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Fine di un'Italia commissariata

L'urgenza di Draghi al Colle spiegata da due sovranisti molto chic

Giuliano Ferrara

Eletto al Quirinale, secondo Festa e Sapelli, Draghi potrà contribuire a impostare e forse a risolvere la questione del ritorno dell’Italia alla politica, fuori dal commissariamento dei competenti

Un opuscolo di Lodovico Festa e Giulio Sapelli, titolari del più malizioso e intelligente “pensiero confuso” della nazionalità opposto al modesto ma efficace “pensiero unico” della globalizzazione, mostra le due facce di Mario Draghi (“Draghi o il caos”, editore Guerini e Associati). I due pamphlettisti di rango (Festa fu anche tra i fondatori di questo Foglio) pensano che, eletto al Quirinale, Draghi potrà contribuire a impostare e forse a risolvere la questione del ritorno dell’Italia alla politica. Sarà la fine, da lui paradossalmente gestita, del commissariamento dei competenti che ha confinato l’Italia nell’orbita di un’Europa franco-tedesca. Per soprammercato si darà il via all’integrazione dei populismi in una riforma costituzionale dell’Unione basata sulla confederazione di responsabilità nazionali accresciute e capaci di rilegittimare con il sigillo degli elettorati o delle masse popolari un sistema sfibrato dalle pratiche minime del mercantilismo affidato alle élite secondo il modello storico di Jean Monnet. Due sovranisti intellettualmente chic, per così dire, che occhieggiano con stile anche un po’ snob alla Lega e disprezzano la deriva castale del Pd, guidato (dicono) da un “prefetto” imposto dalla Francia, trovano realisticamente in Draghi, il cui curriculum è per definizione il contrario della loro macchina desiderante, la soluzione a quasi tutto.

Il nostro è nella loro visione un paese debole, disgregato, esposto alle avventure e alle influenze maligne del sistema unico della globalizzazione mercantile, e proprio Draghi, un uomo dello stato italiano, di Bankitalia, di Goldman Sachs, della Bce, per molti anni partner affidabile della Merkel, loro bestia nera, ha ormai l’autorevolezza e la forza istituzionale per una svolta politica dell’Italia che si risana e contribuisce al risanamento europeo nel segno del passaggio dalla piccola Unione del traccheggio alla grande Unione confederale che si fa forte delle sue nazioni. I poteri presidenziali ci sono, sono stati allargati e sperimentati ormai da decenni, per l’uscita dal caos o dalla nebulosa politica attuale la soluzione è che Draghi li eserciti. Il terzo paese europeo per rilevanza sarà la chiave per il passaggio da un’Europa senza base legislativa, senza forza popolare, senza responsabilità delle nazioni, a una creatura costituzionale nuova capace di contare nel mondo e di rendere robusto un sistema di comando letteralmente esausto.

Festa e Sapelli preferirebbero che questo processo procedesse dal basso, ma si rendono conto della difficoltà dell’impresa, effettivamente un po’ spericolata, e si affidano alla filosofia della storia hegeliana che predica il primato “della vita e della libertà del presente”. Pensano che la Merkel e Macron abbiano fallito, che una manina astuta governi gli scandali (da Fillon a Strache al povero Morisi) allo scopo di sorvegliare e punire chi si discosti dal pensiero unico, associano a dosi eccezionali di complottismo una comprensione storica e un’ampiezza di visione encomiabile, ma la cosa importante è che anche loro, da un punto di vista così lontano, convergono su Draghi presidente, come garante di un percorso al cui termine ci potrebbe stare qualcosa di abbastanza diverso dal portato della sua esperienza per come l’abbiamo fin qui conosciuta. Questa è la forza di Draghi, a ciascuno il suo.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.