ANSA PAOLO GIANDOTTI / QUIRINAL PRESS OFFICE

Passeggiate romane

Chi sogna Chigi si convincerà di mandare Draghi al Quirinale

Ecco perché Letta e Conte potrebbero fare su Draghi la stessa scommessa quirinalizia che potrebbero fare Salvini e Meloni

Nei gruppi parlamentari del Pd e del M5s si sta insinuando un  sospetto. Riguarda il pranzo di giorni fa tra Enrico Letta e Giuseppe Conte. Di quel pranzo, in realtà, non è trapelato un granché. Ma sono i fatti avvenuti dopo che hanno acceso la fantasia, nonché alimentato le paure, dei parlamentari dem e dei loro colleghi del M5s. Dopo quell’incontro, Letta è andato giù sparato con la legge Zan, nonostante una apertura formale via tv alla mediazione, dopodiché lui e i suoi fedelissimi sono partiti all’assalto di Italia viva nel tentativo di spingerla fuori dal perimetro del centrosinistra. Un attacco talmente duro che i renziani che sono ancora dentro il Pd non hanno a tutta prima compreso. Solo dopo hanno capito che riguardava anche loro. O meglio riguardava la loro permanenza nelle liste che il Pd presenterà alle  elezioni politiche.
 

Dopo l’assalto all’arma bianca a Italia viva, è arrivato Giuseppe Conte con la sua intervista a Lucia Annunziata in cui ha aperto all’ipotesi di Mario Draghi alla presidenza della Repubblica. Apertura seguita dalla rassicurazione sul voto: Draghi al Quirinale non significa che la legislatura finisca prematuramente. Rassicurazione obbligata, visto lo stato di agitazione dei parlamentari 5 stelle, ma che non ha rassicurato nessuno.

Nel Pd c’è chi cerca di preparare la controffensiva. Alcuni suoi esponenti provenienti dalle file della Dc si sono già dati da fare e hanno contattato Salvini per sapere se sarebbe disposto ad appoggiare la candidatura di Pier Ferdinando Casini al Quirinale. Una candidatura che garantirebbe lunga vita al Parlamento.

Al Nazareno, però, sede del Pd, si sussurra anche un’altra verità, sulle ragioni che potrebbero spingere alla fine Enrico Letta e anche Giuseppe Conte a fare su Draghi la stessa scommessa quirinalizia che potrebbero fare i due leader della destra sovranista, ovvero Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E la scommessa è presto detta: non opporsi alla candidatura di Mario Draghi al Quirinale non sono per una ragione di metodo, se Draghi finisce nel calderone delle votazioni quirinalizie senza trovare i voti necessari per andare al Quirinale la sua esperienza a Palazzo Chigi rischierebbe di essere comunque finita, ma anche per una ragione di merito, che riguarda un particolare di cui pochi tengono conto. Che è questo: Enrico Letta ha capito di avere qualche carta da giocare in più rispetto al passato per provare a tornare un giorno a Palazzo Chigi e in vista di uno scenario positivo per il centrosinistra non avere un Draghi come competitor a Palazzo Chigi potrebbe aiutare a non allontanarsi da quell’obiettivo. Solo congetture? Forse no.

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