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Tutte i volti del 25 aprile, alla faccia dell'unità a sinistra

Slogan, bandiere e volti. Ma anche fischi e pernacchie, nei cortei di Roma e Milano

Redazione

"Proletari di tutti i Paesi, unitevi!". La celebre frase conclusiva del Manifesto di Marx e Engels è ormai lettera morta. E lo dimostrano plasticamente i cortei per il 25 aprile, festa che dovrebbe essere nazionale ma che è senza dubbio sempre stata rappresentativa della sinistra italiana. Canzoni e striscioni, cartelli contro la Nato e altri contro Putin, bandiere rosse e bandiere ucraine. Nelle piazze delle grandi città non c'è stata una sola visione della Liberazione: a Roma e a Milano le manifestazioni sono state molte, divise e litigiose. E sono partiti anche fischi e contestazioni, tra le diverse anime della sinistra.

    

Si parte con le istituzioni, a Roma. Dopo l'omaggio al Milite ignoto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i vari leader politici hanno espresso il loro pensiero in memoria della liberazione di 77 anni fa: Emma Bonino di +Europa ha partecipato all'appuntamento promosso dai Radicali. Esprime parole di vicinanza al popolo ucraino e ribadisce l'importanza "dell'indagine avviata dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità". Poi Carlo Calenda, sceso in piazza in compagnia delle associazioni partigiane, della comunità ebraica e ucraina in Italia, per celebrare la Resistenza di ieri e di oggi. E infine il consueto corteo organizzato dall'Anpi, che quest'anno ha fatto a lungo parlare di sè anche a causa delle ambigue posizioni del presidente Pagliarulo, tacciato di essere filorusso e anti-Nato: sono stati tanti gli striscioni contro l'invio delle armi e, come previsto, contro la Nato.

     

     

A Milano gli striscioni nelle strade sono stati i più vari: dalle contestazioni alla Nato alle bandiere della Palestina. E qualche No vax di ritorno ha fatto il parallelo, immancabile, tra la Resistenza di ieri e quella di oggi, contro la dittatura sanitaria, l'obbligo di vaccinazione e di green pass.

  

Il sindaco Beppe Sala ha celebrato la festa della Liberazione scendendo per le strade di Milano, senza celare la delusione per le contestazioni: "Il 25 aprile non dev'essere una data che divide", ha detto.

  

    

Dello stesso avviso anche il segreterio del Partito Democratico, Enrico Letta, preso di mira da alcuni esponenti dei Carc riguardo la presenza del Pd alle celebrazioni. "Questa è casa nostra, l'antifascismo è casa nostra" è stata la risposta dell'ex presidente del Consiglio. Alla faccia di quella parola d'ordine della sinistra di una voltà: "Unità".

  

 

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