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Editoriali

Antifascismo intermittente

Redazione

Il Pd e i “fascisti”: lotta senza quartiere, a meno che non siano nostri alleati

Le polemiche estive hanno riproposto le tematiche dell’antifascismo, un sempreverde che torna alla ribalta quando non c’è molto altro di cui parlare. Un’uscita idiota del sottosegretario leghista Claudio Durigon, che intendeva restituire a un parco, togliendola ai giudici Falcone e Borsellino, l’intitolazione originaria ad Arnaldo Mussolini (che peraltro aveva resistito per settant’anni dopo la Liberazione senza che nessuno se ne scandalizzasse) ha dato fuoco alle polveri, con richieste di dimissioni e petizioni popolari.

 

Ha fatto notizia anche l’invito, poi revocato, a un dibattito di una festa dell’Unità a un singolare personaggio di FdI che si è fatto ritrarre in divisa hitleriana. La vigilanza antifascista va sempre bene, anche quando i pericoli non sono imminenti. Ma questa vigilanza risulta intermittente. Un po’ più serio, per la sinistra, è l’appoggio di Michele Emiliano al sindaco “fascista” di Nardò che, a sua volta, aveva sostenuto la rielezione del governatore pugliese. Ma qui si entra in un altro campo, quello dell’utilizzo, quando serve, degli odiati fascisti da parte degli antifascisti militanti.

Tutti ricordano come Gianfranco Fini, delfino di Giorgio Almirante, divenne improvvisamente per la sinistra un novello De Gaulle quando serviva a far fuori Silvio Berlusconi. Pochi, invece, probabilmente hanno memoria della breve partecipazione di Romano Misserville, già esponente di punta del Msi che aveva litigato con Fini, al governo di Massimo D’Alema come sottosegretario alla Difesa.

Dopo pochi giorni rilasciò un’intervista in cui paragonava, lodando entrambi, D’Alema ad Almirante e questo concluse la sua breve esperienza governativa. Ma il ribaltone del “fascista” Misserville era andato bene per portare il primo “comunista” a Palazzo Chigi. Come funziona questo inopportuno uso politico dell’antifascismo l’ha spiegato bene Carlo Calenda: “Già dicono che sono fascista, la formuletta che rivela la natura di questa sinistra della doppia morale. Loro sono i buoni, tutti gli altri sono fascisti. A meno che poi non si alleino con loro”.

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