Enrico Borghi (Ansa)

Il bertinottismo di destra

Borghi (Pd): "Le ansie della Lega non possono bloccare il governo"

Ruggiero Montenegro

"Il Pd è compatto nel sostenere Draghi: non ci sono increspature, la linea è largamente condivisa. Il paese non può pagare dazio a causa delle differenze di linea politica e al tatticismo esasperato all'interno del Carroccio", dice il deputato dem, componente della segreteria

“Non si può mettere in discussione, 'ammaccare' l'azione del presidente Draghi, a causa di un tatticismo estremo. Il paese non può pagare dazio a causa delle differenze di linea politica all'interno della Lega”: la notte del milleproroghe che ha visto l'esecutivo andare sotto in quattro votazioni e una maggioranza che si riscopre a geometria variabile, rischia di alimentare ulteriori tensioni e di avvicinare le elezioni. Ma la questione, spiega al Foglio Enrico Borghi, deputato e componente della segreteria Pd, “è molto semplice: c'è uno iato che rischia di essere molto profondo, tra il dibattito interno ad alcuni partiti e la realtà. Abbiamo una pandemia da gestire, abbiamo altre problematiche insorgenti, dal caro vita alla crisi delle materie prime e dell'energia. Abbiamo l'esigenza di mettere a terra i fondi del Pnrr e di dare garanzie all'Europa”.

Tempi che richiederebbero ben altra serietà, per usare un eufemismo, e “invece qualcuno pensa di poter sdoganare un metodo politico, esclusivamente perché è in una condizione ansiogena nei confronti dei propri partner di governo sul piano locale”, dice Borghi richiamando il Carroccio a uno sforzo di serietà: “Ricordo che Lega e Fratelli d'Italia non sono insieme al governo. E così si finisce al paradosso per cui su provvedimenti anche rilevanti dell'agenda dell'esecutivo, come la delega fiscale, i balneari, la giustizia, la Lega si comporta in un modo durante il Consiglio dei ministri e in Parlamento si smarca, si lava le mani: un bertinottismo di destra 4.0, che evidemente non è un metodo all'altezza delle problematiche che dobbiamo affrontare".

 

Il tema centrale diventa allora quello della serietà, che manca e che invece sarebbe indispensabile soprattutto quando al confine ucraino la situazione continua ad essere difficile. E ancor di più a poche settimane dalla rielezione di Mattarella, che doveva rappresentare una sorta di garanzia per portare a termine questa legislatura. “In queste ore Mario Draghi è impegnato in una mediazione tra Russia e Ucraina. Ecco mettere insieme la vicenda del contante con il ruolo internazionale del paese è qualcosa che dimostra la cifra di una certa classe dirigente”, dice ancora Borghi, sottolineando le incongruenze, la posizione strumentale di certe uscite: “È inutile urlare contro l'aumento dell'energia se poi si mette in discussione la grande azione politico-diplomatica del presidente del Consiglio. Perché questo significa causare un'impennata dei costi dell'energia”.

 

Allora viene da chiedersi se Salvini faccia davvero sul serio, o se sia l'ormai classico atteggiamento del Carroccio che sta al governo mentre guarda i sondaggi. “Abbiamo visto che la dinamica del Papeete è nel dna di qualcuno. C'è però una differenza di comportamento anche all'interno della Lega. Perché ci sono posizioni governiste, come quella di Giorgetti o dei governatori, che invece inducono a un'esigenza e a un soprassalto di responsabilità”.

Ed è proprio da questo aspetto che il Partito democratico intende ripartire, dal “recupero di una coesione dell'azione di governo, che parte innanzitutto dal tema della responsabilità”. Anche perchè, ragiona ancora Borghi, “è evidente che se si sdogana il gioco della individualità dei singoli partiti, la tentazione di scendere su quel terreno è una tentazione che vale per tutti”. A cominciare dal il Movimento 5 stelle, che insieme alla beghe giudiziare deve fare i conti con i sommovimenti all'interno dei gruppi parlamentari, sul green pass per esempio, ma anche sull'operato del leader Conte, su cui il giudizio, tra i grillini non è unanime. “Ed è proprio per questo che dobbiamo evitare che si inneschino dinamiche come quelle che abbiamo appena descritto. E il Pd è a lavoro per questo”.

 

L'obiettivo è insomma salvaguardare Mario Draghi, una prospettiva che una volta tanto, pare mettere d'accordo tutto il Pd: “Non ci sono increspature, io non ne ho rilevate”, conferma sicuro Borghi. “Abbiamo una direzione lunedì e ne discuteremo, ma mi pare che questa linea sia assolutamente concorde e largamente condivisa”.

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