Il racconto

Meloni e Salvini alla ricerca di un colpevole: "È tutta colpa dell'Alitalia"

Se non coincidono i loro tempi e le loro agende, come possono fare coincidere il pil con il deficit, il Pnrr con le riforme? La crisi della destra in una frase

Carmelo Caruso

Ipotesi di complotti, sabotaggi per giustificare una coalizione in sofferenza. Il mancato incontro a Milano fra i due leader della destra diventa colpa del traffico. E nella lista entrano le interviste di Giorgetti e Berlusconi. Il catalogo sovranista dei colpevoli

Sono sicuri di non farcela e ricorrono dunque alla giustificazione un po’ minchiona, la ragione del grande crollo, la causa del mancato incrocio, il solito “è tutta colpa sua”. È infatti più bella della casa “a mia insaputa”, della “droga che mi serve per pulire l’argenteria”, questa difesa d’ufficio di Giorgia Meloni e Matteo Salvini che, rappresentati dall’avv. sen. Ignazio La Russa, hanno spiegato il loro “arrivederci, me ne vado”, il “non posso più aspettare, devo prendere un treno” con la più formidabile delle scuse, il più sorridente “mi perdoni, ma come sa…”.

 

Se Salvini e Meloni non riescono a vedersi, sarebbe infatti tutta “colpa dei ritardi dell’Alitalia. Sapete come funziona”. È il cielo che complotta. Salvini è infatti partito per Roma mentre Meloni arrivava a Milano. Se non coincidono i loro tempi e le loro agende come possono fare coincidere il pil con il deficit, il Pnrr con le riforme? E va bene che avevano tutte le ragioni del mondo e che desideravano entrambi non farsi vedere tutti insieme a quel Luca Bernardo, “il pistolero un po’ pistola”, “il tanghero del Duomo”, il loro candidato a Milano che rimane fermo per strada con la sua Vespa perché ha finito il carburante (datemi i soldi!).

 

È tuttavia l’arringa del simpaticissimo La Russa che è destinata a fare epoca e che anticipa la grande notte delle scope, questa “colpa dell’Alitalia” che è la più classica delle scatole nere, l’alibi italiano. Hanno in pratica individuato il grande responsabile nella compagnia aerea che di fatto è già scomparsa, sostituita dalla piccola Ita che proprio in questi giorni ha cominciato la sua campagna promozionale. Non sorridete. C’è di più in questa sconclusionata ricerca di un (non) senso. È solo la vigilia dei legali al capezzale, come i medici di Pinocchio che auscultano il corpo del burattino e offrono versioni e ricette diverse. Il tontolone Bernardo, che per una volta voleva dirla giusta, ha declinato alla meneghina e dato la colpa “al traffico della città” perché con il “traffico”, non solo a Palermo, non si sbaglia mai. Salvini nelle ultime dirette parla del caso Morisi come anomalo, un quasi complotto, a cinque giorni dal voto. Nel suo caso, l’elenco di colpe si arricchisce.

 

Può essere colpa di Giancarlo Giorgetti e della sua intervista rilasciata a La Stampa, l’intervista che di fatto si fonda sempre sulla sua vecchia idea che questa destra “è un armata Brancaleone”. Si è aggiunto Berlusconi che ha precisato: “Meloni e Salvini a Palazzo Chigi? Per carità, non scherziamo”. L’ha smentita, ma il direttore de La Stampa si dice pronto a offrire la sbobinatura. Nel catalogo dei sabotatori entra dunque anche La Stampa. E prima ancora erano “i salotti”, che a Roma sono sempre “poteri forti” che stanno con Calenda (lo pensa anche il Pd). In FdI c’è adesso l’inchiesta di Fanpage contro il loro europarlmentare Carlo Fidanza. Il grande nemico resta poi sempre “l’astensionismo”, che secondo Salvini e Meloni cresce perché in questo “paese è ormai impossibile votare”. Sono secondi a Berlusconi anche in questo. Quando perse contro Romani Prodi cominciò a parlare del “broglio”, chiese di ricontare le schede che è una vecchia ossessione italiana dai tempi del referendum repubblica contro monarchia. L’Alitalia, il traffico, i rumeni contro Morisi, i nazisti a Milano che non sarebbero nazisti, non avendo un vero programma, non avendo classe dirigente: Salvini e Meloni hanno dato mandato a La Russa di tutelarli nella sciagura. Non si presentano in realtà alle elezioni amministrative ma sembrano gli studenti che convocati di fronte al professore sono impreparati e senza libri. Solo Berlusconi, ultimo vero federatore, li può giustificare di fronte agli elettori e al preside Mario Draghi. Il tramonto della destra è tutto in questa frase. Da “è tutta colpa dei comunisti” a “è tutta colpa dell’Alitalia”.

 

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio