Impostori della libertà

Claudio Cerasa

 Usare il tema della libertà solo per dare agli estremisti la possibilità di esercitare liberamente la propria professione di complottisti. Dal green pass ai diritti. Due parole sulla truffa di Salvini e Meloni

Il punto è sempre quello: il complotto. Il problema è sempre lo stesso: l’imbroglio. Il fine è sempre uguale: l’estremismo. I protagonisti del nostro pezzo di oggi si chiamano Matteo Salvini e Giorgia Meloni e a loro ci piacerebbe di cuore consegnare un riconoscimento speciale che potremmo intitolare così: impostori del giorno nella categoria dei difensori della libertà. Che si parli di vaccini, che si parli di Green pass, che si parli di diritti, che si parli d’Europa, lo spartito non cambia e Meloni e Salvini si sono ormai specializzati nel praticare una disciplina in cui cui non hanno rivali. Lo sport funziona così: si disegnano nell’aria alcuni nemici invisibili, i nemici invisibili vengono poi descritti con molti dettagli, i dettagli aiutano a trasformare i nemici invisibili in temibili mostri da combattere, i temibili mostri da combattere vengono descritti come dei nemici della libertà, i nemici della libertà vengono infine magicamente accostati ai propri avversari politici e i creatori di mostri si presentano infine di fronte ai propri elettori come gli unici in grado di difendere il mondo dai nemici invisibili che che hanno creato. I nemici invisibili possono di volta in volta variare, una volta possono essere i comunisti che mangiano i bambini, una volta possono essere gli europeisti che vogliono rubarci soldi, una volta possono essere i globalizzatori che vogliono distruggere la nostra economia, una volta possono essere gli euronomani che vogliono distruggere la nostra patria, una volta possono essere i progressisti che vogliono infilare gli aghi dei vaccini nelle braccia dei nostri bambini indifesi, una volta possono essere gli omosessuali che con le loro lobby vogliono conquistare il mondo. Ma alla fine dei conti il risultato non cambia: gli impostori della libertà, per autoaccreditarsi come veri difensori della libertà, hanno bisogno di creare finti nemici della libertà.

 

Il caso delle reazioni scomposte manifestate da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni rispetto alla proposta sul Green pass formulata lunedì scorso da Macron (se hai un Green pass, cioè se sei vaccinato o guarito o hai un tampone fatto nelle ultime 48 ore, puoi fare tutto; se non hai un Green pass, cioè se hai scelto di non fare nulla per proteggere non solo te stesso ma anche gli altri da un virus pericoloso, puoi fare meno) è sintomatico di questa impostura: si creano nemici che non esistono (la dittatura sanitaria: vogliono infilare gli aghi nelle braccia dei vostri figli) per autoassegnarsi in modo discrezionale la patente di difensori della libertà. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere (Giorgia Meloni ha persino cancellato i suoi tweet del 2018 quando suggeriva di lasciare “stabilire a chi ha competenze quali siano i vaccini obbligatori”: ci deve essere lo zampino di Orwell anche qui) e se non ci fosse di mezzo una pandemia che da un anno e mezzo ci ricorda più o meno ogni giorno che per difendere la libertà bisogna difendersi dal virus non da chi il virus prova a combatterlo (a proposito: Salvini e Meloni cosa aspettano a vaccinarsi?). Ma l’atteggiamento mostrato oggi dai politici più sensibili all’estremismo di destra è purtroppo un atteggiamento con cui abbiamo fatto spesso i conti negli ultimi mesi. Prima quando si è parlato di mascherine. Poi quando si è parlato di chiusure. Ora quando si parla di vaccini. Il gioco è sempre lo stesso: c’è qualcuno che vi vuole togliere la libertà e quel qualcuno non coincide con il virus ma coincide con le autorità sanitarie. Fidatevi: è un complotto. Fidatevi: è uno schema. Fidatevi: vi vogliono controllare. L’impostura, pericolosissima, mostrata da Salvini e Meloni sul tema del Green pass è un’impostura simmetrica a quella mostrata dal leader della Lega e dalla leader di Fratelli d’Italia su un altro terreno che è quello del ddl Zan.


Lo schema di gioco scelto da Salvini e Meloni è sempre lo stesso – fidatevi vi vogliono controllare, fidatevi c’è un complotto, fidatevi c’è un sistema – ma in questo caso il gioco di Salvini e Meloni è più sofisticato: usare il tema della difesa della libertà come un mezzo per difendere le pulsioni illiberali. Nessun dubbio sul fatto che il ddl Zan presenti diverse pecche sul terreno della difesa della libertà d’espressione (vedi l’articolo 4). Ma nessun dubbio neppure sul fatto che la lotta contro il ddl Zan da parte del partito di Salvini e Meloni    sia tutto tranne che una battaglia in difesa della libertà d’espressione (tema che agli estremisti di destra interessa relativamente, altrimenti Salvini e Meloni non spenderebbero ogni giorno parole d’amore per lo stesso Viktor Orbán che da mesi toglie la voce agli organi di informazione ungheresi a lui ostili: le libertà, diceva Filippo Turati, sono tutte solidali, e non se ne offende una senza offenderle tutte). Sentite cosa ha detto mercoledì al Senato il senatore Maffoni (FdI): “La verità è che, dietro a molti esponenti del politicamente corretto che oggi si battono per questa proposta, si celano in realtà colossi della finanza e del marketing, che promuovono uno stile di vita consumistico, intento ad annientare ogni forma di identità e differenza, dal genere al pensiero dissidente. Il piano è chiaramente quello di creare un esercito di burattini, che, mercificando le loro vite e facendosi profilare in tutto e per tutto, vadano a formare l’archetipo del perfetto consumatore, annullando ogni scelta personale”. Sentite cosa ha detto il senatore Ruspadini (ancora FdI): “La realtà è che questo movimento non nasce dal basso ma trae la sua linfa vitale dalle multinazionali, da chi gestisce i social network, dalle grandi produzioni televisive, dai grandi centri di poteri finanziario. Tutto questo meccanismo è allineato nella promozione del movimento lgbt. Fatemelo dire: questo movimento è potente. Chi di voi non guarda Netflix? Vedete le produzioni, quale futuro hanno immaginato per noi i grandi potenti di questo mondo, per cui l’ordine è inginocchiarsi per il Black lives matter”. Vale quando si parla di Green pass e vale per tutto il resto. E alla fine dei conti la storia è sempre la stessa: gli impostori della libertà usano il tema della libertà non per difendere la libertà ma per dare ai propri estremisti di riferimento la possibilità di continuare a esercitare liberamente la propria professione di estremisti. Anche no, grazie.
 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.