Il caso

Un Parlamento e 468 cambi di casacca: storia di una legislatura

Gianluca De Rosa

Durante l'ultima seduta alla Camera prima delle elezioni, l'annuncio di dieci nuovi cambi nei gruppi parlamentari. Dal 2018 a oggi i riposizionamenti hanno riguardato 306 parlamentari. Il M5s è stato il più coinvolto, con ben 172 addii. In questi passaggi c'è il racconto di tre governi (e di un presidente della Repubblica)

Certo non si arriverà ai numeri della XVII legislatura, quando, tra il 2013 e il 2018, ci furono 569 passaggi di gruppo che coinvolsero 348 parlamentari, ma anche nel giorno dell’ultima seduta d’aula di palazzo Montecitorio, prima delle elezioni del 25 settembre, continunano i cambi di casacca. Gli ultimi transfughi sono stati annunciati dalla presidenza della Camera questa mattina.

Il deputato Antonio Lombardo abbandona Insieme per il futuro per passare al gruppo Misto. Le altre uscite riguardano Forza Italia, con l’addio di Antonio Pentangelo, Vincenza Labriola, Veronica Giannone e dell’ex grillino, convertito al berlusconismo poco più di un anno fa, Matteo Dall'Osso: tutti approdano al Misto. Stessa destinazione per la dimaiana Margherita Del Sesto e per l’ex vicecapogruppo leghista Francesco Zicchieri, che nei mesi scorsi ha avuto una breve parentesi dentro Italia viva.

L’altro polo attrattivo dei parlamentari pronti a cambiare fino all’ultimo istante è Fratelli d’Italia. Al gruppo parlamentare del partito di Giorgia Meloni sono passati Dario Bond, da Forza Italia, Gianfranco Di Sarno, dal M5s, e Felice Maurizio d’Ettore, dal Misto.

 

Con questi ultimi riposizionamenti il contatore della legislatura segna quota 468 tra Camera e Senato, con protagonisti 306 parlamentari. A Montecitorio i deputati coinvolti sono stati 218, per un totale di 307 cambi di gruppo. A palazzo Madama, invece, i passaggi sono stati in totale 161 e hanno riguardato 88 senatori. Per i cambi di casacca, che sono continuati con una certa costanza lungo tutta la legislatura, ci sono stati però alcuni momento di picco, legati indisollubilmente ai bivi più complicati di questi quattro anni e mezzo.

Il passaggio dal governo Conte I al Conte II, tra agosto e settembre 2019, ha portato a 51 cambi di casacca tra i gruppi. Si tratta in buona parte di parlamentari eletti con il Pd che hanno seguito Matteo Renzi nel nuovo gruppo di Italia viva (25 alla Camera e 15 al Senato). Trasloco parlamentare che segnerà, a febbraio 2021, la fine del governo rossogiallo.

 

Discorso analogo con l’arrivo di Mario Draghi a palazzo Chigi. In quel caso i transfughi sono stati 44, che salgono però a 95 se si considerano anche gli spostamenti nei primi tre mesi di governo dell’ex governatore della Banca centrale europea. Non solo i responsabili cercati da Bruno Tabacci, leader del Centro democratico, per salvare il governo Conte II. La maggior parte dei riposizionamenti in questo caso riguardò la scelta di diversi deputati e senatori grillini di dire addio al M5s per la scelta di sostegno al governo Draghi: se ne andarono in 17 al Senato e in 26 alla Camera.

Altri due momenti della legislatura hanno comportato consistenti trasferimenti da un gruppo parlamentare all’altro: le elezioni quirinalizie, con 31 cambi tra l’inizio delle votazione e la rielezione di Sergio Mattarella, e la scissione di Luigi Di Maio dal M5s a giugno scorso. La creazione di Insieme per il futuro è stata la seconda violenta scossa a colpire quella che fino ad allora era ancora la più folta truppa parlamentare, quella grillina. Con Di Maio hanno salutato il Movimento in 52 tra Camera e Senato (con un ripensamento, quello della deputata Vita Martinciglio, uscita il 21 giugno e tornata il 27) e hanno sancito il sorpasso, nel numero dei parlamentari, daparte della Lega. Nel corso dell’intera legislatura dunque il M5s è stato il più colpito dai cambi di gruppo, con ben 172 addii.

Segue Forza Italia che, tra nuovi ingressi e uscite, ha un saldo negativo di 52 parlamentari e il Pd che con lo stesso calcolo segna un meno 30.

D’altronde gli ultimi traferimenti, prima di quelli odierni, riguardavano proprio il partito di Silvio Berlusconi, dove una folta pattuglia di parlamentari (nove) ha seguito i ministri Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta fuori dal partito (e dai gruppi) dopo la crisi del governo Draghi.