(foto Ansa)

passeggiate romane

In vista delle Comunali Pd e Renzi temono il big bang dei 5s. E un'emorragia di voti

I voti in fuga dal M5s solo in minima parte finiscono ai dem. Così c'è il rischio che il campo largo non riesca ad avere la meglio su un centrodestra diviso. Il rischio scissione grillina e il ruolo che Letta immagina per Calenda 

C’è una certa preoccupazione in tutti i partiti per le elezioni Comunali. Non tanto nelle città dove l’esito dello scontro elettorale è praticamente scontato, come a Genova, quanto nel resto dei comuni, a cominciare da Palermo dove sia il centrosinistra sia il centrodestra navigano nel buio e non sono riusciti a trovare una quadra definitiva anche se alle elezioni mancano circa due mesi e mezzo. E sono preoccupati anche al Pd, con tutto che i sondaggi riservati che sono arrivati in questi ultimi giorni confermano che i dem a livello nazionale continuano a guadagnare consensi, benché ancora non in maniera significativa. Ma ciò che conforta il Pd è che tutti gli esperti sostengono che in realtà il partito nei sondaggi sia sottostimato.

Le apprensioni dei dirigenti del Nazareno riguardano quindi  soprattutto la tenuta dei 5 stelle. Enrico Letta anche l’altro ieri ha confermato che l’asse con il M5s resta il perno della sua strategia politica. E a chi lo invitava ad avere maggiore prudenza ha assicurato che il rapporto con Giuseppe Conte resta saldo e che si fida di lui: “Avete visto che anche sull’invasione dell’Ucraina sta tenendo la barra dritta, nonostante l’atteggiamento di alcuni dei suoi?”. Ma l’emorragia dei consensi grillini rimane. E resta il fatto che quei voti in fuga non vanno se non in una minima e trascurabile parte al Pd. E questo è un problema soprattutto in previsione della partita principale, quella delle elezioni politiche del 2023. Per allora, se i consensi dei 5 stelle continueranno a calare, c’è  il pericolo che il campo largo non riesca ad avere la meglio sul pur diviso centrodestra. Ma il Pd sta pensando già a prendere le sue contromisure.

Chi è convinto che il Movimento rischi l’esplosione prima è Matteo Renzi. Ne ha anche parlato direttamente con Letta. E ha disegnato uno scenario ipotetico che potrebbe presentare dei problemi al cosiddetto campo largo. I grillini, infatti, potrebbero scindersi in due tronconi. Uno più movimentista, guidato magari da Virginia Raggi e Alessandro Di Battista, l’altro più moderato guidato da Conte.

Stando così le cose, con il futuro incerto dei grillini, è inevitabile che una parte del centrosinistra (non Leu, ovviamente) finisca per guardare a un’altra emorragia di consensi per cercare di rimpinguare la sua dote elettorale. Si sta parlando dei voti in fuoriuscita da Forza Italia. Ai consensi azzurri sono interessati sia Carlo Calenda sia Matteo Renzi, che litigano un giorno sì e l’altro pure per contendersi la leadership dell’area moderata. Ma anche il Pd ha messo gli occhi sui voti in uscita da Forza Italia. Il ragionamento che viene fatto al Nazareno è grosso modo questo: anche se i consensi azzurri non verranno a noi, se Calenda riesce ad attrarli va bene lo stesso. I vertici del Pd, infatti, puntano sul leader di Azione per coprire il fianco di centro dell’alleanza, ben sapendo che solo con i grillini e Leu non si può andare da nessuna parte. E il fatto che Calenda continui a dire che non vuole allearsi  con il Movimento 5 stelle non sembra preoccupare i dem. Una volta che i 5 stelle, come è inevitabile, si saranno ridimensionati, e quindi non saranno loro il perno della futuribile coalizione, anche Calenda capirà che una grande alleanza è possibile. Almeno è questo ciò di cui sono convinti al Pd. Ed è su questo che puntano per evitare che la probabile emorragia grillina abbia degli effetti controproducenti sul campo largo quando si andrà al voto nel 2023.

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