Il caso

Sicilia, Cancelleri lancia lo schema Draghi. Ma il M5s: no, è una caponata indigesta

Al via le grandi manovre in vista delle elezioni del prossimo anno. Letta e Conte pensano a Provenzano, ma c'è chi guarda altrove

Simone Canettieri

Il sottosegretario, vicino a Di Maio, prova a fare come  Di Maio. Ma gli riesce male e viene subito contestato

Se a Luigi Di Maio riesce così bene, perché non posso provarci anche io? E così Giancarlo Cancelleri, sottosegretario grillino alle Infrastrutture, è sceso nella sua Sicilia e  non se l’è tenuta: “Per le prossime regionali serve un modello Draghi, a Roma funziona: dobbiamo allargarci ai moderati”. E quindi altro che fronte rossogiallo con il Pd.

No, il super pontiere (nel senso di quello sullo Stretto) Cancelleri ha pensato a Forza Italia, a Gianfranco Miccichè. Il boato è arrivato fino a Roma. Perché l’opzione Ursula rischia di essere più che altro un piatto di caponata: di quelle che non vanno su né giù. A Giuseppe Conte ed Enrico Letta, che per le regionali dell’anno prossimo hanno un’altra idea.  


La Sicilia da un pezzo non è più il granaio di voti del M5s. E le bracciate di Beppe Grillo con Gianroberto Casaleggio a  seguirlo da sopra un barchino sono curve nella memoria.  

E quindi Cancelleri, che fu bis candidato governatore e bis perdente, ha pensato che serve un’idea: un piano, qualcosa di forte, come quelle che vanno di moda a  Roma. Dietro al buon proposito di “unire i migliori pezzi della regione per riuscire a portare avanti sfide importanti”, ha lanciato la proposta: modello Draghi per l’isola. Pensando poi magari dentro di sé, con le fregole di chi a forza di assistere a certi colpi scalpita e vuole tentare anche lui, provo la dimaiata. Solo che l’uscita di Cancelleri è stata stoppata da tutti i grillini insulari e continentali.

I deputati M5s dell’Ars sono usciti in batteria: Antonio De Luca, Luigi Sunseri, Stefano Zito. E tutti in maniera molto feroce nei confronti del loro ex collega atterrato da due governi al ministero di Porta Pia: “Parla a titolo personale, Cancelleri. Non ci sono le condizioni, niente ammucchiate. Modello Draghi significa anche Lega? Ma stiamo scherzando!”.  

Le lingue maligne poi hanno aggiunto che dietro a questa sorpresa ci fosse la volontà di Cancelleri di riprovarci, di fare il tris, anche se le regole del M5s non lo permetterebbero. Ma sono cattiverie, magari. Qui si parla di politica. Giuseppe Conte, che all’idea di esportare il modello Draghi strabuzza gli occhi, non l’ha presa benissimo. Il Pd siciliano, con Anthony Barbagallo, è stato più cauto: d’altronde separare Berlusconi dalla Lega è sogno antico. Anche di Letta. Ma è anche una sfida complicata perché intanto i forzisti governano con Nello Musumeci. E dunque avanti con Ursula, semmai. Quante formule, quante alchimie, quante voci. Come quella di puntare l’anno prossimo su un perfetto prodotto del contismo di governo, un rossogiallo doc: l’ex ministro del Sud Peppe Provenzano, che ha anche i galloni di vicesegretario del Pd, mica scherzi. E così tutti si muovono, e tutti sono agitati sull’isola. I grillini più di tutti.

Anche perché nel nuovo Movimento di Conte, quando vedrà la luce e avrà la forza, ci sarà anche un referente locale per la regione. Sì, un segretario  siciliano: posizione a cui ambisce, e assai, l’europarlamentare Dino Giarrusso, ora guardiano e iena dell’avvocato di Volturara Appula. Anche se le voci di dentro del Movimento dicono che il pennacchio non dispiacerebbe nemmeno a Cancelleri, se la ricandidatura dovesse sfumare. Ma chissà.

Tutto si muove in Sicilia. Con tanto di frizzi e lazzi: come il passaggio di Valeria Sudano, senatrice di Italia viva, alla Lega. Non è la prima che passa la neo salviniana – a nulla è valsa l’opera di convincimento del capogruppo Davide Faraone siciliano come lei –: proviene da una famiglia di radicata fede democristiana nel capoluogo etneo. Democristiano è stato suo padre, già sindacalista della Cisl e poi uomo vicino a Nello Musumeci. La Sudano dovrebbe  portare in dote al Capitano anche anche Luca Sammartino, suo compagno di vita e consigliere regionale per Iv. E, soprattutto, campione di preferenze in terra etnea (è un imprenditore nel ramo della sanità privata e uomo dalle preferenze a bizzeffe: 32mila alle ultime regionali).  Manca più di anno, ma i giochi sono partiti in Sicilia: tutti puntano l’abbuffata, ma a qualcuno potrebbe rimanere indigesta la caponata.
 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.