Se starnazza come un putiniano, è un putiniano. Il caso Pagliarulo

Luciano Capone

Dice che in Ucraina c'è un "regime nazista", che le bande armate filorusse in Donbas sono "ribelli", che Biden "minaccia la Russia", che la Nato va "dismessa", che l'Europa non deve dare armi alla resistenza ucraina. No, non il portavoce del Cremlino: è il presidente dell'Anpi

I casi di gente che si presenta in giro con la maglietta di Vladimir Putin sono più unici che rari, e l’Italia ha la sventura di essere patria dell’esemplare più famoso al mondo. Ma non può essere certo questo l’unico criterio per definire un putiniano, altrimenti persino in Russia e tra i fedelissimi dello zar ce ne sarebbero pochi. Un modo abbastanza pratico per individuarne qualcuno è il test dell’anatra: “Se sembra un’anatra, nuota come un’anatra e starnazza come un’anatra, allora probabilmente è un’anatra”.

 

In base a questi criteri, sebbene sostenga il contrario, tra i putiniani rientra a pieno titolo il presidente dell’Anpi, che è l’Associazione nazionale dei partigiani (non dei putiniani), Gianfranco Pagliarulo. La posizione dell’Anpi sull’invasione dell’Ucraina è stata quantomeno ambigua, per usare un eufemismo. Perché se da un lato è vero che l’Anpi ha “condannato fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa”, dall’altro si è sempre nettamente opposta a qualsiasi tipo di aiuto militare alla resistenza ucraina, che all’atto pratico vuol dire respingere le richieste di Zelensky per assecondare le minacce di Putin e quindi agire nell’interesse della Russia e contro quello dell’Ucraina.

 

Ma oltre alla posizione di finta neutralità rispetto alle due parti, con Putin l’Anpi ha condiviso la lettura delle ragioni alla base dell’invasione. Il 22 febbraio, cioè il giorno dopo che il presidente russo aveva annunciato il riconoscimento delle due repubbliche-fantoccio separatiste di Donetsk e Lugansk, ordinando l’invio di truppe “di pace” nel Donbas, ovvero il giorno dopo che era iniziata l’invasione, l’Anpi di Pagliarulo scriveva che l’azione di Putin era stata “innescata dal continuo allargamento della Nato a est, vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”. Che è esattamente la versione di Putin, vittima del presunto “accerchiamento” euro-atlantico. Inoltre l’Anpi, mentre la Russia violava con i carri armati e i militari i confini di uno stato europeo, non solo non condannava l’autocrate russo ma se la prendeva con il presidente degli Stati Uniti: “Biden cessi immediatamente sia le clamorose ingerenze nella vita interna dell’Ucraina iniziate fin dai tempi di Maidan – scriveva l’Anpi – sia le sue dichiarazioni belliciste e le sue ininterrotte minacce nei confronti della Russia”. Insomma, secondo l’Anpi in questi anni di progressivo smembramento dell’Ucraina sono stati gli Stati Uniti a violare la sovranità di Kyiv e a minacciare la Russia. Una lettura così falsa e schierata sono riusciti a darla solo Dmitrij Peskov e Marija Zacharova, rispettivamente portavoce di Putin e di Lavrov, che però sono pagati proprio per mentire e ripetere la propaganda del Cremlino.

 

Ma Pagliarulo è andato anche oltre chiedendo, nel congresso che lo ha rieletto presidente dell’Anpi, la “dismissione” della Nato. Sapere se le posizioni di Pagliarulo derivino dall’essere convintamente putiniano oppure dalla viscerale idiosincrasia nei confronti degli Usa di un ex “responsabile propaganda” di Rifondazione comunista nonché braccio destro del filosovietico Armando Cossutta, è impossibile. Ma è anche inutile. Perché, quali che siano le sue motivazioni interiori, all’atto pratico non cambia nulla: se sembra un putiniano, ragiona come un putiniano e parla come un putiniano, allora probabilmente è un putiniano. E a dimostrarlo non ci sono solo le dichiarazioni odierne, ma tutto ciò che ha detto dal 2014 sulla crisi ucraina. Diversi utenti e quotidiani hanno ripescato i numerosi commenti che Pagliarulo ha pubblicato su Facebook nel 2014-2015.

 

Nei giorni tra la rivoluzione di Euromaidan e la guerra nel Donbas fomentata da Putin dopo che aveva già strappato la Crimea all’Ucraina, Pagliarulo, che rilanciava articoli da fonti russe e filorusse, definiva il governo democratico nato dopo la cacciata dell’autocrate filorusso Yanukovich “il regime paranazista ucraino”, esattamente come fa la propaganda putiniana. “E’ evidente che che il governo ucraino, che andrebbe processato per crimini contro l’umanità, non vuole fare arrivare gli aiuti alle popolazioni che sta bombardando – scriveva ad agosto 2014 – E’ altrettanto evidente che cerca ogni pretesto per aprire un conflitto armato con la Russia. E’ infine ancora più evidente che gli Stati Uniti, con l’accordo più o meno sofferto dell’Ue, sono i burattinai del governo nazista di Kiev”. In un commento del 2015, Pagliarulo scriveva che “il regime di Kiev” (come ancora oggi in Russia la propaganda putiniana definisce il governo ucraino) sarebbe “illegittimo” perché “è nato di fatto da un colpo di stato foraggiato dagli Stati Uniti”.

 

Naturalmente Pagliarulo è sempre stato schierato con le bande armate, fomentate e gestite dal Cremlino, che si sono autoproclamante “repubbliche autonome” instaurando a Donetsk e Lugansk regimi non esattamente democratici: “I cosiddetti ‘ribelli’ stanno vincendo la guerra e di conseguenza il regime nazistoide di Kiev scricchiola”, scriveva a settembre 2014. Naturalmente Pagliarulo era contrario all’adesione dell’Ucraina nell’Ue, e quindi favorevole al fatto che restasse nella sfera d’influenza russa: “Altro che allargamento dell’Ucraina all’Ue! All’Ucraina attuale, finanziata con oceani di dollari dagli Stati Uniti per evitare il default (che probabilmente ci sarà lo stesso, spetta appieno il diritto di entrare nel vero elenco degli stati canaglia”. Sembra una performance di quei putinisti che vanno a sbraitare alla tv russa, negli show di Pervyj kanal, e invece è l’attuale presidente dell’Associazione dei partigiani italiani.

 

All’epoca Pagliarulo denunciava continuamente su Facebook i crimini di guerra dell’Ucraina, cosa che stride con il comportamento molto cauto di oggi sul massacro di Bucha su cui, invece, da presidente dell’Anpi non si è voluto esporre sul possibile responsabile invocando “una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’Onu e formata da rappresentanti di paesi neutrali”. Pagliarulo sosteneva anche che il volo della Malaysia Airlines (quasi 300 morti) “non è stato abbattuto dai cattivi ribelli filorussi ma dai buoni governanti di Kyiv, cioè i nazisti”. E per Pagliarulo l’abbattimento di quel volo doveva essere un “casus belli” per imporre “le sanzioni alla Russia e per un futuro intervento militare Nato e Usa in Ucraina”. In realtà, come indagini internazionali indipendenti hanno dimostrato, l’aereo della Malaysia Airlines è stato abbattuto dai filorussi e l’invasione militare in Ucraina l’ha fatta Putin.

 

Fino al giorno dell’invasione, la tesi del presidente dell’Anpi è che in Ucraina governa un regime nazista (da “denazificare”?), che i separatisti filorussi che hanno instaurato dei regimi militari in Donbas sono “ribelli” anti-nazisti (quasi “partigiani”, quindi) e che il principale problema sono gli Stati Uniti e la Nato che “minacciano” la Russia. Dopo l’invasione, invece, la sua proposta per aiutare la resistenza ucraina contro l'invasore è che non bisogna inviarle armi. Prima e dopo, come dice Putin. 

 

Nelle liberal-democrazie ogni opinione è legittima, anche quella dei putiniani e dei Pagliaruli, ed è proprio questo che le rende diverse e migliori dei regimi autocratici come la Russia. Ma fare dei Pagliaruli i custodi dei valori della resistenza, della liberazione e della costituzione è grottesco.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali