Irrilevante se è in coalizione, umiliato se va da solo. L'analisi del tracollo del M5s

Valerio Valentini

L'effetto Conte non c'è. La tesi della terza via si rivela una strada senza uscita, e anche quando prova a far perdere il centrosinistra, come a Rimini, il M5s fa tilt. Le giunte uscenti vengono sonoramente sconfitte. E quando si allea col Pd, il grillismo si rivela ininfluente 

C'è la via solitaria, quella del "né con la destra né con la sinistra". A Roma, a Torino, a Milano e a Rimini è stata questa la strada battuta dal M5s. E poi c'è la soluzione rossogialla, quella che vede i grillini alleati del Pd, come a Bologna e Napoli. In un caso e nell'altro, il fallimento del movimento di Giuseppe Conte è fotografato dai numeri. Eloquenti, impietosi. 

A Roma e Torino, le città che il M5s governava, la sconfitta è bruciante. Nella Capitale, dove Conte ha benedetto la corsa solitaria di Virginia Raggi, la sindaca uscente si ferma al 19,9 per cento, col simbolo del M5s barrato però solo dall'11,4 per cento degli elettori, risultando la quarta forza in città, dietro FdI (17,8), lista Calenda (17,8) e Pd (16,3). Nel capoluogo sabaudo, invece, dopo aver a lungo cercato di imporre al Pd locale un'alleanza a sostegno del candidato civico Guido Saracco, i grillini di Chiara Appendino sono stati costretti ad andare da soli. La sindaca ha preferito non ricandidarsi, e i risultati forse spiegano il perché. La lista del M5s si ferma all'8,4 per cento, con la candidata Valentina Sganga che non va oltre il 9,4. Più in piccolo, anche Chioggia offre lo stesso scenario. Lì il M5s, dopo cinque anni di governo, si è presentato in solitaria con Daniele Stecco: ottiene l'8,6 per cento che lo rendono la quarta forza in campo a livello di candidati, e dunque anche laddove si fosse unito al Pd (19 per cento) non avrebbe contribuito a scongiurare la vittoria al primo turno del centrodestra (55 per cento).

A Milano, Layla Pavone, carneade voluta da Conte come candidata nonostante le critiche da lei ricevute, ottiene al momento il, 2,7 per cento dei consensi. Significa, per il M5s, restare fuori dal Consiglio comunale. E significa anche lo smacco di vedersi superare perfino dall'ex senatore a cinque stelle Gianluigi Paragone, che con la sua lista No euro e No Vax scavalca di poco la soglia del 3 per cento. Umiliazione analoga quella subita a Trieste. Dove il M5s, correndo in solitaria con Alessandra Richetti, finisce addirittura quinta col 3,4 per cento, surclassata anche dalla lista antivaccinista 3V, che ottiene il 4,5 per cento. E dunque in ottica ballottaggio, il dem Francesco Russo, piuttosto che inseguire l'inconsistente M5s, potrebbe rivolgersi al candidato di sinistra Riccardo Laterza, che si aggiudica l'8,4 per cento dei voti.

A Rimini, l'illusione autonomista del M5s si rivela ancora più surreale. I grillini locali avevano infatti convinto Conte a non sostenere il candidato del Pd, Jamil Sadegholvaad, e a correre in sostegno dell'indipendente Gloria Lisi. La quale prende l'8,9 per cento, col M5s fermo ad appena il 2,6 per cento. mentre il centrosinistra vince al primo turno col 51,6 per cento.

Notevole, in negativo, anche il risultato a Bologna. Matteo Lepore trionfa infatti col 62 per cento. E il M5s contribuisce in modo insignificante, con appena il 3,3 per cento dei consensi raccolti dal capolista Max Bugani, capo staff di Virginia Raggi e grande pretoriano di Conte. Lo stesso Bugani che nel 2016 si candidò a sindaco ottenendo il 16,6 per cento. E in fondo anche a Napoli, a cui Conte si aggrappa per salvare la faccia, dimostra che, numeri alla mano, il contributo del M5s alla vittoria di Gaetano Manfredi non è decisivo: perché l'ex ministro dell'Università ottiene il 64,1 per cento, triplicando il 21 per cento di Catello Maresca, e il M5s raccolgie solo il 10,8 per cento: due punti in meno rispetto al Pd, in quella che è la capitale morale del grillismo. 

Infine, la Calabria. Dove il centrosinistra subisce una netta sconfitta da parte del forzista Roberto Occhiuto, e dove però la differenza tra il Pd e il M5s, che sostenevano insieme Amalia Bruni, è evidente: coi dem che raccolgono il 14,2 per cento e i grillini che non vanno oltre il 6,1. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.