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Dopo le nomine, la resa dei conti nel M5s

Valerio Valentini

Non solo la promozione dell'amico di scuola di Di Maio, Carmine America. Da cosa nascono i malumori dei grillini

Roma. Per riaccendere la miccia è bastato, di prima mattina, un messaggio di Patrizia Terzoni. La deputata marchigiana rilanciava un articolo del Fatto in cui si raccontava il rapporto troppo confidenziale di Davide Casaleggio con Claudio Descalzi. “Ma come? Noi facciamo una battaglia contro la sua riconferma, e poi Davide lo frequenta senza problemi?”, le sono andati dietro i suoi colleghi. E poi altre proteste: stavolta sulla promozione nel cda di Leonardo di Carmine America, il compagno di liceo di Di Maio che, come rivelato ieri dal Foglio, è anche il genero di Angelo Fornaro, titolare di un’azienda – la Ar.Ter srl – che proprio con Leonardo fa affari da anni.

 

E così il malumore sull’affaire nomine, innescato giorni fa dal post di Alessandro Di Battista e mai davvero sopito, è tornato ad agitare i parlamentari del M5s. Alcuni dei quali hanno iniziato a far circolare nuovi documenti in cui non solo si denuncia il mancato coinvolgimento di deputati e senatori nella definizione delle famigerate liste per le partecipate di stato, ma si chiede anche un passo indietro dei responsabili della trattativa. E tra gli imputati, oltre a Vito Crimi, Riccardo Fraccaro e Stefano Buffagni, registi più o meno occulti delle trame grilline al tavolo delle nomine, c’è finito anche Davide Crippa, capogruppo alla Camera.

 

“Dovrebbe essere proprio lui – si sono sfogati alcuni deputati – quello che garantisce il coinvolgimento del gruppo, e invece s’è premurato di trovare un posto per il suo ex capo segretaria al Mise, Emanuele Piccinno, nel cda dell’Eni”. Dai cacciatori di teste alla caccia all’uomo, dentro il mondo grillino, è un attimo.

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