(foto Ansa)

Il M5s pressa Conte: "Devi chiedere a Draghi di sospendere il green pass"

Valerio Valentini

Nell'assemblea congiunta, deputati e senatori concordi sulla necessità di sopprimere la certificazione dopo il 31 marzo, quando lo stato d'emergenza dovrebbe essere abrogato. Sileri alla sbarra: "Lui non ci rappresenta". Tensioni in vista col Pd

Attenuare le restrizioni. Sospenderle, perfino. Riporre il green pass tra i rottami della pandemia che è stata e che ancora è, e che però forse potrebbe non essere più, come a volerne esorcizzare la permanenza. Insomma, “dare un segnale”, per “non lasciare che sia solo la Lega a intestare la politica delle riaperture”. Il Movimento 5 stelle sembra insomma essersi deciso: dal 31 marzo, con la soppressione – non ancora certa, ma ritenuta assai probabile – dello stato d’emergenza, devono decadere anche le norme più rigide pensate per il contenimento della pandemia, a partire dall’obbligo della certificazione. Deputati e senatori lo stanno chiedendo proprio ora, nel corso di un’assemblea congiunta, a Giuseppe Conte. Che, da remoto, sta assistendo alla lunga sequenza di interventi dei suoi parlamentari, riservandosi poi una chiusura finale. E l’opinione diffusa, tra i grillini, è pressoché unanime: “Bisogna allentare le restrizioni”.

Eccola, la trafile delle dichiarazioni: Tiziana Terzoni, Alberto Zolezzi, Federica Dieni, Generoso Maraia. Trasversali alle appartenenze di corrente, concordi tra Camera e Senato. Perfino Marco Bella, che è medico prima che deputato, e che finora ha sempre difeso la linea rigorista del ministro Roberto Speranza, fa una lunga arringa contro un eventuale prolungamento della durata del green pass. L’idea è condivisa: “Prorogare il pass oltre la scadenza dello stato d’emergenza sarebbe giuridicamente poco sostenibile, e anche a livello sociale rischieremmo moltissimo malcontento”.

Si arriva al punto di mettere alla sbarra anche Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute e grillino eretico, accusato di “accodarsi sempre troppo a Speranza” e di non rispettare il mandato dei gruppi: “L’assemblea aveva detto No a ogni forma di discriminazione contro i bambini non vaccinati, e invece si è deciso altrimenti”. E’ ancora Bella, a sostenere l’accusa. E con lui Manuel Tuzzi. “Non ci sentiamo rappresentati dalle sue dichiarazioni. Perché viene mandato sempre lui in televisione a parlare a nome del Movimento?”. Insomma, la svolta è imminente: e Conte farà fatica a non assecondare gli umori dei suoi parlamentari. E forse, dietro questa svolta, c’è una nuova tensione nel governo, o quantomeno nella coalizione di centrosinistra: perché Pd e Leu, finora, restano assai più cauti sul percorso di uscita dalla pandemia. “Ci vuole gradualità e buon senso”, ripete Enrico Letta, che aggiunge: “Non va usata la pandemia come argomento elettorale”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.