Mario Draghi e Patrizio Bianchi (Ansa)

Le ipotesi

Dall'obbligo vaccinale sul lavoro alla Dad: le mosse del governo in vista del Cdm

Ruggiero Montenegro

Da questa mattina oltre 36 milioni di italiani sono in zona gialla. Mercoledì il Consiglio dei ministri: niente obbligo generalizzato, si va verso il super green pass per lavorare. Ma sulla scuola è scontro, dopo la proposta delle regioni. "Sarà una decisione collegiale", dice il ministro Bianchi, che vede i sindacati. Torna l'asse gialloverde: "No alle discriminazioni"

Da questa mattina l'Italia è tornata a tingersi in prevalenza di giallo e, con Lombardia, Lazio, Piemonte e Sicilia, sale a 11 il numero delle regioni - oltre 36 milioni di italiani - chiamate a elevare il livello d'allerta. Più che altro una soglia psicologica, cambierà in realtà poco, grazie al green pass rafforzato che permetterà comunque a vaccinati e guariti di svolgere tutte le attività, mentre l'obbligo di mascherina all'aperto era già stato introdotto, a prescindere dal colore, dal decreto Festività. Ma è anche il segno che la pandemia vive una fase di espansione, con il tasso di positività che ieri è schizzato al 21,9 per cento, seppure a fronte di un nuovo numero di casi che si è fermato a 61.046, un dato basso come accade sempre dopo i weekend (e questo in particolare, con il capodanno), ma particolarmente indicativo.

 
Mercoledì il Cdm. Nuova stretta in arrivo?

È da qui che partirà il Consiglio dei ministri previsto per mercoledì 5 gennaio, una riunione nel corso della quale potrebbe arrivare a nuova stretta, a cominciare dal mondo del lavoro: "Il Cts ha suggerito al governo l'adozione del super green pass e ci siamo quasi", ha anticipato questa mattina Donato Greco, epidemiologo e componente del Comitato tecnico scientifico alla Stampa. Parole che fanno il paio con quelle pronunciate ieri sera da Andrea Costa, che ritiene “ragionevole l'estensione del super green pass ai luoghi di lavoro. È una misura che può incentivare la vaccinazione”, ha detto il sottosegretario alla Salute, spiegando ancora una volta la ratio dietro questa scelta: "In queste ultime settimane c'è stato un incremento di nuove prime dosi. Il governo fino ad oggi ha deciso di affrontare un percorso graduale e credo che si proseguirà su questa strada”.

  

L'ipotesi: verso l'obbligo vaccinale

La misura, su cui si registrano alcune resistente da parte di Lega e pezzi del mondo M5s, potrebbe entrare in vigore da inizio febbraio, in modo da lasciare il tempo a i non vaccinati di mettersi in regola. Un altro piccolo passo verso l'obbligo vaccinale generalizzato, per ora non ancora sul tavolo, ma che resta un'ipotesi valida nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare. Al momento il governo ritiene infatti il meccanismo del super green pass, che dal 10 gennaio varrà anche per mezzi pubblici e tutte le attività sociali e ricreative, efficace nell'implementare le vaccinazioni, con quasi 90 mila prime dosi in più somministrate la scorsa settimana, rispetto alla precedente, mentre tornano a vedersi le file agli hub. Sintomo che anche la campagna per la terza dose procede e ha raggiunto per ora il 64,21 per cento della platea. E presto potrebbe subire una nuova accelerazione, anche perché dal 10 gennaio la possibilità della dose booster sarà aperta a chi ha ricevuto la seconda dose da 4 mesi (e non più 5) e che anche le vaccinazioni pediatriche. Ma vanno considerati anche i rischi, il collo di bottiglia, e le attese che le rischieste potrebbero provocare in uno sistema che aveva deciso di rinunciare ai grandi hub lo scorso autunno e adesso prova a ricalibrare il potenziale in funzione delle nuove esigenze e di Omicron.

 

Lo scontro sulla scuola

La nuova variante sarà presto predominante, ma intanto insieme alla Delta, presenta i suoi effetti. Anche sulla scuola: sta qui infatti l'altro punto critico che il governo dovrà affrontare nel Cdm di questa settimana. In vista della riapertura, è arrivata infatti la proposta delle regioni, in base alla quale dopo il secondo caso accertato in una classe, andrebbero in Dad solo i non vaccinati, mentre per gli altri avanti in presenza con mascherine Ffp2 e autosorveglianza. Un'idea che ha riscosso le critiche dei sindacati e dei genitori, e soprattutto ha aperto un nuovo fronte politico sul quale ritorna l'asse verdegiallo: la Lega, nell'ennessimo cortocircuito tra esponenti nazionali e locali, e il Movimento 5 stelle hanno infatti parlato di “discriminazione degli studenti”, annunciando barricate. “Sarà una decisione collegiale”, ha intanto assicurato il ministro della Scuola Patrizio Bianchi, che tra oggi e domani incontrerà i sindacati per fare il punto.

  

L'orientamento del governo resta quello di evitare quanto più possibile il ricorso alla didattica a distanza, ma bisognerà considerare l'evolversi della curva pandemica, contemperando tutte le esigenze in gioco. Anche quelle politiche, la cui sintesi con la corsa al Quirinale alle porte si fa sempre più delicata. Appuntamento al 5 gennaio per il primo banco di prova.

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