Enrico Letta e Giuseppe Conte (Ansa)

passeggiate romane

Malumori dem sull'allenza col M5s. Letta medita come sparigliare il gioco delle correnti

I Cinque stelle sono pressoché scomparsi al nord. L’affanno in cui si trovano i grillini sembra aver ridato fiato a quanti nel Pd hanno sempre invitato la dirigenza a usare la massima cautela con loro

Le elezioni amministrative non sono state ancora convocate ufficialmente ma il primo turno dovrebbe svolgersi domenica 29 maggio o domenica 5 giugno. Non manca quindi moltissimo ed è per questa ragione che è più che comprensibile la preoccupazione del Partito democratico. Preoccupazione legata soprattutto al fatto che il Movimento 5 stelle è ridotto ai minimi termini e alcuni sondaggi riservati alle Amministrative lo danno sotto al 10 per cento a livello nazionale. Certo, poi i grillini potranno dire come sempre che nelle elezioni locali non vanno mai troppo bene (fatta eccezione per i casi, ormai appartenenti al passato, di Torino e Roma dove si affermarono con Chiara Appendino e Virginia Raggi) ma se non raggiungessero le due cifre per loro sarebbe un tonfo. E sarebbe anche un brutto colpo per la strategia del Partito democratico, visto che sia Nicola Zingaretti sia Enrico Letta li hanno scelti come interlocutori privilegiati. La prossima tornata amministrativa peraltro non è da trascurare: interesserà 116 città sopra i 15 mila abitanti e 23 capoluoghi di provincia, tra cui ci sono anche 4 capoluoghi di regione (Palermo, Genova, Catanzaro e L’Aquila).

 
Quel che preoccupa il segretario del Pd, soprattutto in vista delle regionali lombarde e delle elezioni politiche è soprattutto il fatto che il Movimento 5 stelle è pressoché scomparso al nord. È un dato su cui riflettere seriamente, ha spiegato Letta a più di un interlocutore.

 
L’affanno in cui si trovano i grillini sembra aver ridato fiato a quanti nel Partito democratico hanno sempre invitato la dirigenza a usare la massima cautela con i 5 stelle. Si parla di Base riformista. E non si tratta del solo Andrea Marcucci, ormai abituato a fare l’avanguardia del malcontento dem. No, tutta Base riformista, la potente (soprattutto nei gruppi parlamentari di Camera e Senato) corrente del ministro della Difesa Lorenzo Guerini ora chiede di non legarsi mani e piedi al Movimento e di non trascurare le altre formazioni più centriste come Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi.
  

Un altro campanello d’allarme lo ha suonato Dario Franceschini. Come riportava qualche giorno fa un articolo del Corriere della Sera il ministro della Cultura ha deciso di sganciarsi dai 5 stelle.
  

Letta ha capito l’antifona, sa bene che nel Partito democratico il malcontento nei confronti dell’alleato da molti ormai ritenuto poco affidabile, sta montando. Perciò il segretario si sta muovendo. Non vuole finire commissariato dalle correnti e condizionato da loro. Per giunta per seguire una linea che è la sua fino a un certo punto. Per questo motivo, oltre che per riuscire a non perdere i comuni che sono attualmente guidati dal centrosinistra, il leader dem ha rivolto la sua attenzione anche a Forza Italia. Letta conosce il Pd e la sua fatale propensione a logorare i segretari, ma non ha nessuna intenzione di fare la fine dei suoi predecessori. Del resto, come ha dimostrato la vicenda del Quirinale, l’uomo è molto più avveduto e politico di quanto lo stimino i suoi detrattori interni. Allora il “pericolo” era costituito dalla candidatura di Pier Ferdinando Casini, portato da alcuni spezzoni del Pd, e il leader dem è riuscito a parare il colpo, nonostante qualche intoppo causato da Giuseppe Conte. Adesso medita di fare lo stesso e di sparigliare il gioco delle correnti.