La tela del premier

Il telefono di Draghi. Parla con leader e ministri, non vuole farsi bruciare

Carmelo Caruso

Un'agenda parallela. Nelle ultime ore il premier incontra ministri riservatamente, telefona a Salvini, ragiona con Di Maio. Le richieste dei partiti sull'eventuale nuovo governo. Il ruolo della Cartabia

La regola è “non ci siamo parlati” e dunque le telefonate sono “personali”, gli incontri “riservati”. E’ tornato il cappotto alzato, il bavero che nasconde. Lorenzo Guerini è stato ricevuto da Mario Draghi ed “era solo interlocuzione”. Ma la conversazione più importante, che c’è stata, confermano i leghisti, “resta quella tra Salvini e Draghi che ovviamente non confermeranno né Draghi né Salvini”. Il leader della Lega avrebbe chiesto di fare il ministro delle Infrastrutture e di decidere i prossimi vertici di Snam e Fincantieri. E ci sarebbero telefonate tra il premier e Luigi Di Maio, e poi Draghi-Orlando, Meloni-Draghi. Berlusconi vuole sapere quanti parlamentari faranno il suo nome mentre Draghi vuole la certezza che non giocheranno con il suo.

  
Insomma non c’è solo la differenza, che è anche estetica, tra il Cav., che si è scelto come capo di gabinetto Vittorio Sgarbi, e Draghi che ha preferito Antonio Funiciello, l’autore de “Il metodo Machiavelli” (Rizzoli) uno che come Isaiah Berlin distingue la botanica dal giardinaggio e quindi l’arte dalla scienza politica perché, scrive, “esistono botanici geniali incapaci di far crescere un geranio in un vaso da balcone, e poi ci sono giardinieri formidabili che non hanno mai sfogliato un bignami di botanica”.

  

Dicono che anche il premier stia proteggendo, da giardiniere, questi suoi “colloqui” che sono sempre “lunghi”, “cordiali” a “margine”. Il volo Roma-Strasburgo lo ha passato chiacchierando con Luigi Di Maio che è il “super elettore del M5s”: lui  fa le trattative vere per il Quirinale mentre Giuseppe Conte le dirette per i suoi follower. Non esistono resoconti come non esiste un elenco di questa “agenda parallela” del premier. Non sono “i faccia a faccia” ma “l’orecchio a orecchio”.

 

E’ lo stesso Draghi che toglie dalla sua agenda pubblica questi appuntamenti, li separa, stabilisce con accortezza se è preferibile “da remoto” o “in presenza” proprio come il giardiniere che sceglie il vaso a secondo della pianta. Suddivide anche all’interno dei partiti per raccogliere meglio “le correnti”. Guerini rappresenta Base Riformista, Orlando l’anima socialista. Nella Lega c’è Giorgetti, che però è anche la corrente dei governatori, il ministro che ripete, in queste ore, a Salvini: “Non farti portare via Draghi dal Pd. Se lo stanno prendendo. Prendiamocelo noi”.

 

E raccontano ancora che Draghi mescoli, schekeri, questi colloqui con il calendario di governo al punto che alla fine non si capisce dove finisce il politico e cominci la parte tecnica. Dietro la necessità di incontrare Marta Cartabia, per parlare di giustizia, assicurano ci sia un’indagine portata avanti dal premier per comprendere se possa essere lei la figura che i partiti cercano per “liberarlo” da Palazzo Chigi. Al tavolo, con Giorgetti per preparare il Cdm di oggi, quello che varerà i nuovi sostegni, garantiscono che Draghi abbia ragionato “sull’importanza del perimetro che eleggerà il prossimo presidente della Repubblica”. E sempre arrivano racconti di racconti di questi “non incontri” di Draghi con i leader proprio come arrivano delle telefonate di Berlusconi ai parlamentari che sono ormai a strascico. Uno, Berlusconi, non ha paura di giocarsi tutto, l’altro, Draghi, ha paura che tutto salti. Sono già al ballottaggio. Lo spericolato e l’avveduto.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio