(Lapresse)

GranMilano

Gabriele o Amleto

Fabio Massa

Albertini e l’attesa (forse) di un’offerta vera. Ma intanto Lupi c’è, ed è un problemino
 

E’ impossibile parlare di (e anche parlare con) Gabriele Albertini senza addentrarsi in una selva di citazioni colte, in un dedalo di dichiarazioni lasciate qui e là, in intricati rimandi gesuitico-cinematografici che avrebbero meritato un qualche commento di Umberto Eco, che ci lasciò forse la migliore sintesi dell’attuale situazione politica a livello cittadino: “Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie”. Perché di novità vere, sotto al sole intermittente di maggio, ce ne sono poche (Beppe Sala è candidato  da tempo, e si mette al petto la medaglia della nuova Loreto). Sospetti di notizie, invece, ce ne sono tanti (toc toc, c’è qualcuno a destra?).

 

 

Il primo sospetto, che poi è una certezza, è che Gabriele Albertini è ancora combattuto. In lui convivono due anime. Da una parte quella del marito di Giovanna, donna decisa, nipote di un grande filantropo come Peppino Vismara, di sinistra ma non massimalista, irremovibile sui diritti. Quest’anima non vuole correre, perché vorrebbe dire mettere a rischio gli ultimi anni sereni di vita di coppia. E perché in fondo, e la battuta su Sala (da cui un battibecco godibile) ne è la dimostrazione, Albertini non pensa che l’attuale sindaco sia tanto malvagio, e comunque ritiene l’ex numero uno di Expo il migliore degli ultimi tre (tre, non due). Dunque non c’è bisogno di sacrificarsi per salvare la patria, poiché i barbari non sono alle porte.

 

Dall’altra parte, l’altra anima è quella che si commuove per l’affetto della gente che ancora rimpiange i bei tempi andati, e quella calcolatrice che non si commuove ma che misura anche le virgole dei sondaggi (tutti buoni considerato che l’ex sindaco non è nemmeno in corsa). Quella che non può non essere lusingata dal richiamo di una città prepotentemente in cerca di una identità post Covid. Poi c’è il risentimento verso Maurizio Lupi, che esiste. Non detto né espresso, il pensiero e il ricordo di quando Albertini non divenne ministro con Mario Monti, per colpa di Monti e di Lupi. E quella frase che attribuiscono a Silvio Berlusconi: se ci sarà Albertini non mi opporrò, ma i soldi li do solo se c’è Maurizio Lupi. L'avrà detta davvero o sono manovre di sottobosco, attorno al Cavaliere malato è innocente? Chissà. Certo è che ai sondaggi e al cuore non si comanda, e non si sa chi tra i due (sondaggi o cuore) vincerà. Fin quando non si risolve il rovello interiore, non si può escludere che Albertini sia in corsa. I big lo sanno, e “i tre Magi” (come li chiama lui) stanno concertando, confabulando, tramando, proprio pensando di far leva su una delle sue due anime.

 

Da questa prospettiva, la lettera mandata giorni fa a Libero diventa meno irrevocabile, meno perentoria,  smentibile se il richiamo fosse con voce univoca e il coro unanimemente entusiasta. Matteo Salvini ci prova insomma, anche se guarda con un occhio al calendario: tre mesi (giugno, luglio, settembre) con pausa agostana, sono abbastanza per buttare sulla scena anche un outsider senza speranze di vittoria e non farlo sfigurare. Ma non si può sprecare altro tempo. Albertini sa che la sua campagna non potrebbe che essere rapidissima, celere come un blitzkrieg. Non si può escludere nulla, quando si parla di Albertini, soprattutto quando il fattore tempo è dalla sua.

 

 

Si può escludere invece che Lupi sarà il capolista di Forza Italia. Quella che si sta affacciando come ipotesi non proprio peregrina è che Maurizio Lupi possa decidere di candidarsi in solitudine se il prescelto di  Salvini non sarà ritenuto all’altezza, oppure non rappresentativo delle istanze anche e soprattutto dei moderati. In concreto, che cosa vuole dire? Vuol dire che, seppur remotamente, non è escluso che Beppe Sala possa trovarsi di fronte a una situazione che neanche nelle sue più rosee previsioni avrebbe sognato: due candidati del centrodestra, e la matematica certezza che il ballottaggio è da escludere. Roba che se fosse stata orchestrata con intelligenza e accordi dietro le quinte, non si sarebbe potuta realizzare con tale precisione. Quando si dice l’eterogenesi dei fini.