ANSA/RICCARDO ANTIMIANI 

Editoriali

Le partite politiche da chiudere per il bene del paese (e dei partiti)

Redazione

Il dialogo che serve fra Pd e Lega su legge di Bilancio, legge elettorale e Quirinale

Matteo Salvini, insieme a Forza Italia, ha accettato la proposta di Enrico Letta di un incontro tra i leader dei partiti di maggioranza per organizzare il comune consenso alla legge di Bilancio, per evitare che le diverse spinte identitarie rendano ingovernabile il passaggio al Senato. Ha fatto bene, non solo sul piano tattico. Il dato politico è il riconoscimento comune di una responsabilità istituzionale, al quale manca per ora solo l’adesione del Movimento 5 stelle. Il dialogo tra Pd e Lega, che in un recente passato le due forze politiche sembravano limitare agli esponenti di governo tenendone fuori le segreterie, non trasforma la convergenza di governo in un’alleanza e tantomeno in una coalizione, ma permette di misurare e possibilmente di limitare le distanze, cominciando dalle questioni urgenti, gestione dell’economia e contrasto della pandemia, per poi allargarsi alle questioni istituzionali urgenti: elezione del successore di Sergio Mattarella e riforma della legge elettorale. 

Cosa lega l'elezione del presidente della Repubblica alla nuova legge elettorale

Per il Quirinale conviene a tutti i partiti, soprattutto a quelli che aspirano a guidare un governo dopo le elezioni, evitare di infilarsi in un tunnel oscuro di contrapposizioni nelle quali la farebbero da padroni i franchi tiratori e il colossale gruppo misto, per non parlare dell’immagine pessima che verrebbe da una lunga serie di votazioni inconcludenti. Più complessa appare la partita della legge elettorale, sulla quale però dovrebbe prevalere il buon senso, che sconsiglia di affidare a una quota maggioritaria, che sarebbe nella situazione attuale espressione di coalizioni forzate prive di effettiva coesione politica, le sorti del futuro governo. Si è già visto, a destra come a sinistra, che quel tipo di maggioranze non è in grado di governare stabilmente. È l’occasione per i partiti di esercitare un ruolo, unitario sul piano istituzionale, competitivo sul piano politico, che è quello che richiede la situazione del paese e anche, in fondo, lo stesso interesse degli stessi partiti.

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