Tutto sul volo MH17 precipitato in Ucraina sei anni fa

Il 17 luglio del 2014 un Boeing della Malaysia Airlines veniva abbattuto da un missile vicino a Donetsk, in un territorio all'epoca controllato da separatisti filo-russi. Il ruolo di Mosca, la disinformazione e le indagini, il processo. Ecco che cosa sappiamo

È il 17 luglio del 2014. Il volo MH17, operato con un Boeing 777 dalla Malaysia Airlines, è in viaggio da Amsterdam a Kuala Lumpur quando, passando sopra l’Ucraina orientale (sul confine con la Russia), viene abbattuto da un missile terra-aria Buk. Si tratta di un sistema in quel momento impiegato sia dalle forze armate russe che da quelle ucraine. Il volo precipita in prossimità di Donetsk, un territorio all'epoca controllato da separatisti filo-russi. Tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell'equipaggio rimangono uccisi nell'incidente. Due terzi delle vittime sono cittadini olandesi, ma ci sono anche molti malesi e persone di altre nazionalità.

   

Qui la nostra cronaca di quelle ore:

   

Il giorno dopo l'incedente aereo, dalla comunità internazionale arrivano appelli per una tregua umanitaria. Ma tra i separatisti non c'è unanimità nelle posizioni. I corpi dei passeggeri sono disseminati nel raggio di 12 chilometri. L'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk dispiega 600 uomini incaricati di vigilare sulle spoglie e sui resti dell'aereo. Il gruppo di contatto – di cui fanno parte rappresentanti di Ucraina, Russia e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) – concorda i passi necessari con i separatisti tramite una riunione in videoconferenza. Serve un'indagine “imparziale” dice Vladimir Putin. Ma per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è la Russia ad avere “la responsabilità di tutto quello che sta accadendo” nell'est dell'Ucraina. Merkel, Cameron e Hollande hanno chiesto a Mosca di permettere l'accesso agli ispettori Osce sul luogo del disastro, altrimenti l'Ue "ne trarrà le conseguenze". 

 

La versione di Ucraina, Stati Uniti e Ue

Sul campo prosegue con difficoltà il lavoro degli ispettori internazionali dell'Osce. Gli ispettori possono visionare solo sommariamente i cadaveri su tre vagoni refrigerati, alla stazione di Torez, vicino al luogo del disastro. In mezzo a un fetore insopportabile, circondati da miliziani armati e ostili, gli esperti non possono neppure contare i corpi. I filorussi affermano anche di aver recuperato “materiale proveniente dalle scatole nere” e di essere disposti a consegnarlo ad osservatori internazionali. Ma il governo di Kiev diffonde alcuni documenti di asserite intercettazioni telefoniche tra membri del governo dell'autoproclamata “Repubblica popolare” e membri dei servizi segreti russi dai quali desumerebbe che il missile sarebbe stato lanciato dai separatisti. Secondo questa ricostruzione dei fatti (sostenuta dagli ucraini e dagli americani), a poca distanza dall'aereo malese avrebbe dovuto volare un aereo da trasporto militare ucraino con rifornimenti per l'esercito. I ribelli avrebbero colpito il Boeing per errore. Il disastro aereo costringe anche i paesi europei a mostrarsi più duri con Putin, avvicinandosi alla posizione americana. Il segretario di stato dell'epoca, John Kerry, accusa gli insorti di aver alterato o fatto sparire le prove: “C'è bisogno di un accesso completo: è il momento della verità per la Russia, che addestra i separatisti, li sostiene e rifiuta di chiedere loro pubblicamente di fare cose che sono necessarie. Ulteriori sanzioni sono possibili”.

  

   
La versione russa

La Russia fin dal primo giorno nega ogni responsabilità, accusa l’Ucraina e fa circolare molte versioni alternative per confondere le acque attraverso i soliti canali: le dichiarazioni ufficiali del ministero della Difesa, gli account social delle ambasciate, le tv di stato e un esercito anonimo di commentatori online.

 

Nel corso del tempo Mosca sostiene che il volo MH17 è stato abbattuto da un jet ucraino, che è stato abbattuto da un missile che doveva colpire l’aereo su cui viaggiava il presidente russo Vladimir Putin, che l’aereo era già pieno di cadaveri e che era stato mandato a schiantarsi apposta per dare la colpa ai russi e poi che era stato abbattuto da un missile Buk, ma non russo: ucraino. Questa campagna di disinformazione inaugura l’uso in massa di migliaia di finti profili che il governo russo aveva coltivato per anni sui social media con la speranza di usarli un giorno per alterare l’opinione pubblica.

  

  

L'indagine penale

Il 28 luglio 2014 la conduzione dell'indagine criminale è affidata a un Joint Investigation Team (Jit). È un ente indipendente stabilito nell'ambito di Eurojust, agenzia dell'Unione Europea. In questo caso si tratta di un team composto da giudici, procuratori e autorità di polizia olandesi, australiani, malesi e ucraini. Il 28 settembre 2016, il Jit presenta le proprie conclusioni preliminari: il volo MH17 è stato abbattuto da un missile terra-aria serie 9M38 lanciato da un sistema missilistico Buk-TELAR posizionato in una fattoria nelle vicinanze del villaggio di Pervomaiskyi, in un'area all'epoca controllata dai separatisti filo-russi. Iil sistema, sostengono gli investigatori, fu portato in Ucraina orientale dal territorio russo e successivamente riportato in Russia. Le conclusioni investigative sono basate su intercettazioni di conversazioni telefoniche, video e fotografie condivise sui social media, l'analisi dei relitti, richieste di assistenza legale alle autorità di più di venti nazioni, l'esame di venti diversi sistema d'arma e testimonianze raccolte sul posto e trovano sostegno nella valutazioni di esperti dell'Esa per quanto riguarda il sito di lancio e in un rapporto fornito dall'intelligence degli Stati Uniti, coperto da segreto di stato, a cui hanno potuto accedere i servizi segreti militari olandesi (Mivd) e la procura nazionale olandese antiterrorismo. 

 

Dopo quattro anni di indagini, nel maggio 2018, arriva la conferma. 

  

 

Il Cremlino continua a negare ogni coinvolgimento, ma le prove aumentano. Sempre in quei giorni, il sito d’inchiesta Bellingcat identifica chi ha gestito il trasporto del sistema missilistico Buk attraverso il confine tra Russia e Ucraina. Tutto parte dall’intercettazione di una conversazione tra un colonnello dell’esercito russo, già identificato l’anno prima con il nome di Nikolai Tkachev, e Orion, un ufficiale dell’intelligence stanziato probabilmente a Lugansk, una delle province del Donbass in mano ai filorussi. Orion è un nome in codice usato per coprire il vero protagonista della trattativa: Oleg Ivannikov, ufficiale dell’agenzia di intelligence militare russa (Gru).

 

  

Giugno 2019: ora la faccenda diventa ufficiale. La commissione internazionale che indaga da cinque anni sull’abbattimento del volo di linea MH17 ha incriminato quattro persone, sono tre russi legati ai servizi di intelligence della Russia (conosciuti con le sigle Fsb e Gru) e un separatista ucraino che erano già da tempo sospettati di essere coinvolti. 

 

 

 

Il processo

Il 9 giugno 2020 inizia il processo in contumacia ai quattro sospettati, in un tribunale vicino all’aeroporto da dove è partito l’aereo. Gli imputati non ci saranno, né la Russia né l’Ucraina hanno concesso l’estradizione. Ma l’assenza più pesante di tutte è quella del governo russo che secondo l’accusa ha la responsabilità ultima di aver fornito il missile ai separatisti ucraini. Sarà quindi un processo fantasma al quale Mosca non vuole dare rilievo né importanza.

  

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