Il sindaco di Codogno Francesco Passerini (foto Ansa)

l'intervista

"La Lega vuole governare. I no vax come Borghi e Donato? Non so chi siano". Parla il sindaco di Codogno

Luca Roberto

Francesco Passerini è stato riconfermato nella città simbolo dell'emergenza sanitaria. "Nel partito è prevalsa la linea responsabile dei governatori. Le uscite dei complottisti? Non mi riguardano. Qui da noi siamo tutti vaccinati e il green pass ha funzionato"

Francesco Passerini dice che "l'adrenalina della vittoria sta pian piano scemando". È stato riconfermato sindaco di Codogno con il 72 per cento. Nell'epicentro della voragine Covid, il posto che si cerchiava di rosso sulle cartine geografiche quasi fosse la Chernobyl d'Italia, ha convinto tutti o quasi. "Non me l'aspettavo, ma credo sia stata premiato il senso di comunità che abbiamo saputo costruire in un momento drammatico, cercando di non lasciare indietro nessuno. Se solo ci ripenso a quei giorni, mi vengono i brividi", confessa in questo colloquio con il Foglio. Se ci siamo rivolti a lui è perché è diventato giocoforza un simbolo di successo nel bel mezzo di una tornata elettorale non proprio idilliaca per il centrodestra. E per la Lega, in primis, il cui segretario ha già innescato una sorta di redde rationem con pericolosi riflessi sul governo. Conferma che la destra che vince è una destra moderata? "Sono sempre stato abituato a essere pragmatico, risolutivo. E' l'unico modo per essere vicini ai propri concittadini. Senza impuntature ideologiche o identitarie. È un bagaglio che noi amministratori della Lega ci portiamo dietro in maniera naturale".

È quanto ha confermato al nostro giornale anche il sindaco di Novara Alessandro Canelli. E però non ci dirà mica che da sindaco della Wuhan d'Italia le abbiano fatto piacere le uscite dei deputati e senatori leghisti che si stracciavano le vesti contro il certificato vaccinale. I vari Borghi, l'eurodeputata Donato. "Chi? – risponde spiazzato Passerini –. No, devo essere sincero, non li conoscono e forse è un mio limite. Ma mi pare che siano rimaste delle voci isolate. Le dico soltanto che quando l'emergenza è scoppiata, al di là dell'ex premier Conte, una delle persone che mi è stata più vicina fu Matteo Salvini". Lo stesso che ostenta la propria convinzione free-vax. Non dovrebbe mettere al bando le ambiguità? "E' venuto qui da noi per un comizio e proprio qui ha ribadito che era vaccinato. Non credo abbia mai avuto dubbi a riguardo. Io in ogni caso ho le mie idee e sono molto chiare. Da noi i vaccinati sono circa il 90 per cento e credo che il green pass abbia dato una grossa mano. I vaccini sono la nostra principale arma per metterci alle spalle l'emergenza". 

Il presidente del Veneto Luca Zaia, che sempre più viene evocato in qualità di leader alternativo nella Lega, sostiene che il partito abbia un'anima di lotta e una di governo. La qualità del segretario sarebbe quella di contemperare le due componenti. Quando minaccia di far saltare il governo, Salvini ci riesce ancora? "Ribadisco, la Lega è una e ha le idee chiare. E cioè che al di là delle spaccature momentanee tutti devono mostrare senso di responsabilità. Soprattutto in una fase come questa", spiega il sindaco, che è anche presidente della provincia di Lodi. 

Torniamo alle amministrative. La Lega ha tenuto nei comuni medio piccoli ma ha fatto cilecca nei capoluoghi (il capogruppo alla Camera Romeo è stato capace di dire "abbiamo perso a Milano e Napoli ma vinto in comuni più grandi come Grosseto e Pordenone"). Crede anche lei che i candidati non fossero il massimo dalla vita? "Sicuramente si sono fatti degli errori, per esempio si potevano scegliere prima. Ma le amministrative nelle città hanno la particolarità di esprimere un voto diverso rispetto alle politiche". Cosa ci vuole perché il modello Codogno sia esportabile? "Serietà, concretezza e responsabilità. Sono le chiavi con cui abbiamo vinto qui. Credo possano funzionare anche a livello nazionale".