Editoriali

Anpi e pregiudizio

Redazione

Con posizioni così ambigue sull’Ucraina Pagliarulo eviti il vittimismo

Dice il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo che “c’è un pregiudizio di alcune persone e alcune aree contro l’Anpi”. Il tema è la polemica su un comunicato abbastanza ambiguo  sul massacro di Bucha in cui l’Anpi, senza mai nominare la Russia, esprime una “condanna” ma “in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’Onu e formata da  paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili”.

 

La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha commentato dicendo che “è ormai una consuetudine quella dell’Anpi di confondere aggressori e aggrediti”, riferendosi agli strascichi che da tempo riguardano le celebrazioni del 25 aprile. Ma la confusione sul giudizio dell’aggressione, espressa dalla condanna di Putin sempre seguite da una sfilza di “ma”, ha caratterizzato la posizione dell’Anpi sin dall’inizio della guerra in Ucraina.

 

Il 22 febbraio, cioè il giorno dopo il riconoscimento da parte di Putin delle repubbliche separatiste del Donbas e, pertanto, quando la Russia ridefiniva i confini dell’Ucraina e l’invasione ne era una logica conseguenza, l’Anpi fece un comunicato in cui non  condannava Putin  ma la Nato che “minaccia” Mosca: “Biden cessi immediatamente sia le clamorose ingerenze nella vita interna dell’Ucraina sia le dichiarazioni belliciste e le ininterrotte minacce nei confronti della Russia”. Un  comunicato  che sembrava scritto dal Cremlino.

 

Con  una posizione così  ambigua non  si può  lamentare un “pregiudizio contro l’Anpi”, anche perché è evidente il contrario: le uscite dell’Anpi sono caratterizzate da un pregiudizio anti Nato e anti americano. E d’altronde è una conseguenza  del fatto che l’associazione dei partigiani abbia scelto come suo massimo rappresentante un non-partigiano come Pagliarulo, formatosi nell’ala filosovietica del Pci guidata da Cossutta. E’ naturale che con un pedigree del genere si tendano a vedere le responsabilità sempre più a Washington che a Mosca.

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