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editoriali

2022, l'anno della rivincita della democrazia

Redazione

Abbiamo mostrato forza e competenza contro i regimi. Nel 2023 serve una conferma

Chi lo avrebbe mai detto? Dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 di febbraio, i governi dell’Unione europea hanno dimostrato unità e determinazione per rispondere alla guerra di Vladimir Putin, dando un contributo decisivo per trasformare il 2022 nell’anno della rivincita delle democrazie su autocrazie e populismi. Questa è stata la principale novità dell’anno: sulla Russia, sul Covid-19 o sulla politica economica, la democrazia liberale è stata resiliente e ha mostrato la sua superiorità in termini di competenza ed efficacia. L’Ue ha adottato nove pacchetti di sanzioni contro la Russia e si sta liberando dalla sua dipendenza dal gas russo (sul petrolio ha imposto un embargo). I vaccini mRna hanno messo a riparo la popolazione europea dalle conseguenze più nefaste del Covid-19 e dal pericolo di altri lockdown. L’inflazione è a livelli record e la recessione è in agguato, ma la prudenza monetaria e fiscale dovrebbero limitare l’impatto dell’aumento dei prezzi e del calo del pil. Da parte dell’Ue ci possono essere state esitazioni, lentezze, contraddizioni e alcune divisioni. Ma l’obiettivo di proteggere i suoi cittadini è stato ampiamente realizzato, senza drammi o rotture.

 

I pessimisti continueranno a predire il disfacimento imminente dell’Ue o della zona euro. Eppure il contrasto in termini di risultati tra democrazie da un lato e autocrazie e populisti dall’altro è evidente nel 2022 che si è appena concluso. Putin ha  sbagliato i suoi calcoli lanciando l’invasione dell’Ucraina e usando l’arma del gas per dividere e piegare gli europei. L’Ue non solo è rimasta unita e ha garantito un inverno al sicuro sul gas, ma ha rafforzato la sua alleanza con gli Stati Uniti. Svezia e Finlandia hanno abbandonato la loro neutralità per chiedere l’ingresso nella Nato. Altri paesi neutrali, come Irlanda e Austria, non hanno opposto obiezioni agli aiuti militari dell’Ue (attraverso la Peace facility) all’Ucraina. L’Ue ha adottato la decisione storica di concedere all’Ucraina (e alla Moldavia) lo status di paese candidato. Per contenere le mire russe (e cinesi) nel suo vicinato, l’Ue ha anche rilanciato il processo di allargamento ai Balcani occidentali.

 

Nel frattempo, il presidente cinese, Xi Jinping, ha combinato un guaio planetario abbandonando all’improvviso la politica “zero Covid” senza una strategia per passare alla convivenza con il virus. L’uomo forte della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha piombato il suo paese in una grave crisi economica e inflazionistica che rischia di compromettere la sua rielezione alla presidenza. Nel Regno Unito Boris Johnson e Liz Truss sono stati costretti alle dimissioni per il loro populismo politico ed economico. In Brasile Jair Bolsonaro ha seguito l’esempio di Donald Trump uscendo sconfitto alle presidenziali di fronte al candidato dell’establishment, l’ex presidente Lula. Il successo di Joe Biden alle elezioni di mi-term, che ha permesso al Partito democratico di mantenere la maggioranza al Senato, conferma il declino del trumpismo anche negli Stati Uniti.

Questo 2023 sarà l’anno in cui le democrazie dovranno confermare la loro rivincita. Autocrati e populisti non sono scomparsi. Putin continua a scommettere sulla guerra lunga per piegare la volontà non solo degli ucraini, ma anche degli europei. A differenza del 2022, quest’anno ci sarà meno gas russo (forse zero gas russo) per riempire gli stoccaggi. La riapertura della Cina potrebbe spingere ulteriormente verso l’alto i prezzi globali dell’energia. L’amicizia senza limiti tra Xi e Putin rappresenta una sfida esistenziale per l’ordine globale fondato sulle regole difeso dalle democrazie liberali. Il rafforzamento del legame transatlantico seguito all’elezione di Biden e alla guerra contro l’Ucraina rischia di sfaldarsi di fronte alle tentazioni protezionistiche degli americani (con l’Inflation reduction act) o dell’Ue (con i progetti di sovranità europea). Dentro l’Ue i populisti rimangono forti, ma l’Ue ha dimostrato di avere anticorpi efficaci. Le scadenze elettorali di questo 2023 fanno venire i brividi: marzo in Estonia, aprile in Finlandia, luglio in Grecia, ottobre in Polonia, dicembre in Spagna. Che si chiamino Ekkre, Veri Finlandesi, Syriza, PiS o Vox, i populisti sono sempre in agguato. Il test ultimo per le democrazie è quello delle elezioni: saranno i cittadini a decidere le sorti della rivincita democratica.

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