salute, a livello regionale il mio impegno sarà ancora più importante, considerato il ruolo delle regioni in questo ambito. Il progetto del Terzo polo è l’unica vera novità per la Lombardia”. Da vicepresidente e assessore alla Sanità, Moratti si è molto impegnata: la campagna vaccinale, la riforma.

 

“Il percorso da lei iniziato è a metà del guado. Le case di comunità bisogna riempirle, costruirle e renderle vive sul territorio. Moratti è la garante che ciò accada, che i progetti del Pnrr non restino lettera morta. Le case di comunità devono diventare la sede della medicina di base per le cronicità, un luogo tra casa e ospedale dove poter contare su specialisti di base e su integrazione sociosanitaria. Nella mia testa anche chi ha patologie complesse, invece di recarsi in ospedale, deve poter trovare cura e assistenza in questi luoghi”. Un problema urgente sono le liste d’attesa su cui Carlo Calenda spesso insiste. “Come Terzo polo abbiamo proposto di destinare almeno due miliardi del Mes sanitario all’abbattimento delle liste d’attesa in tutta Italia. Poi serve una potente iniezione tecnologica per potenziare condivisone e monitoraggio dei dati. Se una persona non riesce ad accedere a un esame medico attraverso il Ssn deve potersi rivolgere al privato ed essere rimborsata”.

 

Sulla disabilità la regione Lombardia è avanti? “C’è molto da fare. La nostra regione funziona meglio di altre ma i territori sono stati di fatto abbandonati. È stata approvata, a fine consiliatura, una legge sulla non autosufficienza che richiede fondi per essere attuata. L’assistenza va personalizzata”. Qual è il principale errore che imputate al presidente Attilio Fontana? La Lombardia resta una regione fiore all’occhiello in Italia. “La giunta Fontana non ha saputo sprigionare in pieno il potenziale e le energie dei lombardi. Il confronto non dovrebbe svolgersi con chi fa peggio di noi ma con le regioni più avanzate in Europa, come la Baviera o la Catalogna. Pur avendo un tessuto sociale ed economico incredibilmente vitale, oggi perdiamo questo confronto. Dobbiamo diventare il fiore all’occhiello in Europa”.

 

Ma il sistema leghista in Lombardia, prima con Roberto Maroni e poi con Fontana, ha sempre supportato le imprese del Nord. “Io dico che non ha agito da acceleratore e sponsor delle grandi ricchezze che la regione possiede. Galleggiamo da troppi anni. E poi serve una spinta decisa alle infrastrutture, dobbiamo connettere i territori montani e renderli più attrattivi per il turismo, come anche laghi e città storiche”. Sostenendo Moratti e non il candidato di centrosinistra, facilitate la vittoria del centrodestra? “È stato il centrosinistra a non voler convergere sul candidato con maggiori chance. Conosco e stimo Majorino ma la sua è una candidatura identitaria, da riserva indiana. Guardando esclusivamente alla base di sinistra, si confermano incapaci di parlare ai mondi produttivi e industriali cui accennavo. L’alleanza con i Cinque stelle è la conferma che non hanno capito di che cosa la Lombardia ha bisogno”.