Malinteso internazionale

Il Cremlino smentisce Conte: Putin non ha mai detto di voler istituire una commissione d'inchiesta su Navalny

Le parole del premier al Foglio provocano la reazione di Mosca sulle indagini per il caso dell'oppositore del presidente russo ricoverato in Germania

Redazione

Peskov parla di un malinteso, dopo l'intervista del premier italiano al Foglio. Mosca ribadisce che non c'è bisogno che di alcun procedimento penale sul caso Navalny, e insiste nel negare che si sia trattato di un avvelenamento

Più che un intrigo, un malinteso internazionale. Il Cremlino nega di voler istituire una commissione d'inchiesta sul caso Navalny. Mosca smentisce, insomma, le dichiarazioni di Giuseppe Conte, che nell'intervista rilasciata ieri al Foglio attribuiva proprio al presidente Vladimir Putin una simile volontà.  "Il presidente Putin, con cui mi sento spesso, mi ha assicurato che la Russia è intenzionata a chiarire l’accaduto, mi ha anticipato che avrebbe costituito una commissione di inchiesta e si è detto pronto a collaborare con le autorità tedesche. La collaborazione – ha detto il premier al direttore Claudio Cerasa è la via migliore per scongiurare che questa drammatica vicenda possa incidere negativamente sui rapporti tra l’Unione europea e la Russia”.  Un annuncio che avrebbe del clamoroso, dato che finora il Cremlino non aveva in alcun modo lasciato trapelare l'intenzione di procedere a indagini speciali sull'avvelenamento di Alexei Navalny, uno dei più importanti oppositori del regime di Putin che è stato poi trasferito (e ricoverato) in Germania per volere della cancelliera Angela Merkel. Talmente clamoroso, come annuncio, che Mosca lo smentisce.

 

È il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a spiegare il misunderstanding ai giornalisti russi, chissà se più con l'intenzione di chiudere, o di aprirlo, un caso diplomatico. "Non escludo che, probabilmente, ci sia stato qualche malinteso", dice Peskov. "Sicuramente è stato toccato il tema del paziente di Berlino", cioè Navalny, "e sicuramente il presidente Putin ha informato il suo collega italiano che le azioni pre-investigative sono in corso da un bel po' di tempo". Peskov ha quindi precisato che di fatto sono in corso azioni investigative, ma non c'è motivo di avviare un procedimento penale, "perché tutte le analisi degli esperti russi hanno mostrato l'assenza di sostanze tossiche".

 

Il portavoce del Cremlino, Peskov, col presidente Putin

A dire il vero, due giorni fa la Zeit ha rivelato che gli investigatori hanno trovato sulle mani e sulla bottiglia d’acqua di Navalny una nuova variante di Novichok più letale: per questo gli investigatori pensano che gli autori dell’attentato siano i servizi russi autorizzati dal Cremlino. E del resto anche il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ieri ha condiviso questa tesi, dicendo che ci sono “considerevoli probabilità” che l'avvelenamento di Navalny sia stato ordinato da alti funzionari di stato russi. Un'affermazione “inaccettabile”, la definisce Peskov, premurandosi semmai di offrire l'immagine di un presidente russo realmente ansioso di arrivare alla verità: "Putin, infatti, ha ribadito che sì, noi naturalmente siamo determinati a far luce sulle ragioni di quanto è accaduto", ha spiegato il portavoce del Cremlino.

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