(foto Ansa)

Il caso

Tweet bombing contro Di Maio. "È un fake". "No è spontaneo". E ora la guerra M5s coinvolge il governo

Luca Roberto

Il M5s dopo la rielezione di Mattarella è in frantumi. Parte la sedizione online contro il ministro degli Esteri, accusata di essere orchestrata da profili falsi. Ma nelle chat contiane spunta una studio che dimostrerebbe l'origine autonoma. Brunetta difende il titolare alla Farnesina

"Sono solo profili fake". "Macché, è una rivolta partita dal basso". Da sabato sera la guerra tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non si combatte solamente nelle segrete stanze della politca, nel bel mezzo di una riunione di segreteria. Bensì sulla timeline dei social network. In particolare di Twitter. Dove nell'immediato post rielezione di Mattarella è finito in tendenza l'hashtag DiMaioOut. Una serie di post che accusavano il ministro degli Esteri di aver tramato alle spalle del capo politico del Movimento cinque stelle, facendo di tutto per disinnescare la candidatura di Elisabetta Belloni e l'eventuale asse che Conte stava costruendo con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. "Il potere gli ha dato alla testa", "ha violato lo statuto", "traditore", erano alcune delle accuse rivolte al ministro che si potevano scorrere già da due sere fa. Un numero che ha però fatto indispettire da subito chi il web lo conosce e lo frequenta per professione. Il primo a mettere in dubbio che la campagna su Twitter fosse genuina è stato l'esperto di comunicazione online Pietro Raffa. "#DiMaioOut è tra le tendenze, ma è stato utilizzato solo da 289 profili. I primi 10 account per numero di tweet sono fake, e generalmente sostengono le posizioni di Di Battista e di Conte. Si tratta dunque di una chiara operazione di tweet bombing contro Di Maio", ha scritto analizzando il flusso di dati.  

 

 

E subito è partita la sponda dell'ala dimaiana. Secondo cui quella in atto sarebbe una campagna per far fuori l'ex capo politico del Movimento, oramai espressione di un M5s moderato che dialoga stabilmente con il centrosinistra. "È la solita strategia dell'odio. Adesso sfruttano account fake per orientare gli utenti. Quella della macchina del fango contro Di Maio è una pratica già esistente, ci facciamo i conti da anni", dicono fonti parlamentari vicine al ministro. Che ha ricevuto nel giro di poche ore la solidaerità di esponenti della maggioranza. "Il nostro ministro degli Esteri ha ben altro da fare che occuparsi (e preoccuparsi) di hashtag e tweetbombing. Il governo è al lavoro per cambiare l'Italia", ha scritto su Twitter il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Seguito poco dopo dalla capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi e dal senatore del Pd Andrea Marcucci.

 

Ciononostante, nelle ultime ore all'interno delle chat contiane è preso a circolare uno studio che mirerebbe a sconfessare questa ricostruzione della campagna orchestrata da una schiera di troll. Anzitutto, parte dalla constatazione che i tweet sono stati oltre 5mila. E insiste sul dato delle condivisioni per fascia di utente: é vero che molti tweet sono partiti da un unico account, ma la gran percentuale di questi (circa 450, il 23 per cento sul totale, sono profili con oltre 1000 followers). Un dato che, secondo gli autori dello studio, proverebbe una certa autorevolezza e autonomia nella diffusione dell'hashtag. In più, la maggior parte degli account che hanno twittato DiMaioOut sono iscritti alla piattaforma da oltre 6 anni (per smentire l'ipotesi che siano stati creati ad hoc per insultare il ministro)

Insomma da una parte la reazione di chi è vicino a Conte fa capire che si vuole accreditare la tesi di una "reazione dal basso" (anche se lo studio non risponde sull'accusa che molti tweet provengano dal continente americano). Dall'altra conferma che il redde rationem tutto interno al Movimento è pressocché irrimandabile. Ché alla fine della partita quirinalizia quel che emerge è un tale riaffiorare di dissapori per cui non è più possibile, per le parti, far finta di nulla. Il deputato Sergio Battelli, tra i più convinti sostenitori del Mattarella bis, questa mattina ha scritto: "È incredibile che il Movimento che ha fatto della Democrazia il proprio mantra usi le picconate social (con tweet che lanciavano hashtag gestiti da profili fake). Di Maio ci ha sempre messo la faccia. Io non ho accuse da fare ma sicuramente dubbi da dirimere. Il MinCulPop interno l'ho sempre detestato e non inizierò certo a farmelo piacere oggi". Rimostranze che da qui alle prossime settimane rischiano di rendere il M5s una specie di grande guerra del Kosovo permamente. Combattuta, questo è ormai certo, anche sui vostri newsfeed.

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