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L'Ue stordita (e irrilevante) cerca unità sulle sanzioni alla Russia

David Carretta

Mosca dice di non aver armato i filorussi e parla di un jet ucraino vicino all’aereo abbattuto. Oggi vertice europeo

Bruxelles. L’Unione europea è rimasta in silenzio, mentre i cadaveri dei cittadini per lo più europei che erano sul volo Mh17 si decomponevano nei campi dell’est dell’Ucraina, prima di essere messi su tre vagoni frigoriferi nella stazione di Torez dalla ribellione pro russa, che nel fine settimana si è adoperata per ostruire il lavoro degli ispettori dell’Osce e degli altri organismi alla ricerca della verità sull’abbattimento del volo della Malaysia Airlines. L’ultimo comunicato del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, di quello della Commissione, José Manuel Barroso, e dell’Alto rappresentante, Catherine Ashton, risale a giovedì sera, quando avevano chiesto un’inchiesta indipendente. Il silenzio dell’Ue è stato interrotto ieri da una riunione degli ambasciatori per preparare l’incontro di oggi dei ministri degli Esteri europei, in cui si discuterà di una revisione delle relazioni con la Russia. Un inasprimento delle sanzioni contro Mosca è scontato: i capi di stato e di governo lo avevano deciso mercoledì scorso, prima della tragedia in cui sono morte 298 persone, constatando che il presidente russo, Vladimir Putin, non aveva ottemperato al loro penultimo ultimatum di fine giugno. I 28 approveranno una nuova base giuridica per le sanzioni, che entro la fine di luglio permetterà di inserire nella lista nera dell’Ue personalità e società più vicine al Cremlino. Ma dopo il missile terra-aria che ha colpito l’Mh17 – missile di fabbricazione russa, lanciato da una batteria fornita ai ribelli dalla Russia, cosa che non sarebbe stata possibile senza l’addestramento russo, secondo l’intelligence americana – la questione per gli europei supera la mera dimensione delle sanzioni.

 

L’abbattimento potrebbe costituire un “game changer” dei rapporti con la Russia di Putin. Oppure sancire l’irrilevanza dell’Ue, oltre all’ignavia di una potenza che non va a recuperare i suoi cadaveri.
Per l’Olanda, con i suoi 193 morti, il 17 luglio è stato un 11 settembre. Di fronte alla rivolta dell’opinione pubblica per una risposta giudicata troppo debole, il premier olandese, Mark Rutte, ha spiegato che inviare le forze speciali in un “focolaio” vicino alla Russia per rendere sicuri i 30 km quadrati su cui sono ancora sparpagliati resti di corpi e carlinga era impossibile, a causa delle “ramificazioni internazionali”. Angela Merkel, David Cameron e François Hollande hanno chiesto a Putin di “ottenere dai separatisti ucraini che i soccorsi e gli ispettori abbiano accesso libero e totale alla zona della catastrofe”. I tre leader – secondo il comunicato dell’Eliseo di domenica – hanno lanciato l’ennesimo ultimatum a Putin: “Se la Russia non prende immediatamente le misure necessarie, l’Ue ne trarrà le conseguenze”. Cameron ha annunciato un embargo unilaterale britannico sulle armi e ha invitato gli altri paesi europei a fare altrettanto. “I ministri discuteranno della ‘fase 3’ delle sanzioni”, spiega una fonte diplomatica al Foglio: le misure economiche, commerciali e finanziarie contro la Russia, più volte minacciate dall’inizio della crisi ucraina e sempre rinviate. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha promesso una “reazione coordinata, unitaria e forte”. Ma la tentazione di tornare a trattare l’abbattimento dell’Mh17 come un incidente di un conflitto che non tocca gli europei rimane forte. Le dichiarazioni di Putin di ieri “sono abbastanza positive”, dice la fonte brussellese.

 

Putin ha moderato i toni della retorica, chiedendo ai ribelli di permettere l’accesso al sito, e il treno di cadaveri è partito da Torez e le scatole nere dovrebbero essere state consegnate alla Malesia. Ma il presidente russo ha anche detto che l’abbattimento dell’Mh17 non deve essere “politicizzato” ed è tornato ad accusare il governo ucraino. Secondo Putin, la tragedia dell’Mh17 non ci sarebbe stata “se i combattimenti non avessero ripreso il 28 giugno” quando, dopo un cessate il fuoco unilaterale, Kiev aveva rilanciato l’operazione anti terrorismo nell’est del paese. L’esercito ucraino ieri ha ripreso i combattimenti a Donetsk. I pro russi hanno cercato di riconquistare Lugansk. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha comunque ordinato ai suoi di “astenersi dall’aprire il fuoco” nella zona in cui si trovano i resti dell’Mh17. Il Cremlino ha fatto sapere che Putin riunirà il suo Consiglio di sicurezza per discutere della “salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale”. Il ministero della Difesa russo ha negato di aver fornito armi ai ribelli e ha parlato di un jet ucraino che volava vicino all’Mh17 al momento dell’abbattimento.

 

“Tutte le opzioni politiche, economiche e finanziarie sono sul tavolo contro quelli direttamente e indirettamente responsabili”, ha avvertito il premier olandese Rutte. Per il presidente americano, Barack Obama, “è giunto il momento per il presidente Putin di abbandonare la strategia adottata finora e diventare serio nel cercare di risolvere le ostilità”. Altrimenti “la Russia si isolerà ulteriormente da sola”, ha detto Obama. Malgrado l’insistenza degli Stati Uniti, la portata delle sanzioni europee è ancora incerta. “Per il passaggio alla fase 3 serve un altro Consiglio europeo”, spiega un diplomatico. In altre parole, dovranno essere i capi di stato e di governo a sancire la rottura delle relazioni con Putin, forse in un vertice straordinario questa settimana.
L’Italia come si sa è molto cauta, anche le imprese tedesche sono tornate a farsi sentire, spiegando che un esportatore su quattro è svantaggiato dalle sanzioni. La Francia va avanti con la consegna delle due navi da guerra Mistral, nonostante gli appelli di Cameron. Il Regno Unito non vuole danneggiare gli oligarchi che operano nella City. Fino a giovedì, anche l’Olanda promuoveva una “relazione amichevole” con Mosca per difendere Shell e altri interessi. Il produttore del missile che ha colpito l’Mh17 ha una sussidiaria ad Amsterdam per beneficiare dei vantaggi fiscali olandesi nell’esportazione di armi.

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