Albino Ruberti (LaPresse)

Il caso

Ruberti & figli e quel vizietto "lei non sa chi sono io". Ma lui si difende: "Non sono un arrogante"

Simone Canettieri

I figli del capo di gabinetto di Gualtieri, fermati e multati perché senza mascherina, hanno detto ai carabinieri: "Non sapete chi è nostro padre”. Al quale era successa una vicenda simile durante il lockdown a maggio 2020 per un presunto pranzo di lavoro

“Voi non sapete chi è nostro padre”. E due. Siamo davvero davanti a un piccolo sequel del Marchese del grillo & figli? Certi tic si tramandano a sinistra per scala ereditaria? C’è una conduzione familiare in questa spocchia che si snoda fra i Parioli, la Stalingrado dei dem-ztl, e il Pigneto, l’avamposto gentrificato del ceto medio riflessivo? “Io non sono arrogante, ma molto permaloso e irascibile sì. Metto energia nelle cose che faccio. Il mio caso fu diverso. Quanto ai miei figli hanno sbagliato, li ho ripresi, con energia, e ho pagato subito la multa: 600 euro. Ma mi faccia dire questa cosa: loro li avevano un po’ presi di mira da tempo”. Loro chi, scusi? “Le forze dell’ordine. I carabinieri”. 

 

Albino Ruberti, capo di gabinetto del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, dopo esserlo stato del governatore Nicola Zingaretti, è un pezzo importante del potere nella capitale. È il figlio di Antonio, pluriministro socialista nei governi Goria, De Mita e Andreotti, e successivamente commissario europeo sotto Jacques Delors, oltre che ex rettore della Sapienza. Fisico da rugbista, sguardo da pitbull, testa veloce e modi spicci (lo chiamano Rocky: in rete c’è un video pazzesco in cui allontana a mani nude un gruppo di contestatori animalisti che si presentò a un comizio di Zingaretti). Ruberti è un monolite piazzato in Campidoglio, quasi vicino alla statua del Marc’Aurelio. Nomine e dirigenti, norme e stoccate: tutto passa dal suo ufficio. Andate a dirgli che una delibera è scritta male, se ne avete il coraggio. 

 

Allora, l’ultima notizia che lo riguarda interessa i due pargoli di casa che nei giorni scorsi sono stati fermati dai carabinieri in piazza Euclide. Si trovavano fuori dalla macchina di papà senza mascherina. I ragazzi hanno detto che stavano fumando, i militari non li hanno assecondati. E alla fine è stato messo a verbale il classico “non sapete chi siamo, non sapete chi è nostro padre”. A seguire la multa per aver violato le norme anti-Covid. Venti righe nelle cronache di Roma, si dirà. E al massimo qualche battuta in talk sovranisti: i figli di papà, certa sinistra eccetera, questi sono quelli che accolgono i migranti... C’è però un precedente divertente.

 

Primo Maggio 2020, Italia in lockdown, tutti a fare la pizza in casa e a postarla su Instagram. Non si può uscire dal domicilio né ricevere ospiti se non per motivi validissimi, c’è pure una disputa sugli affetti stabili. Ma in un palazzo del Pigneto, nella Roma che fu accattona e pasoliniana, un vicino (in modalità drone) chiama i vigili: correte, di sopra stanno facendo una grigliata di pesce, loro si stanno divertendo e io devo stare qui con mia moglie, venite subito. 

 

E qui scende in campo Albino Ruberti che si trova a casa di amici (con lui anche la compagna e consigliera regionale del Pd Sara Battisti). I pizzardoni gli contestano il mancato rispetto dei Dpcm. Dovrebbe starsene a casa, che non è al Pigneto. Lui gli risponde che di lavoro li fa applicare i Dpcm. All’epoca era infatti il capo di gabinetto di Zingaretti in Regione. Tensione. Forse qualcuno viene strattonato. Multa. E poi gli scappa il classico “lei non sa chi sono io!”, pare. Marchese del Grillo & figli? “In quell’occasione – dice il super dirigente al Foglio – era un pranzo di lavoro. C’era anche un collaboratore dell’ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli. Loro furono molto aggressivi”. Loro chi, scusi?

 

“I vigili urbani. Comunque sbagliai, in quei casi è meglio non dire nulla, le mie parole vennero travisate. Alla fine comunque ho pagato anche quella multa”. Scusi, Ruberti, qual è la morale di queste due storie? “Non sono una persona arrogante. Parlo con tutti, scherzo con tutti. A volte mi accendo”. Ma il sindaco Gualtieri cosa le ha detto? “Beh, l’ho avvisato subito appena è uscita la notizia. Di sicuro era dispiaciuto del clamore”. Poi il capo di gabinetto si congeda con gentilezza e torna al lavoro. A giorni ci sarà un’infornata di nomine, la giunta è al lavoro sui dossier più caldi. “Mi dispiace finire sui giornali per queste storie. Meglio pensare alle cose serie”. La porta si chiude. Provate a bussargli per quella delibera, se ne avete il coraggio.
 

P.s.: Questa mattina Gualtieri ha inugurato a Trastevere Largo Antonio Ruberti, dedicato al già fondatore del Ministero dell'Università e della Ricerca e Rettore dell'Università degli Studi di Roma 'La Sapienza', padre di Albino. Che ovviamente era presente.

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.