(foto Ansa)

l'intervista

Ricci (Pd): "Se il governo cade Conte è fuori da tutto. Anche dal campo largo"

Luca Roberto

Parla il primo cittadino di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem. "Se l'esperienza di governo finisce non ci sarà alcuna alleanza con il M5s. Ricadute sui territori? Molti grillini passerebbero con Di Maio"

"La mossa di Conte la ritengo folle per il paese. Spero nelle prossime ore ci sia la possibilità di recuperare, ma i Cinque stelle hanno già commesso errori incomprensibili, totalmente irresponsabili". Dopo Dario Nardella, è Matteo Ricci a rappresentare al Foglio tutta la frustrazione degli amministratori Pd. Guardano a quel che accade in queste ore a Roma e, presi dall'impellenza del quotidiano, le città da amministrare, le risposte da dare, non si capacitano che tutto stia andando a rotoli. "Siamo davanti a un'inflazione che rischia di portarci verso un autunno caldissimo", spiega il sindaco di Pesaro. "E poi è folle anche il tempismo: perché Draghi si era appena impegnato sull'agenda sociale concordata con i sindacati: salario minimo, un taglio consistente delle tasse sul lavoro. Così rischiamo di perdere anche la messa a terra dei progetti del Pnrr. Sarebbe imperdonabile e difficile da spiegare ai nostri cittadini".

È per questo che lo strappo consumato al Senato, che ha innescato le dimissioni (congelate) di Draghi, l'esponente dem lo consideri "un grave errore politico. E' chiaro che se il governo cade a quel punto Conte è fuori da tutto. Non solo non ci sarebbe nessuna possibilità di fare un'alleanza con i Cinque stelle in futuro. Ma soprattutto, si rischia così di favorire la destra". Sono quasi esattamente le stesse paure che aveva confessato a questo giornale il sindaco di Firenze. "Se poi il M5s va all'opposizione, è evidente che il leader da qui a qualche settimana diventa automaticamente Di Battista, che è molto più naturale in quel ruolo", aggiunge Ricci.

Il sindaco di Pesaro è stato tra i primi, nel suo comune, a sperimentare una coabitazione con il Movimento. Nel 2020 (c'era ancora Luigi Di Maio alla guida), i grillini entrarono nella giunta di Ricci con un assessore all'Innovazione. "Abbiamo sempre lavorato bene, si è costruita un'alleanza sulla base delle cose che vanno fatte per la città", racconta oggi. Ma dopo lo strappo, cosa potrà succedere, quali saranno le ricadute sui territori, dove non è che l'alleanza rossogialla si distinguesse per un'inscalfibile solidità? "Il punto è capire se gli amministratori eletti nelle file del M5s rimarranno lì. Alla luce di questa scelta di Conte, secondo me, il M5s rischia di perdere pezzi, di implodere. E visto che nelle prossime ore potrebbero aumentare anche i parlamentari governisti, può essere che in molti confluiranno nella nuova formazione del ministro Di Maio". 

Proprio il ministro degli Esteri, una volta capito il disegno anti governativo di Conte, ha salutato i suoi ex compagni di viaggio, descritti come dei "picconatori di Draghi". Una svolta al centro che lo colloca in un'area molto affollata. Se il campo largo verrà archiviato in questa legislatura, guarderete a quello spazio politico per cotruire una nuova coalizione capace di sconfiggere la destra? "Io l'ho sempre detto: con questo sistema elettorale è importante rivolgersi a tutti. Noi l'abbiamo sempre fatto", risponde Ricci. "Il problema è che ora come ora non esiste un grande centro, ma un piccolo centro frammentato e popolato da iper personalismi. In cui Calenda va per conto suo. Renzi va per conto suo. Di Maio va per conto suo. Resto convinto che la costruzione di un polo liberal-riformista alleabile con il Pd sia una sfida importante. Ma al momento c'è una frammentazione troppo forte. A ogni modo, il sistema politico è in grande movimento ed eviterei di arrivare a conclusioni affrettate". 

Da qui alle prossime ore si aspetta segnali di resipiscenza da parte dei vostri (quasi) ex alleati? "Vediamo l'evolversi della situazione, seguiamo le mosse del presidente Mattarella. Perché è chiaro che l'interesse del paese viene prima di tutto e tutti". 

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