Gli effetti che le elezioni amministrative avranno su governo e partiti

Valerio Valentini

Letta si rafforza e guarda al centro. Salvini soffre il sorpasso della Meloni e tentenna. Conte è già azzoppato. Draghi tira un sospiro di sollievo. Le sfide nelle città, gli scenari in vista dei ballottaggi. Come cambiano le strategie delle due coalizioni

Un Pd che vince e convince, confermando e anzi migliorando i pronostici. Una destra dilaniata dalle lotte fratricide che annaspa praticamente ovunque. Un M5s relegato all'irrilevanza. Questa, in sintesi, la fotografia offerta dalle amministrative del 3 e 4 ottobre: una tornata elettorale da cui comunque il governo di Mario Draghi esce più rafforzato che indebolito.

 

Roma e Torino: la bocciatura del M5s spacca i grillini in vista dei ballottaggi

La sfida più attesa era ovviamente quella nella Capitale. E qui, come previsto, si andrà al ballottaggio tra quindici giorni. Se la giocheranno Enrico Michetti, candidato del centrodestra che raccoglie il 30,15 per cento dei consensi, e il dem Roberto Gualtieri, che insegue con 3 punti di ritardo (27,3). La sindaca uscente Virginia Raggi non va oltre il 19,08 per cento, rivelando l'inconsistenza delle aspettative grilline, e finisce dietro perfino a Carlo Calenda, che col suo logo barrato dal 19,82 per cento degli elettori si afferma come prima lista in città. "Noi comunque non daremo indicazioni di voto per il ballottaggio", annuncia la Raggi in conferenza stampa. Costringendo però Conte a una corsa sul filo nei prossimi giorni.

Altra città in cui il M5s cercava la riconferma è Torino. E anche qui, i risultati dei grillini sono assai deludenti. La candidata Valentina Sganga, che raccoglieva il testimone di Chiara Appendino, si ferma al 9 per cento. Al ballottaggio andranno Stefano Lo Russo, del Pd, e Paolo Damilano, civico filoleghista. Ci andranno, però, con proporzioni ribaltate rispetto ai pronostici della vigilia. Il candidato del centrosinistra, infatti, espressione dell'ala riformista dei dem, arriva prima col 43,8 per cento, mentre l'imprenditore benedetto da Giancarlo Giorgetti si ferma al 38,9 per cento.

I risultati di queste due città, dove il M5s esprimeva una giunta nella precedente consiliatura, testimoniano del sostanziale fallimento del "nuovo corso" lanciato da Giuseppe Conte. 

 

Napoli, Bologna e Milano: i trionfi del centrosinistra al primo turno, la disfatta della destra

Dato confermato, del resto, anche a Milano. Qui Giuseppe Sala, sindaco uscente sostenuto dal centrosinistra, vince agilmente al primo turno, col 57,7 per cento. Distantissimo Luca Bernardo, fermo al 31,97 per cento. Terzo arrivo Gianluigi Paragone, senatore ex grillino che umilia i suoi ex compagni. E in particolare quella Layla Pavone che doveva rappresentare il progetto contiano di radicamento al nord e che però resta fuori dal Consiglio comunale con il suo 2,7 per cento.

Passano al primo turno anche Matteo Lepore a Bologna (61,9 per cento) e Gaetano Manfredi a Napoli (62,9 per cento). Qui il centrosinistra si presentava in modalità rossogialla: ma se a Napoli il M5s riesce a stare sopra al 10 per cento, a Bologna la lista grillina non supera il 3,4 per cento.

 

Il centrodestra si salva solo dov'è a trazione moderata. E la Meloni scavalca Salvini

Ci sarà poi un terzo ballottaggio. A Trieste, infatti, il civico berlusconiano Roberto Dipiazza si ferma al 46.9 per cento. Francesco Russo, candidato del Pd, raccoglie il 31,6 per cento. Segnale, però, di come il centrodestra sappia essere davvero competitivo, al momento, solo presentando candidati moderati. E infatti a salvare l'onore della coalizione ci pensa Roberto Occhiuto, esponente antisovranista di Forza Italia e capogruppo azzurro alla Camera, che viene eletto presidente della regione Calabria col 54,7 per cento. Nella sfida interna al centrodestra, peraltro, si segnala la netta vittoria di Fratelli d'Italia ai danni della Lega. "Il sorpasso? Neanche se arrivassero gli alieni", aveva detto mesi Matteo Salvini. E invece dovunque, tranne che a Milano, si vede superato dalle liste di Giorgia Meloni.

 

Letta guarda al centro e ammicca al Cav. La nuova linea del segretario del Pd, eletto alla Camera

Se il centrodestra sbanda, però, anche il centrosinistra sembra destinato a esplorare nuove rotte. Perché Enrico Letta, dopo lunghi mesi di accondiscendenza verso le bizze grilline, nel discorso fatto per celebrare la sua vittoria al collegio senese per le suppletive alla Camera, ottenendo 12 punti di vantaggio in una terra ormai da tempo ostile alla sinistra, sembra piuttosto rivolgere il suo sguardo al centro. Ammicca a Berlusconi, detta un'agenda nuova che vede al centro temi come "sicurezza e libertà", e lancia un messaggio a Palazzo Chigi: "Questa vittoria del centrosinistra è importante perché rafforza il governo Draghi". 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.