Maurizio Landini, segretario della Cgil (Ansa)

EDITORIALI

Ci risiamo con Landini

Redazione

Poca chiarezza su vaccini e sicurezza sul lavoro. Così è controproducente

Il segretario della Cgil Maurizio Landini, intervenendo nella discussione sull’obbligatorietà del green pass per accedere ai luoghi di lavoro, ha sostenuto, ancora una volta, che l’obbligo vaccinale va esteso a tutti e non solo ai lavoratori. In realtà, come ha ricordato lui stesso, i sindacati avevano chiesto l’adozione di questa misura già nell’agosto scorso, suscitando l’impressione che fosse più che altro un modo per coprire i lavoratori che rifiutavano il vaccino. Ora che pare che quell’indicazione possa essere accolta, Landini dice invece che non basta. L’argomento che usa è la convinzione che “i luoghi di lavoro… non sono risultati focolai della trasmissione del virus”.

 

Dovrebbe forse spiegarlo ai sindacati del pubblico impiego, compreso quello della Cgil, che chiedono a gran voce che gli impiegati lavorino da casa e non dagli uffici, sostenendo, al contrario di Landini, che quei luoghi di lavoro sarebbero terribilmente pericolosi. Proprio questo carattere contraddittorio delle posizioni e delle argomentazioni rende legittimo il sospetto che il segretario della Cgil cerchi un modo qualsiasi per intervenire nel dibattito pubblico, di ottenere un po’ di visibilità dopo il sostanziale fallimento dello sciopero generale contro la legge di Bilancio, proclamato senza ottenere assolutamente nulla. In una fase in cui serve coesione nella lotta contro la pandemia, i protagonismi finiscono per risultare non solo inefficaci ma anche irritanti.

 

C’è concordanza tra confederazioni del lavoro e dell’impresa per il green pass obbligatorio per lavorare? Bene, allora si faccia presente al governo il valore di questa convergenza tra le parti sociali per favorire quella politica, invece di andare a cercare cavilli e rilanci fuori luogo. L’idea che si acquisisca un ruolo significativo facendo il bastian contrario persino quando in sostanza si è d’accordo con gli altri probabilmente è la conseguenza di una sensazione di isolamento e del rischio di irrilevanza. Però quel modo di comportarsi invece di contrastare quei pericoli finisce per acuirli.

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