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Editoriali

Non c'è Recovery senza concorrenza

Redazione

Servizi, professioni, gare, reti. Quattro paletti per un Pnrr coi fiocchi

E se nel piano nazionale per la ripresa, il Pnrr (ma nessuno usa davvero l’acronimo), ci fossero cose più importanti della lista delle opere e di quella degli investimenti e dell’elenco degli interventi e della quantità di miliardi che spetta a ciascuno di essi? Non si tratta di fare gli snob ed è noto, e anche giusto, che ci saranno fino all’ultimo minuto legittime battaglie di potere per spostare impegni finanziari da un progetto a un altro e altrettanto legittime, e democraticamente fondate, sfide per trascinare dentro al piano iniziative da cui arrivano vantaggi per alcuni territori e non per altri. Tutto questo c’è e merita di essere seguito e commentato. Ma un lascito di questa stagione ci sembra più interessante e potrebbe avere effetti durevoli e diffusi. Perché il piano nazionale, se si vuole portarlo a destinazione, comporta, e richiede, cambiamenti che valgono come una specie di riforma di sistema sull’asse della concorrenza e della semplificazione. E questa volta non per una sfida tra appassionati.

 

Non si tratta di mettere in campo liberisti contro statalisti, ma di trovare una via per consentire alle imprese italiane, al mondo del lavoro e alla Pubblica amministrazione di ottenere risultati in un impegno mai visto da molti anni a questa parte. Per la concorrenza gli spazi sono enormi. Anche se volessimo, pragmaticamente, accettare il limite del livello del mare, perché si è capito che con le concessioni balneari non c’è niente da fare, e quello del cielo, perché anche l’Alitalia sembra immune dal concetto di concorrenza, ma chissà, resterebbe un bel po’ da fare (anche sottoterra, se pensiamo alla rete a banda larga). Servizi, professioni, accesso alle gare per le opere pubbliche, gestione delle grandi reti: in questo poker c’è già un bel pezzo del dinamismo concorrenziale da recuperare per favorire i tassi di crescita necessari per equilibrare lo straordinario sforzo della spesa pubblica, nazionale ed europea, emergenziale (gli scostamenti) e finalizzata alla ricostruzione (Next Generation Eu). Più che l’ideologia potrà la necessità.