Ivan Scalfarotto (foto LaPresse)

Scalfarotto contro l'interventismo di stato versione Mazzucato

Valerio Valentini

Il sottosegretario agli Esteri: “Quello della consulente economica di Conte è il vero populismo che noi di Italia viva contestiamo al governo”

Roma. Dovendo riassumere in una battuta il senso del suo ragionamento, Ivan Scalfarotto la mette giù così: “Più che Rocco Casalino, il vero problema è Mariana Mazzucato. Non per lei in quanto tale. Ma per quello che rappresenta”. E quello che la consulente economica di Giuseppe Conte rappresenta, agli occhi del sottosegretario agli Esteri, “è il vero populismo che noi di Italia viva contestiamo al governo”. Una contestazione che “non può essere liquidata solo come un capriccio di Matteo Renzi che si diverte a rompere le scatole. Qui il problema è politico, ed è un problema enorme”. Spieghiamolo, allora. “E’ lo statalismo la forma peggiore di populismo che si può adottare in questa fase di ripartenza. Lo statalismo unito a quella tendenza all’autoritarismo che troppo spesso s’intravede dietro gli atteggiamenti di certi partiti di maggioranza. Il fascino per la Cina, con la messa in discussione del nostro collocamento internazionale; la concezione di uno stato etico paternalistico, che mette bocca perfino sulla qualità dei tuoi affetti”. Uno stato invadente, nella vita privata come nell’economia. “Stiamo varando – prosegue Scalfarotto – una manovra prettamente assistenzialista in cui trovano piena realizzazione le velleità stataliste del M5s e, a quanto pare, anche di un grosso pezzo del Pd”. Però che più stato ci debba essere, nel pianificare la ripartenza, è opinione diffusa. “E io non lo contesto, in linea di principio. Mario Draghi ci ha ricordato che questo, per gli stati, è il momento di spendere. Ma che sia spesa produttiva, accidenti, non redditi d’emergenza. Se lo stato deve far sentire la sua voce lo faccia incentivando le aggregazioni, superando il dogma del ‘piccolo è bello’, semplificando il diritto amministrativo e sbloccando i cantieri. Crei insomma un ambiente favorevole alla ripartenza”.

 

E invece? “E invece qui abbiamo un ministro dello Sviluppo economico, Patuanelli, che vagheggia una nuova Iri, e il suo vice Buffagni che evoca l’ingresso dello stato nel capitale sociale delle pmi. E poi c’è Andrea Orlando che, sul punto, replica stizzito al presidente di Confindustria”. Lo ha fatto, il vice segretario del Pd, invitando Carlo Bonomi a dire apertamente “se l’obbiettivo è quello di aumentare i contributi a fondo perduto”. “A parte che io – replica Scalfarotto – credo che proprio i contributi a fondo perduto andrebbero garantiti alle imprese, ora. Faccio però notare un’altra cosa: se l’idea di Buffagni e soci è quella di uno stato che contribuisce agli aumenti di capitale delle pmi ma poi, non si bene come, ne esce senza obbligare l’impresa a riacquistare la propria quota, allora tanto vale darli fin dal principio, quei contributi a fondo perduto. A meno che l’obiettivo non sia quello della Mazzucato che pretende di vincolare il sostegno economico alle imprese a una condizionalità assurda, e cioè che lo stato possa poi sindacare sulle scelte dell’azienda stessa. Lasciamo perdere queste idee : preoccupiamoci, semmai, di far arrivare al più presto i soldi alle imprese, visto che non sta accadendo come dovrebbe. E lo stesso vale per la cassa integrazione, pagata finora ad appena 57 mila lavoratori. Ecco, trovo assurdo che in un contesto simile si liquidino le critiche di Bonomi con un’alzata di spalle, con un generale silenzio del governo”. Non sarà che siete voi di Iv che provate a spostarvi a destra? “La destra? La destra italiana oggi è quella che difende Quota 100 e pretende di stampare moneta a piacimento, è una destra peronista e assistenzialista, proprio come il M5s e, purtroppo, una buona parte del Pd. Noi siamo liberal-democratici, europeisti, pensiamo che per un Paese come il nostro il futuro costituisca, nonostante tutto, un’opportunità. Crediamo che il governo debba rimettere in piedi l’Italia e farla correre, non incoraggiarla a restare seduta su sé stessa. È una battaglia politica, non ci si può chiedere di non farla”.