Il racconto

A Roma le primarie clandestine del Pd fanno tappa nel palazzo okkupato

Al grido "qui è tutto illegale, ma c'è tanta bellezza" i sette sfidanti si sono confrontati con una realtà complessa. Domenica il voto, ma mancano i volontari

Simone Canettieri

Lo strano incontro tra "Tarzan", leader di Action, e Roberto Gualtieri, aspirante sindaco dem della Capitale

A fare gli onori di casa c’è Tarzan. Con tanto di urlo: “Questo posto è illegale, lo so, ma qui c’è tanta bellezza, ahoooo!”. Lo chiamano tutti così Andrea Alzetta, leader di Action, ex pugile ed ex consigliere comunale, fiero occupatore seriale di spazi privati nella capitale da gestire e poi donare a una carovana di disperati. Ma prima da gestire.

“Nessuno si salva da solo”, c’è scritto nello striscione sopra l’ingresso dello Spin Time, palazzone che ospitò l’Inpdap e che da otto anni è il tetto di quattrocento persone, di cui cento bambini. Una babele: ventiquattro le nazionalità diverse che abitano qui, la coppa del mondo degli ultimi. Sopra: otto piani; sotto: le zone ricreative (teatro, discoteca, bar, la redazione della rivista Scomodo, pubblicazione cult tra i ragazzini de sinistra). 

A maggio del 2019, l’elemosiniere del papa, Konrad Krajewski, si calò nelle viscere di questo palazzone per riattaccare la luce che Acea aveva staccato agli inquilini morosi. A dicembre dello stesso anno le Sardine di Mattia Santori & Co. si rifugiarono qui dentro, dopo la manifestazione di piazza San Giovanni, per scrivere le regole di “una cosa” che alla fine non è mai nata. 
Bene, questa volta è toccato a loro, ai sette candidati delle primarie di Roma far tappa qui, allo Spin, cuore del luogocomunismo romano. D’altronde l’agenda del candidato Pd a Roma è ferrea come le migliori diete: lunedì periferie, martedì posto okkupato. 

Ed è questo finora l’unico vero sussulto della corsa per il Campidoglio nel centrosinistra. 
La destra, a partire da Giorgia Meloni, legge le agenzie di stampa e tira un rigore a porta vuota: “Il centrosinistra si dà appuntamento in un palazzo occupato, non rispetta le regole e fa dell’illegalità una bandiera”.    

Tarzan racconta che voterà per Imma Battaglia, ma che alla fine “sono pronto a sostenere Gualtieri”. L’ex ministro dell’Economia appena arriva – siamo nel quartiere Esquilino, a due passi dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme – abbraccia e saluta con effetto il leader di Action. E per i fotografi la giornata è portata a casa. 

Non tutti sono proprio felici di stare qui, ma alla fine “mi è toccato”, dice per esempio Tobia Zevi, che da giorni vorrebbe portare questa sfida in tv e non nei sotterranei di questo palazzo dalla storia controversa e comunque complessa, come Roma. Anche Paolo Ciani, consigliere regionale di Demos e molto vicino alla comunità di Sant’Egidio, è qui ma senza grandi entusiasmi. La trovata è venuta in mente a Massimiliano Smeriglio, europarlamentare che sostiene l’attivista Lgbt Imma Battaglia, vulcano di energia (fa la foto con gli altri candidati mostrando i bicipiti: “Ma dove andate?!”).

Alla fine si presenteranno tutti, per ultimo Stefano Fassina con immancabile zainetto.  Ma la curiosità è tutta per Gualtieri, che prova il brivido della trasgressione, che prende appunti mentre le realtà culturali che ruotano intorno allo Spin time rimarcano la voglia “di aprire, aprire tutto, basta consigli d’amministrazione”.

Enrico Melozzi, che è stato direttore d’orchestra dei Maneskin a Sanremo e che qui dentro si è inventato il primo rave di musica classica, dice che “la sinistra ha ammazzato la cultura a Roma, perché almeno con Alemanno c’era una reazione, invece adesso non c’è più niente”. E subito servirebbe un dibattito sulla fine dell’utopia: che non è il comunismo, ma il teatro Valle occupato. Gualtieri prende appunti, si toglie la giacca, annuisce.

Questa mossa non piacerà a un pezzo di grandi elettori dell’ex ministro, che ormai è calato nel ruolo e va avanti. Le cose più interessanti le ha dette prima di passare da qui: “Nella mia giunta non ci saranno esponenti del M5s”. Dando a intendere che non prevede apparentamenti con Virginia Raggi, qualora la sindaca dovesse rimanere fuori dal secondo turno. La verità è che tutto si tiene: il primo dibattito delle primarie più clandestine della storia si celebra in uno spazio occupato. Ci sta, no? Preoccupa l’affluenza di domenica, questo sì. E c’è un altro dato che sta mettendo tutti in guardia: per la prima non si trovano i mitici volontari da spedire ai gazebo dalle mattina alla sera. Basterà la mobilitazione del compagno Tarzan?

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.