(foto Ansa)

il vertice

Salvini vola dal Cav. in Sardegna. I due confermano: "Mai più governi con il M5s"

Luca Roberto

Il segretario della Lega ha anticipato la visita a Villa Certosa, da Berlusconi. Esclusa la possibilità di governare ancora con i grillini. Meloni continua a chiedere il voto e attacca i sindaci per l'appello pro Draghi. Tensioni tra i forzisti Gelmini e Mulè sul sostegno a un nuovo governo

Alla fine hanno concordato quanto avevano già detto qualche giorno fa: "Mai più governi con il M5s". Dopo aver realizzato quanto valga ogni minuto in più guadagnato da qui a mercoledì, Matteo Salvini ha voluto anticipare la sua visita a casa di Silvio Berlusconi. Così è volato in Sardegna, destinazione Villa Certosa, già quest'oggi (il viaggio era in programma domani). Un altro colloquio del centrodestra di governo che arriva pochi giorni dopo le telefonate tra i due leader, servite a fare un quadro della situazione dopo le dimissioni congelate di Mario Draghi. Quelle stesse conversazioni in cui per esempio (è il caso di venerdì) si ribadiva di essere disposti a sostenere il premier, a patto però che il M5s fuoriuscisse dalla maggioranza. "Non avendo certamente timore del giudizio degli italiani", come s'erano affrettati a chiarire a chiosa di una nota congiunta. 

A poco più di 72 ore dall'arrivo del presidente del Consiglio alla Camera, la posizione di Lega e Forza Italia è rimasta la stessa. E infatti dopo il colloquio i due hanno diffuso un comunicato a quello di due giorni fa. "Le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte - contraddistinte da ultimatum e minacce - confermano la rottura di quel “patto di fiducia” richiamato giovedì dal Presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni. Salvini e Berlusconi confermano inoltre che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità. I leader di Forza Italia e Lega, con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini".

Nessuna novità di rilievo, insomma. Anche se nelle scorse ore si era aggiunto un elemento di complicazione. E cioè l'appello, firmato da oltre un migliaio di sindaci, che chiede al premier di restare. Tra di loro ci sono anche primi cittadini di centrodestra come Luigi Brugnaro (Venezia) e Marco Bucci (Genova). Ma non sindaci leghisti. "Firmare per una riedizione di governo con il M5S e con chi fa solo teatrini non ha molto senso", ha detto il deputato del Carroccio Alberto Stefani per giustificare la decisione. L'ulteriore spunto di tensione lo aveva offerto la reazione stizzita di Giorgia Meloni, secondo cui l'adesione all'appello da parte dei sindaci dimostrerebbe che "le istituzioni sono usate come sezioni di partito". La leader di Fratelli d'Italia spinge, com'è noto, per andare a votare. Continua a ripeterlo in ogni occasione. E in questo modo perpetua il pressing nei confronti degli alleati. Che non a caso continuano a incontrarsi, a parlarsi, senza consultarla. Anche sul vertice di Villa Certosa il punto di vista della Meloni non è cambiato: i vertici informali non contano, valgono solo quelli nelle sedi istituzionali.

Fatto sta che anche nel terzo attore della coalizione, Forza Italia, l'aria non è che sia delle più pacifiche. Questa mattina il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini in un'intervista a Repubblica ha detto: "I partiti che  hanno avuto il senso di responsabilità di far nascere il governo Draghi non dovrebbero porre condizioni ma assicurare un sostegno leale fino in fondo". In sostanza, nessuno può pensare di imporre aut aut. Nemmeno nei confronti di un'esclusione del M5s, attualmente una condizione considerata da Lega e Forza Italia necessaria a sostenere un'eventuale Draghi-bis. Le parole della Gelmini sono state commentate, tra gli altri, dal sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè. Che ha voluto ricordarle come la linea del partito sia un po' differente. "La posizione di Fi è chiarissima ed è quella espressa da Tajani: non siamo noi che non vogliamo un governo con i 5 stelle, ma è Draghi che ha detto che non si può governare con loro. Quella della Gelmini è una rispettabile posizione personale, non è la prima volta che si segnala per questo''. Gli altri ministri hanno preferito, per ora, rimanere silenti. Non è detto che continueranno a farlo fino a mercoledì.