(foto LaPresse)

la finta unità

Bernardo si presenta a Milano. Ma nel centrodestra è già tutti contro tutti

Luca Roberto

L'evento con il candidato sindaco e i leader della coalizione (tranne Meloni). Berlusconi in collegamento: "L''Europa è il nostro punto di riferimento". Santanché: "Per FdI l'unità è importante, per gli altri non so". Poi il litigio La Russa - Ronzulli

Ci sono tutti (tranne uno: la Meloni). E a dispetto della volontà di simulare unità, quel che si muove tutto attorno è una tensione perenne, un tutti contro tutti sempre sul punto di esplodere. Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi, Attilio Fontana e Daniela Santanché si ritrovano al Palazzo delle Stelline per presentare ai milanesi Luca Bernardo, il candidato della coalizione di centrodestra. Primario del Fatebenefratelli che, come dice Mario Giordano in apertura di evento, "in questi tre mesi si farà conoscere, anche se nel frattempo i milanesi già conoscono Sala, che forse è il suo più grande vantaggio". Quello scelto dopo miriadi di riunioni, tavoli e confronti andati sempre a vuoto. 

 

E insomma sfilano sul podio davanti allo slogan "Ci prendiamo cura di Milano" (il logo a riprodurre il Duomo composto da varie tonalità: ricorda il simbolo delle Olimpiadi 2026) uno ad uno. A partire dal governatore della Lombardia, che subito confessa di "credere molto in Luca perché rappresenta lo spirito ambrosiano in cui ci rispecchiamo. E' una persona concreta". Poi s'avvicenda con Lupi, il milanese-politico che più ci aveva speravo in un'investitura per correre contro Beppe Sala. Rivolgendosi al pediatra di fama si limita a una battuta: "Potrei dirti in bocca al lupo, ma se poi dici crepi devo iniziare a toccarmi". 

 

La scaletta prevede l'ordine rigoroso Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega. Ma quando chiamano sul palco Tajani, già si preannuncia la sorpresa. "Il presidente Berlusconi è in collegamento", dice il coordinatore forzista. Prende la parola il Cav., un po' affaticato. Parlerà una decina di minuti rispetto ai tre concordati. "Voglio dare il mio saluto particolare a tutti voi, agli amici di Milano. La scelta di Bernando è di comprovata competenza, un grande uomo di scienza". Questo per restare sul contingente. Perché poi l'occasione si fa più ambiziosa, e il tentativo è quello di rimarcare un indirizzo valoriale cui la coalizione dovrebbe uniformarsi: "L'Europa sarà sempre più il nostro punto di riferimento, con tutti i suoi limiti. In occasione della pandemia ha dimostrato però di saper esser solidale. Il Recovery plan è il piano Marshall che permetterà a Milano di rinascere". Nel frattempo guadagna l'ingresso quello che con Orbán e Morawiecki ha firmato una carta dei valori basata sulla "supremazia della nazione". Ma sono inezie. 

 

Meno ondivaga e sfumata sarà Daniela Santanché, che fa le veci di Meloni: "Siamo qua perché vogliamo vincere a Milano, perché i milanesi si aspettano molto di più. Per noi la coalizione è importante ma a volte ho l'impressione che non lo sia per tutti". Poco prima c'era stato uno scambio di battute ben meno prosaico tra Ignazio La Russa e Licia Ronzulli: quando scopre che la Meloni non presenzierà la forzista cerca di strappare il suo posto in prima fila. "Non me me frega un cazzo", si agita il colonnello meloniano. Che poi avrà modo di spiegare di non aver gradito "questa mania di esibirsi da parte di Forza Italia". Salvini, pizzicato da Giordano, non raccoglie la distonia, fa finta di niente: "Non dedico tempo alla sinistra che ci vorrebbe divisi". Anche se poi al segretario Letta dedica una parte di intervento che dovrebbe in teoria riguardare la città di Milano. "Spero mi stia ascoltando, e capisca che sul Ddl Zan quello che chiedono il Santo padre e tanti altri è una necessità. Discutiamo".

 

Il primario viene lasciato alla fine, come il dolce. Giordano lo congederà come è solito fare con il regista di Fuori dal Coro ("Lucaaaa!"). Rimane per diversi secondi in silenzio. "Perché il silenzio verso i più fragili è quello che prometto di abbattere", spiega. "Cosa ci ha lasciato Sala in questi cinque anni? City Life, i depuratori, Expo, sono eredità del centrodestra. Non ho visto una sola cosa fatta per le Olimpiadi del 2026". Altre priorità? "La sicurezza, uno dei punti fondamentali assieme all'economia". Chissà se in materia, come ha paventato Salvini in un'intervista alla Verità, gli si affiancherà davvero la consulenza di Rudolph Giuliani. Forse anche per "un uomo di scienza" costretto a convivere con messaggi ambigui sui vaccini (come quelli espressi da Salvini e Meloni) sarebbe troppo. Quasi quanto il trucco di presentargli una coalizione unita mentre tutti si scannano.