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Editoriali

Un'opposizione più di governo che di lotta 

Redazione

L’incontro tra Carlo Calenda e Giorgia Meloni è un test chiave più per la premier che per il Terzo polo

L’incontro sulla legge di Bilancio tra Carlo Calenda, leader di una delle tre opposizioni, e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, è un evento nuovo per la politica italiana. Può svanire nel nulla come tante altre cose, oppure lasciare un segno nei contenuti ma soprattutto nelle relazioni tra maggioranza e opposizione in fasi complicate della vita del paese. Dalle reazioni positive dei partecipanti e dai tempi della riunione, circa un’ora e mezza passata a discutere delle varie misure, ci sono i presupposti perché il confronto produca qualcosa di buono. Molte delle proposte illustrate da Azione e Italia viva vanno nella direzione intrapresa dal governo, ad esempio la riforma del Reddito di cittadinanza, ma suggerendo aggiustamenti tecnici: ritornare a un Rei potenziato, affidando ai comuni la parte di assistenza sociale; spostare la componente del Rdc relativa ai figli sull’Assegno unico, uno strumento che a Meloni piace.

 

Ci sono poi nuove/vecchie misure nate all’epoca del governo Renzi, come il ripristino di Industria 4.0 e Italia sicura (l’unità di missione contro il dissesto idrogeologico), su cui il governo pare aperto alla discussione. E ci sono misure che vanno in direzione opposta a quelle del governo: sul fisco eliminazione delle varie nuove “flat tax”, per concentrarsi sul taglio del cuneo; e sulle pensioni cancellazione della nuova Quota 103, per destinare le risorse ai giovani (ad esempio aumentando le borse di studio). E’ evidente che Meloni non accetterà tutte le proposte, anche perché alcune sono contro il il suo programma e aprirebbero tensione con gli alleati. Ma altre possono trovare spazio in una manovra scritta di fretta e con poco confronto. E’ anche un esame di maturità per Meloni, perché dalle sue scelte dipende anche che tipo di opposizione ci sarà nella legislatura. E’ da questa apertura o meno che si capirà se ci sono spazi per un confronto oppure se non resta altro che lo scontro, in Parlamento e in piazza.

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