Draghi a Bruxelles difende i tamponi alle frontiere. L'Ue irritata (ma non troppo)

Oggi i capi di stato e di governo si incontrano per parlare anche di pandemia, dopo la decisione dell'Italia che mette in discussione il green pass europeo. Anche la Grecia segue il modello italiano 

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Oggi Mario Draghi potrebbe essere chiamato a dare spiegazioni sulla decisione del suo governo di imporre tamponi anche alle persone completamente vaccinate e in possesso del Certificato Covid dell'Ue che arrivano da altri stati membri. Nonostante l'Italia non sia l'unico paese ad aver scelto questa strada (anche Portogallo e Irlanda lo hanno fatto), alcune capitali sono particolarmente irritate perché la decisione mette in discussione lo stesso Certificato Covid dell'Ue. Altri governi, pur aspettandosi un chiarimento da Draghi, sono più comprensivi. “E' un diritto individuale degli stati membri di prendere questa decisione”, ha spiegato un diplomatico di uno stato membro: “Cerchiamo il più possibile di farlo collettivamente, ma a seconda di situazioni specifiche c'è sempre la possibilità per decisioni nazionali o ragionali”.

Secondo il diplomatico, “sui tamponi intra-Ue, per il momento la situazione è ragionevolmente gestibile, anche se alcuni come Italia stanno prendendo nuove misure. Ma probabilmente dovremo adattarci all'inizio dell'anno per Omicron e non sappiamo ancora cosa ci aspetta”. L'effetto domino che può portare alla fine del Certificato Covid, tuttavia, è già iniziato. Ieri è stata la Grecia ad annunciare che richiederà a tutti i viaggiatori – compresi quelli completamente vaccinati dai paesi dell'Ue – un tampone molecolare per entrare.

 

Anche ieri la Commissione di Ursula von der Leyen si è mostrata irritata per le modalità con cui l'Italia ha introdotto l'obbligo di test per l'ingresso dei cittadini europei. "Non abbiamo ricevuto nessuna notifica dall'Italia", ha detto un portavoce, ricordando che gli stati membri “sono obbligati a informare” la Commissione e gli altri governi su eventuali restrizioni ai viaggi. Il portavoce ha ricordato che le restrizioni come i test e le quarantene per chi ha il Certificato Covid devono essere "proporzionate", "giustificate" e “di breve durata”. La previsione di questa newsletter però è che la Commissione non andrà oltre qualche parola di rimprovero.

 

“A volte gli stati membri devono agire in fretta”, ha detto una fonte della Commissione. Luciano Capone e Giovanni Rodriquez spiegano che le frontiere blindate sono una falsa sicurezza del governo su Omicron. In realtà, la stretta dell'esecutivo per chi si sposta tra stati dell'Ue (tamponi anche per i vaccinati) è una misura che dà una finta certezza, al prezzo di minare la fiducia nei vaccini e tra paesi europei.

Intanto, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ieri ha pubblicato una valutazione del rischio molto allarmante sulla variante Omicron. Una parte del contenuto era stato anticipato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, davanti al Parlamento europeo. “Per metà gennaio Omicron sarà la variante dominante in Europa”, ha detto von der Leyen. La presidente della Commissione ha voluto rassicurare: “Abbiamo contratti che prevedono vaccini adattati alle varianti e per Omicron l'adattamento del vaccino richiederà al massimo 100 giorni”. Nella sua valutazione del rischio, l'Ecdc è molto meno rassicurante. La raccomandazione è introdurre misure immediate per ridurre i contatti sociali e imporre altri interventi non-farmaceutici. Altrimenti - avverte l'Ecdc - i livelli di trasmissione di Omicron “potrebbero sopraffare rapidamente i sistemi sanitari dell'Ue”.

Oggi, comunque, il Consiglio europeo non si occuperà di obbligo vaccinale, come aveva suggerito Ursula von der Leyen quando un paio di settimana fa aveva chiesto una discussione a livello di Ue sul tema. La questione è stata snobbata da ambasciatori e sherpa che hanno preparato la riunione di oggi del Consiglio europeo. “Alcuni stati membri potrebbero sollevare il tema. Ma non c'è una dimensione europea”, ci ha spiegato una fonte del Consiglio europeo: “L'obbligo vaccinale rientra nelle competenze nazionali”.

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