Ieri mattina abbiamo passato qualche minuto al telefono con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e alla fine della nostra chiacchierata il capo del governo sceglie di intervenire su un tema importante che non ha a che fare con i dossier economici né con il futuro del governo, ma con una delicata questione di carattere diplomatico e geopolitico. Il tema è questo: ma esattamente, l’Italia da che parte sta sul caso Alexei Navalny? Alexei Navalny, come sapete, è uno dei più importanti oppositori del presidente russo Vladimir Putin ed è stato portato in Germania per essere curato dopo essere stato avvelenato in Russia. Pochi giorni fa il governo tedesco ha affermato di aver acquisito “prove che non lasciano dubbi” sul fatto che Navalny sia stato avvelenato. E la stessa Angela Merkel ha detto di “condannare questo attacco nel modo più severo”, chiedendo al governo russo “di fare chiarezza con urgenza: perché ci sono domande a cui solo il governo russo può e deve rispondere. Il mondo aspetta spiegazioni”. Ieri la Zeit ha rivelato che gli investigatori hanno trovato sulle mani e sulla bottiglia d’acqua di Navalny una nuova variante di Novichok più letale: per questo gli investigatori pensano che gli autori dell’attentato siano i servizi russi autorizzati dal Cremlino. Fino a oggi, facciamo notare a Conte, il governo ha scelto di maneggiare il tema con molta prudenza – anche troppa. Ma in questa conversazione con il Foglio il presidente del Consiglio mette da parte un po’ di diplomazia e accetta di rispondere a una domanda precisa.
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