Nordio in lista con la Meloni. Forse ora FdI scopre il garantismo

Ermes Antonucci

Ufficiale la candidatura dell'ex procuratore aggiunto di Venezia nelle liste di Fratelli d'Italia per le elezioni del 25 settembre. Le proposte dell'ex toga: separazione delle carriere, discrezionalità dell'azione penale, revisione del ruolo del pm, sorteggio per il Csm

Un ex magistrato garantista e liberale per un partito che di liberale e di garantista sembra avere ben poco. Dopo le voci insistenti degli ultimi giorni, è arrivata l’ufficialità: Carlo Nordio è candidato per Fratelli d’Italia alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. Il pressing di Giorgia Meloni e dei suoi ha portato l’ex procuratore aggiunto di Venezia a rompere la promessa avanzata durante tutta la sua carriera da pm e anche dopo: mai in politica. Lo aveva ribadito chiaramente il 7 febbraio 2017, il giorno del suo pensionamento, in un’intervista esclusiva al Foglio: “Ho sempre detto che il magistrato non deve fare politica neanche dopo essere andato in pensione”. Lo ha ripetuto lo scorso giugno, intervistato alla nostra Festa dell’innovazione: “Non mi candido, né oggi né mai”. Alla fine ha cambiato idea: segno dell’insistenza, ma anche della forza di persuasione, di Giorgia Meloni, che diede avvio al corteggiamento a inizio anno, proponendo l’ex pm addirittura come nuovo presidente della Repubblica.

Nordio, trevigiano, 75 anni, una vita spesa a indagare su Brigate rosse, sequestri di persona e tangenti, si disse “onorato”, ma rifiutò l’offerta dichiarandosi non degno dell’alto incarico, ricevendo comunque in Parlamento ben 90 preferenze. Ex toga dalla cultura letteraria raffinata, Nordio in realtà aveva poi mostrato i primi segni di “cedimento” dalla sua promessa già in primavera, ricoprendo la carica di presidente del comitato per il Sì ai cinque quesiti referendari sulla giustizia promossi da Partito radicale e Lega. Il mancato raggiungimento del quorum non ha fatto altro che rafforzare la tentazione dell’ex pm di esporsi in prima persona per la riforma della giustizia italiana.

Venerdì scorso, in una lettera aperta al Gazzettino, l’annuncio ufficiale: “Dopo aver scritto, per oltre 25 anni, sulle criticità della nostra giustizia e sulla necessità di rimedi urgenti in senso garantista e liberale, la rinuncia a intervenire attivamente quando te ne viene offerta la possibilità sarebbe una mancanza di coraggio, o quantomeno un atteggiamento di incoerenza e di pigrizia”, ha scritto Nordio, sottolineando la distanza di sei anni ormai dal suo congedo dalla magistratura.

Dunque Nordio scende in politica (con un occhio alla carica di ministro della Giustizia). La direzione principale di azione è quella indicata da lui stesso durante l’intervento alla conferenza programmatica di FdI ad aprile: riformare la Costituzione e il codice penale (di origine mussoliniana) in modo da rendere effettive le garanzie introdotte nel 1989 con il nuovo processo penale accusatorio. Tradotto: introduzione della discrezionalità dell’azione penale, separazione delle carriere e revisione del ruolo del pubblico ministero (“Unico esempio al mondo di potere senza responsabilità”). E poi, superamento definitivo del sistema spartitorio, messo in piedi dalle correnti, delle cariche apicali negli uffici giudiziari, attraverso l’introduzione del metodo del sorteggio per l’elezione dei membri togati del Csm.

Soluzioni drastiche, ma necessarie per instaurare un sistema giudiziario veramente garantista. Nell’attesa, viste le posizioni giustizialiste di molti esponenti di primo piano di FdI, e considerate anche le polemiche che hanno investito Meloni dopo la decisione di condividere sui social il video di uno stupro avvenuto a Piacenza ai danni di una donna da parte di un richiedente asilo, Nordio potrebbe approfittarne per dispensare un po’ di pensiero liberale e garantista – oltre che di senso della decenza – proprio nel partito che ha deciso di ospitarlo.