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Nessun allarmismo

Sileri dice che il Covid si sta indebolendo. E Omicron ne è la prova

Ruggiero Montenegro

"Niente panico, sono i colpi di coda del virus. Ne stiamo uscendo, non serve parlare di obbligo vaccinale. Green pass rafforzato la sintesi migliore", dice il sottosegretario. Ma i contagi sono cresciuti dell'80 per cento in una settimana e ritornano le zone arancioni

Ci sono volute quasi 12 ore di confronti, una giornata di riunioni e incontri, tra regioni e Comitato tecnico scientifico, cabine di regia e Consiglio dei ministri, prima di arrivare alla nuova stretta, varata nella tarda serata di ieri. Nonostante il nuovo record di contagi, quasi 100mila ieri e un test positivo ogni dieci, trovare la quadra e misure condivise per affrontare la prossima fase della pandemia non è stata cosa da poco. Ma la situazione, pur in peggioramento, è ben diversa da un anno fa.

Segno che con Omicron, la lotta al Covid sta entrando in una fase nuova, che richiede strumenti ancora differenti e cuciti intorno alle esigenze del momento. (Certo, si naviga a vista, ma l'allarmismo non serve a nessuno). E soprattutto nessun catastrofismo: “Niente panico, perché questi sono i colpi di coda di un virus che si sta indebolendo”. O almeno ne è convinto Pierpaolo Sileri. Il sottosegretario alla Salute, facendo il punto sui nuovi provvedimenti adottati dal governo, ha spiegato a Radio Cusano Campus la sua ricetta: "Non si può paragonare la situazione di oggi con quella di un anno fa senza analizzare le differenze, è una follia”, dice il senatore pentastellato. E “se andiamo a vedere i numeri di posti letto occupati in terapie intensive e le differenza tra vaccinati e non vaccinati ci accorgiamo che ne stiamo uscendo”.

 

Resta però l'aumento quasi esponenziale dei positivi, come certifica il monitoraggio odierno della Fondazione Gimbe, secondo cui i casi sono cresciuti dell'80 per cento nella settimana 22-28 dicembre, rispetto a quella prima (320.269 contro 177.257), in una dinamica che seppur con intensità diverse non ha risparmiato nessuna regione italiana.

“Oltre al fatto che si fanno più tamponi bisogna capire che questa variante infetta molto di più delle precedenti”, è il ragionamento di Sileri: "Oggi abbiamo la Omicron che un mese e mezzo fa non c'era, Il virus cambia. Ora ne abbiamo un altro rispetto a quello di prima perché contagia 5 volte tanto e dobbiamo adattarci, come lui si adatta a noi”. E in questo senso, il sottosegretario ritiene che “non serva parlare di obbligo vaccinale”, mentre “il green pass rafforzato mi sembra la sintesi migliore per aumentare i vaccinati, per ridurre quarantene ed isolamento, e con le terapie intensive che non salgono in maniera così netta come l'anno scorso".

 

Le regioni tra giallo e arancione 

Terapie intensive che secondo l'Agenzia sanitaria per i servizi regionali risultano occupate al 13 per cento su scala nazionale, mentre il tasso per quel che riguarda i ricoveri da Covid è al 17 per cento: dati che in entrambi i casi sono oltre le soglie di guardia, fissate rispettivamente al 10 e al 15 per cento. Un contesto che vede oggi 7 regioni (Calabria, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Veneto e province autonome di Trento e Bolzano) in zona gialla e nuovi cambi di colore all'orizzonte, già a partire da lunedì.

È il caso del Lazio, per esempio, con l'assessore regionale alla Salute Alessio D'Amato, che già nei scorsi ha annunciato l'intenzione della regione di alzare il livello di controllo e passare autonomamente in giallo, al di là delle decisioni che verranno prese nel corso del monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità. Qui, intensive e ricoveri hanno tassi del 16 e 17 per cento. Potrebbero cambiare colore anche la Lombardia (rianimazioni al 12 e ricoveri al 18 per cento), il Piemonte ( 16 e 20 per cento), con situazioni al limite in Sicilia, Umbria, Emilia-Romagna e Abruzzo.

E c'è chi rischia anche il passaggio in arancione: in Liguria i respiratori sono impiegati al 17 per cento e i ricoveri sfiorano il 30 per cento, uno scenario simile a quello calabrese ( 15 e 30 per cento). Mentre il cambio di colore è “ormai inevitabile” per le Marche come ha detto il presidente di regione Francesco Acquaroli, ed è vicino per il Veneto. Tutte situazioni che verranno affrontate e chiarite nella cabina di regia a cui partecipa anche il ministero della Salute, prevista per domani.

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