Due grandi rifiuti in due giorni

I casi Bertolaso e Albertini, e il centrodestra impelagato nelle città

Il rischio di perdere il vantaggio (vedi Roma)

Marianna Rizzini

A Milano si era trovato l'accordo ma il possibile candidato si è sfilato, a Roma non ci si rassegna al "no" dell'ex capo della Protezione Civile. "Sono mesi che cerco di concludere, ma mi dicono sempre no", dice Salvini

Uno dice che aveva sempre detto no; l’altro che ringrazia tutti per la stima, ma che si tira fuori sennò sua moglie divorzia. E insomma Guido Bertolaso e Gabriele Albertini, rispettivamente potenziali candidati dei sogni per il centrodestra alle amministrative d’ottobre a Roma e a Milano, hanno fatto capire che la carica di sindaco non è in cima alla lista delle cariche appetibili in questo momento. E se a Roma (e non solo) soffre il centrosinistra, impelagato com’è lungo la direttrice malcerta dell’alleanza Pd-Cinque stelle, il centrodestra rischia di bruciare il potenziale che avrebbe. E invece: mancano i nomi, manca l’accordo, e quello che era partito come viaggio alla ricerca dei candidati, l’autunno scorso, con tanto di proclami sui “tavoli” periodicamente convocati per scandagliare i partiti (come voleva Giorgia Meloni) e la società civile (come voleva Matteo Salvini), rischia di diventare sabbia mobile. E proprio a partire da Milano, dove la Lega aveva puntato molto sull’ex sindaco Albertini, nonostante le divergenze di vedute precedenti (“parliamo la stessa lingua: è stato e sarebbe ancora un ottimo sindaco per Milano”, andava dicendo Salvini). Solo che da Forza Italia e Fratelli d’Italia non traspariva uguale entusiasmo. Fatto sta che, con una lettera affettuosa a Libero, Albertini ha ufficializzato il rifiuto, lasciando il centrodestra nelle condizioni di ripartire dal via. Chi indicare come antagonista di Beppe Sala? E se Forza Italia pensa a Maurizio Lupi, si parla anche di nomi di società civile, dal professore Maurizio Dallocchio al manager Roberto Rasia Del Polo, fino all’ex ad di Telecom Riccardo Ruggiero, cui guarda con favore Fratelli d’Italia. Il tempo è poco, ma di “tavoli” milanesi tra gli alleati di centrodestra non si parla. La road map non c’è.

 

A Roma, intanto, Forza Italia era convinta che Guido Bertolaso dicesse infine il suo “sì” (e ancora, tra gli azzurri, c’è chi spera in un ripensamento tardivo). Invece  è arrivato un “no” chiaro e tondo: “Come ve lo devo dire che non sono candidato?”, ha detto l’ex capo della Protezione Civile, invitando i suoi sostenitori a cercarsi qualcun altro. E il centrodestra si ritrova anche qui al punto di partenza (Salvini dice: “Sono mesi che cerco di concludere, ma gli altri dicono sempre no”). Con non pochi problemi di comunicazione tra alleati che, sul piano nazionale, sono uno al governo (Salvini) e l’altra all’opposizione (Meloni). Motivo per cui il tavolo per le amministrative non è stato convocato per molto tempo, anche viste le divergenze Lega-FdI sul Copasir, prima, e su coprifuoco e sfiducia a Roberto Speranza poi. Non solo: sul profilo dell’eventuale candidato Lega e FdI non hanno le stesse idee. Meloni preferirebbe un nome politico, Salvini da mesi va dicendo che per Roma ci vorrebbe un civico, e però il nome del manager Andrea Abodi è durato, come possibile candidato, lo spazio di un mattino. Restano sul campo come ipotesi, ma non si sa quanto solide, i nomi del giudice Simonetta Matone e della consigliera regionale di FdI Chiara Colosimo. Tuttavia l’elemento sotteso è un altro: il centrodestra punta davvero al Comune o vuole impegnarsi direttamente per la Regione? E così Roma, obiettivo possibile per la coalizione, sta diventando terreno scivoloso anche per Salvini e Meloni, nonostante il consenso. 

 


Salendo a nord, a Torino, dove il centrodestra converge su Paolo Damilano (ma dopo lungo penare), il governatore Alberto Cirio ha rinunciato alla propria lista civica, per cercare candidati per la lista di Damilano (cosa non semplicissima, visto il disaccordo precedente tra le varie componenti dell’alleanza). Anche a Napoli quello che pare accordo sul nome di Catello Maresca è stato in realtà un percorso accidentato, con tanto di strappo, in febbraio, di Fratelli d’Italia, che avrebbe preferito Sergio Rastrelli. Per non dire di Bologna, dove la coalizione, da undici giorni (fino a oggi), è impegnata in una complicata opera di “ascolto” della città. L’idea è: prima il programma, poi il nome. E  appare molto speranzosa la frase scritta su Twitter dal coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani qualche giorno fa: “Il nostro contributo al governo nazionale, a cominciare da vaccini e riaperture, è stato decisivo. Continuiamo così e prepariamoci ad affrontare al meglio la prossime amministrative”.
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.