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Irrazionali a chi? Quell'Italia che il Censis non vede

Claudio Cerasa

Prime dosi in aumento, file per i booster, niente isterie sul super green pass, pil in  gran forma, consumi su. L’ondata della razionalità italiana celebrata dalla Zeit, con un grazie a Draghi e al salvifico trasformismo

Irrazionali a chi? C’è un’Italia che il Censis non vuole vedere ed è quella che ci si propone di fronte ai nostri occhi ormai da mesi. E’ l’Italia che con disciplina si vaccina a ritmi da record e che continua a farlo con ordine anche in tempi di booster (prime dosi di domenica: 30 mila). E’ l’Italia che con responsabilità non batte ciglio di fronte all’introduzione del green pass (sono 53,7 milioni le persone che avevano almeno un green pass fino a due giorni fa) e che con pazienza accetta di essere controllata un po’ di più nella stagione del super green pass (ieri molti controlli, pochi disordini). E’ l’Italia che nonostante tutto, nonostante la paura delle varianti (la Omicron, ha detto ieri Anthony Fauci, potrebbe fare un po’ meno paura del previsto), nonostante la paura del futuro continua a offrire segnali incoraggianti. E continua a offrirli da molti punti di vista, non solo per le velocità al momento differenti che esistono rispetto alla moltiplicazione dei contagi in Europa.

 

Sul fronte economico, l’Italia è uno dei due paesi, insieme alla Francia, a trainare l’economia europea, è uno dei pochi paesi in Europa ad aver registrato nelle ultime settimane un aumento della fiducia dei consumatori ed è uno dei paesi in Europa ad aver registrato in termini assoluti, come segnalato ieri dall’Istat, un aumento significativo dei consumi dei beni non alimentari. La Zeit, prestigioso settimanale tedesco, qualche giorno fa si è chiesta quale sia il segreto dell’Italia e ha offerto due spunti di riflessione interessanti. Il primo spunto riguarda la presenza al governo di Mario Draghi, ovviamente, e la Zeit nota che l’arrivo dell’ex governatore della Bce ha avuto un impatto non solo per ciò che riguarda l’ambizioso piano di riforme presente nel Pnrr ma anche per ciò che riguarda la capacità dell’Italia di mescolare bene le tre “P” che governano la pandemia: prudenza, pazienza, prontezza.

 

Il secondo spunto riguarda un elemento meno scontato che la Zeit fotografa bene e che ha a che fare con una delle virtù più appassionanti e meno raccontate del nostro sistema politico: “Mario Draghi – scrive la Zeit – oggi può avere successo anche perché le istituzioni democratiche italiane si sono dimostrate sorprendentemente resistenti”. Dire che le istituzioni democratiche del nostro paese si sono dimostrate sorprendentemente resistenti significa dire due cose. Significa dire che i sette anni di Sergio Mattarella al Quirinale verranno ricordati come gli anni in cui l’Italia è riuscita a prosciugare la retorica dei professionisti del populismo mettendoli democraticamente alla prova e costringendoli poi a diventare i peggiori nemici di se stessi. Ma significa anche altro e significa riconoscere che il Parlamento più improbabile della storia della democrazia italiana, popolato da un numero considerevole di parlamentari che avevano più dubbi sull’euro che sulle scie chimiche, è riuscito a tenere testa all’arrivo degli unni (governo gialloverde) e all’arrivo della pandemia (governo Covid) anche grazie alla presenza di una caratteristica della nostra democrazia rappresentativa che ci auguriamo che andrà a guidare con saggezza anche il prossimo appuntamento quirinalizio: il trasformismo.

 

Non ci sarebbe stato il passaggio dal Conte 1 al Conte 2 senza il trasformismo in senso lato di Giuseppe Conte e non ci sarebbe stato il passaggio dal Conte 2 al Draghi 1 senza il trasformismo veicolato da un gruppo parlamentare che ha avuto un ruolo importante nel passaggio da un governo all’altro (quello di Renzi: Italia viva, trasformismo viva) e senza il trasformismo politico portato avanti dai movimenti populisti disposti a rimangiarsi tutte le promesse del passato (dall’euro ai gilet gialli) per essere al governo. La quarta ondata fa sempre paura, certo, ma la presenza di un’ondata di razionalità è l’altro booster che serviva all’Italia per avere più fiducia in se stessa e proteggersi con tutte le armi a disposizione, whatever it takes, da tutti coloro che ogni giorno tentano in tutti i modi di piazzare sulle spalle dell’Italia un bel braccio di silicone. Vaccini, prontezza, responsabilità, prudenza, ordine e controllo: caro Censis, irrazionali a chi?

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.