Foto di Ansa 

E Putin ride?

La crisi vista dal piano internazionale. Parlano gli esperti

Marianna Rizzini

I rischi riguardo gli equilibri esterni all'asse atlantico. Ferdinando Nelli Feroci: Putin potrebbe essere uno dei beneficiari indiretti di una crisi italiana

Sono le ore complicate del voto sul Dl Aiuti e della salita di Mario Draghi al Colle. L’ennesimo spauracchio di una crisi di governo in Italia, vista dall’estero, che effetto fa? Che cosa ci si aspetta, anche a livello di equilibrio lungo l’asse atlantico, con la guerra Russia-Ucraina in corso e la questione energetica che si aggrava? Questa situazione può in qualche modo andare indirettamente a vantaggio di Vladimir Putin? Lo chiediamo al professor Sergio Romano, diplomatico, storico, saggista e giornalista che da molti anni osserva da vicino lo scenario internazionale. “Premesso che l’opinione pubblica e le classi dirigenti, all’estero, sono abituate ormai al costume politico italiano, indubbiamente un’Italia politicamente assente, in caso di crisi, potrebbe nuocere prima di tutto a se stessa. Detto questo, vista la situazione, la presenza di Sergio Mattarella diventa ancora più autorevole e forte. Contiamo su di lui”. Ferdinando Nelli Feroci, diplomatico e presidente dello Iai, definisce “improvvida e cinica” la mossa di Giuseppe Conte e dei Cinque stelle, “fatta per calcoli pre-elettorali ai quali è stato deciso di sacrificare la stabilità del governo in un momento in cui il fronte interno italiano è da presidiare per motivi evidenti, se mettiamo insieme la situazione economica attuale, con i problemi non ancora risolti lungo la filiera produttiva, tanto più vista la recrudescenza del Covid, e un quadro internazionale così complicato, con il conflitto in Ucraina destinato a durare a lungo e un’agenda europea su cui grava la questione energetica.

 

Ci sono paesi dipendenti per gli approvvigionamenti dalla Russia, come sappiamo, e per affrontare tutto questo – per non dire dell’attuazione del Pnrr — c’è bisogno di un’azione di governo lineare e non emergenziale. Senza contare che il governo Draghi, con la sua maggioranza larga, quasi da unità nazionale, è nato proprio nell’ottica dell’attuazione del Pnrr, essendo noi tra i maggiori beneficiari dei fondi”. In un momento di grande “mobilitazione emotiva”, dice Nelli Feroci, “gli occhi del Nord Europa sono molto puntati sull’Italia e sulle riforme in programma, impegno a lungo termine assunto potendo contare su risorse ingenti da rendicontare in tempi certi”.

 

Quanto alle eventuali ripercussioni di una perdita di peso politico del nostro paese sugli equilibri lungo l’asse atlantico e al suo esterno, dice il diplomatico, “non c’è dubbio che sui grandi temi l’Italia sia saldamente posizionata lungo quell’asse, e non c’è dubbio che la Russia abbia tentato di renderlo più fragile, agendo sui punti di debolezza di questo o quel paese. In quest’ottica, sicuramente Putin potrebbe essere uno dei beneficiari indiretti di una crisi italiana, ma non pavento rischi immediati. Certo, con Draghi sulla scena abbiamo un presidio forte di adesione all’atlantismo, e posso immaginare la fatica del premier, quella che stava già dietro alle dichiarazioni di due giorni fa. Chi ci osserva da lontano sa che siamo di fronte alle turbolenze che hanno agitato una maggioranza dal carattere eccezionale e quindi precaria e a termine, sottoposta a tensioni da forze centrifughe.

 

E certo a Parigi o a Berlino si era consapevoli che questa fosse una vicenda straordinaria nella storia italiana, ma di grande importanza, viste le difficili misure da adottare”. Ora potrebbe essere ancora più difficile, sullo sfondo della crisi energetica: “Bisognerà gestire la diversificazione negli approvvigionamenti, per non dire della partita aperta in sede europea a proposito di tetto al prezzo del gas. Certo, se i russi tagliano ancora le forniture possiamo dire che il problema si dovrà risolvere forzosamente, affrontando di petto la questione della transizione energetica. Comunque sia, mettere a rischio Draghi è un problema che potevamo e dovevamo evitarci. Mi chiedo quale sia il senso di responsabilità di Conte: ha fatto una mossa in nome di un calcolo di risulta, con un orizzonte temporale minimo, nel tentativo di recuperare una parte dei voti grillini del 2018. Mah”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.