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25 aprile: Letta a Milano, il Pd contestato dal corteo

Redazione

Alla manifestazione striscioni no pass e cori contro i dem, ma tutti restano nella stessa piazza. A Roma Radicali e Azione non vanno dall'Anpi 

Sul palco di Piazza Duomo le testimonianze ucraine: "Sono Irina Yarmolenko e oggi qui sono una partigiana con le mie armi"

Piazza Duomo, ore 17. Quadrilatero della resistenza: sindacati, Anpi ed ex deportati, comunità ucraina e gruppi di estrema sinistra. Questi ultimi, arroccati sulla statua equestre di Vittorio Emanuele II, sono l'unico residuo del mosaico antiatlantista che nelle prime fasi del corteo mostrava sfaccettature ai limiti della schizofrenia - filosovietici, no vax, fronte palestinese tutti insieme appassionatamente (vedi aggiornamenti precedenti).

 


Ora le istituzioni prendono parola. E il 25 aprile riacquista solennità. Credibilità. Dal sincero appello del sindaco Sala, "contro ogni ambiguità", alle testimonianze da Bucha.

 

 

"La Russia ci vuole cancellare dal mondo. Aiutateci", è l'accorato appello di Irina Yarmolenko, una consigliera comunale di Bucha. Dieci, venti minuti di ampio racconto dalle terre devastate dall'invasione. Applauditi, sentiti. Da tutte le quattro anime del Duomo. A distanza ravvicinata. Bandiere Nato e falce e martello. Unione europea e arcobaleno della pace. Qualcuno scuote la testa, osservando l'altro. Ma i più sostengono che non è questo il giorno. Come dice Sala, "contro fascismo e nazismo non dividiamoci mai".

 

 

"Avete visto le atrocità di Bucha. Di Irpin, di Kyiv. La guerra sta avvenendo in Europa", dice dal palco Irina Yarmolenko. "Mentre Musk manda i robot su Marte i russi ammazzano il mio popolo; quando combattiamo contro i cambiamenti climatici, loro provocano disastri nucleari; oggi io e il mio team stiamo organizzando una resistenza informativa contro la propaganda russa, che vuole annientare l'identità ucraina. Non solo le nostre case e il nostro popolo, ma soprattutto la nostra identità. Tutti potete unirvi a noi. Aiutateci". (Francesco Gottardi)

 

Sala: "Basta ambiguità". E allude a Conte, Salvini, Meloni, Orsini

 

"Ognuno di noi sa benissimo quanto è importante esserci oggi. Il 25 aprile è il nostro giorno. La solennità di questa data viene celebrata da tutti coloro che si sentono parte di questi grandi valori democratici. Liberazione dal fascismo e dal nazismo: e su questo non dividiamoci mai", ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala dal palco a piazza Duomo.

 

 

"Oggi siamo nel 2022, è difficile non pensare alla guerra in Ucraina in questa nostra festa di Liberazione. È in corso un dibattito ampio per capire cosa può fare l'Italia. Ci sono state polemiche, voglio essere chiaro: la nostra liberazione non è stata conquistata con le parole, né senza sofferenze. Poi è giusto discuterne, è il sale della democrazia. Ma non c'è più spazio per l'ambiguità. Giammai per nazismo e fascismo. L'identità del nostro continente è chiara, non è possibile non esprimersi davanti a candidata francese sovvenzionata da russi (ovazione, ndr), non è possibile chiedere pieni poteri (ovazione, ndr) o fare il saluto fascista, o dire che nel ventennio i bambini crescevano felici". (Francesco Gottardi)

Letta: "Le contestazioni? L'antifascismo è casa nostra"

"Questa è casa nostra, la Costituzione è casa nostra, l'antifascismo è casa nostra. E anche la solidarietà al popolo ucraino è casa nostra". Così il segretario del Pd Enrico Letta all'arrivo al corteo milanese per il 25 aprile interpellato sulla contestazione dei Carc per la presenza del Pd alla manifestazione.

Sala: "Non diamo peso alle provocazioni"

"Non do troppo peso alle contestazioni e alle provocazioni", dice il sindaco di Milano Giuseppe Sala al Foglio. "Sono contento che ognuno dei presenti si riconosca nel 25 aprile: rispetto le posizioni di chi dice no armi all'Ucraina". Sulla presenza di no green pass e no vax dice: "Oggi l'ideale sarebbe fare una sfilata senza bandiere. Non focalizziamoci su questi piccoli fatti, accettiamo tutte le testimonianze".  

  

Cori contro il Pd durante il corteo 

  

  

Striscioni no green pass e no vax a Milano 

Ognuno "resiste" a modo suo. Atomi senza dialogo: bandiere palestinesi e del Donbas; sinti e peshmerga; il Venezuela e la Nuova Russia, che sembra il vessillo degli americani sudisti. Tutto fa brodo, purché non sia supportato dall'Alleanza atlantica.

  
E infine loro, che magari c'erano pure a Roma, mentre i neofascisti assaltavano la Cgil: no Nato, no green pass, no vaccini, contro tutte le dittature ma soprattutto quelle sanitarie. Cortocircuito intellettuale. Al che il manifestante medio si blocca, quasi interdetto. Non ci capisce più nulla: "Ah no, io coi no vax non ci sto. Facciamo il giro largo". Tocca farlo anche a noi. "Giù quella mascherina", ci dicono. E dopo il terzo avvertimento si coglie il leitmotiv dell'evento: no alla guerra (degli altri). (Francesco Gottardi)

 

    

Il 25 aprile a Milano inizia con l'inno sovietico e striscioni anti-Nato

A vedere le prime fasi del 25 aprile a Milano, quasi quasi Putin toglierebbe l'Italia dalla lista dei paesi ostili: striscioni contro "la Nato assassina", no all'invio di armi all'Ucraina (di cui non sventola nemmeno una bandiera). Dulcis in fundo, la colonna sonora: l'inno composto da Sergej Vladimirovic Michalkov - con testo sovietico e non russo, se non altro.


È l'inizio del corteo nazionale che da corso Venezia raggiungerà il Duomo. Qualche migliaio di persone, diverranno 50mila. Bandiere della pace, della Palestina, "make school not war", e vaglielo a spiegare che del partigiano era "forte il cuore e il braccio nel colpir". 

 

 

Perché di questo 2022 non c'è traccia. Se non fosse per una goliardia da dottor Stranamore - Biden e Putin in fuga romantica sulla bomba H - questa potrebbe essere una manifestazione di ieri, dell'altro ieri, vent'anni fa. Indistinguibile. Il tutto con l'imbarazzata camionetta del Pd a fare da apripista, e chissà cosa dirà Enrico Letta dal palco del Duomo.


E gli altri? Brigata ebraica, resistenza pro Kyiv? Bisogna camminare trecento metri, oltre i cordoni della polizia, quasi già in piazza San Babila: sono giusto un manipolo, isolati, in discreto silenzio. "Come mai non siete con gli altri?". Pausa. "Così è più facile raccogliersi. E capire chi è con noi". Un altro mondo. (Francesco Gottardi)

 

 

A Roma il corteo arriva in Porta San Paolo

Il corteo dell’Anpi a Roma è appena arrivato in porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza della Capitale dove è stato allestito un palchetto per gli interventi. Davvero pochi i politici in piazza. Presenti il presidente dell’VIII municipio Amedeo Ciaccheri, e i consiglieri regionali Marta Bonafoni (lista civica Zingaretti) e Marco Cacciatore (Europa verde). Per il comune invece non c’è il sindaco Roberto Gualtieri che qui questa mattina ha deposto una corona di alloro prima di recarsi alle carceri di via Tasso. Al suo posto dal palco è intervenuto l’assessore alla Cultura Miguel Gotor. Il primo dall’inizio della manifestazione a parlare della guerra in corso in Ucraina con parole chiare. “Qui a porta San Paolo con le armi i partigiani hanno difeso la nostra libertà. Oggi questi ricordi non parlano al nostro passato ma devono essere una lente per oggi, questo anniversario cade in giorni drammatici per l’aggressione del popolo ucraino, come ha detto la senatrice Liliana Segre: è difficile oggi cantare bella ciao senza pensare alla resistenza del popolo ucraino”. Alle parole di Gotor però la risposta di chi è in piazza è piuttosto tieipida, arrivano pochi applausi e diversi fischi. (Gianluca De Rosa)

 

La partenza del corteo dell'Anpi a Roma

Festa della Liberazione divisa a Roma. Il corteo dell’Anpi, come tutti gli anni, arriverà verso le 12 a porta San Paolo luogo simbolo della Resistenza romana. Tante le bandiere presenti e gli slogan che predicano equidistanza “Contro Putin è contro la Nato”. Nemmeno una bandiera dell’Ucraina. La comunità ucraina romana è infatti in un’altra piazza. A largo Argentina dove altre associazioni partigiane e di ex deportati, Fiap, Anpc, Fivl, Aned, hanno organizzato insieme ad Azione, +Europa e Radicali un evento alternativo e di chiaro sostegno alla resistenza ucraina. Ma non finisce qui.  A Centocelle è in corso un terzo corteo della sinistra sinistra che non si riconosce nell’Anpi.

Dalle casse suonano note battagliere. Bella ciao, la brigata Garibaldi, il partigiano. Inviti “a scacciar l’invasor con le bombe a mano” e a ricordarsi “chè se libero un uomo muore che cosa importa di morir”. Lo slogan principale dice “Ora è sempre Resistenza”, eppure le bandiere che sventolano sono quelle della pace. Gli slogan sugli striscioni di sindacati e associazioni predicano equidistanza, ricordano “Solo la pace”. Non è dissonante tutto questo con quello che sta accadendo in Ucraina? “Assolutamente no - ci dice il presidente dell’Anpi Roma. I partigiani hanno combattuto per la pace, quello è il primo valore della Resistenza, la Pace,tant’è che il simbolo dei partigiani non è un’arma ma un fiore”. Un fiore per la vita data per la libertà però. (Gianluca De Rosa) 

 

 

 

 

La manifestazione organizzata da Azione/Più Europa 

Come detto, a Largo Argentina, in centro a Roma, è stata indetta una manifestazione in ricordo della Liberazione e che però ha una stretta correlazione con la guerra in Ucraina. Organizzata da Azione/Più Europa, ha visto i partecipanti intonare l'inno ucraino, sventole bandiere di Kyiv ed esprimere vicinanza ai valori della Nato: alcuni partecipanti avevano con sé le bandiere dell'Alleanza atlantica realizzate dal Foglio. (Simone Canettieri) 

 

 

Le altre manifestazioni in Italia

A Milano c’è la tradizionale manifestazione dell’Anpi che si aprirà alle 14 con un corteo, guidato da Gianfranco Pagliarulo (presidente dell’Associazione tacciato di posizioni filo-russe), che partirà da Porta Venezia per raggiungere Piazza Duomo. Presenti anche - tra gli altri - il sindaco, Giuseppe Sala, il segretario della Cgil Maurizio Landini e la Brigata Ebraica, che in polemica con l’Anpi aveva proposto di sfilare con le bandiere della Nato. 

A Genova si celebra l’anniversario con le tradizionali deposizioni di corone, i cortei e la cerimonia finale in piazza Matteotti. Alla presenza del sindaco Marco Bucci l'orazione commemorativa affidata al presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick.

A Firenze in Piazza dell'Unità d'Italia vi sarà la cerimonia dell’alzabandiera solenne con la deposizione di una corona di alloro in memoria ai caduti di tutte le guerre. A seguire il corteo raggiungerà Palazzo Vecchio dove sull'Arengario ci saranno i saluti istituzionali.