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editoriali

Riflessi quirinalizi dei 5s in frantumi

Redazione

Perché le divisioni grilline aumentano le chance per un salto di Draghi

L’ormai probabile scissione dei 5 stelle preoccupa soprattutto Enrico Letta, che secondo insistenti indiscrezioni vedrebbe come prima conseguenza l’impossibilità di giocare la carta di un centrosinistra allargato nella battaglia per il Quirinale. Letta ha ripetuto più volte che il posto di Mario Draghi è a Palazzo Chigi fino alla fine naturale della legislatura, ma ora non è in grado di presentare una candidatura alla successione di Sergio Mattarella che possa ottenere il consenso necessario. Se la colossale rappresentanza parlamentare del Movimento 5 stelle si dividerà in (almeno) due formazioni contrapposte è quasi impossibile che queste convergano sullo stesso candidato al Quirinale. Il Pd più alcune altre formazioni di sinistra (ma senza alcuna sicurezza di poter contare su Matteo Renzi) non arriva a un quarto dei grandi elettori, senza un apporto pressoché totale dei 5 stelle non è in grado di condizionare la scelta.

Anche il centrodestra non ha una maggioranza autonoma nonostante l’apporto dei rappresentanti regionali, ma se punterà su Draghi e il premier accettasse la candidatura, per il Pd sarebbe pressoché impossibile mettersi contro. Solo un’accettazione da parte di Mattarella di una rielezione potrebbe togliere Letta dall’impaccio, ma il presidente potrebbe essere indotto a questa scelta che non gli piace solo se risultasse evidente che le Camere riunite non riescono a eleggere nessun altro, e la candidatura di Draghi eviterebbe questa impasse. D’altra parte anche nel Pd c’è chi pensa che far eleggere il presidente al prossimo Parlamento potrebbe consentire al centrodestra di sceglierlo autonomamente e che quindi è meglio avere come garante una persona di sicuro affidamento europeo e istituzionale come Draghi. Naturalmente si tratta di previsioni e calcoli intempestivi, forse solo suggestivi, ma la scadenza è abbastanza vicina e la rottura nei 5 stelle, che cambia il quadro generale, sembra imminente, e Letta lo sa benissimo ed è in grado di misurarne le conseguenze.

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