La sede torinese di Leonardo (foto LaPresse)

Te la do io l'America. L'amico di Di Maio è un problema

Valerio Valentini

Il vecchio compagno di scuola di Di Maio, finito nel cda di Leonardo, è motivo di imbarazzo per il ministro, la società e per il suocero, Angelo Fornaro

Roma. Carmine America rischia di diventare un problema per tutti i suoi benefattori. Problema d’immagine per Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri che ha voluto piazzare il suo vecchio compagno di scuola nel cda di Leonardo. Problema politico per il M5s, che a norma del suo stesso programma elettorale dovrebbe impedire la nomina di America per il potenziale conflitto d’interesse che lo investe. Sì, perché il suocero di America è Angelo Fornaro, titolare di un’azienda – la Ar.Ter. srl – che proprio di Leonardo risulta essere fornitrice, come già raccontato dal Foglio.

 

 

Ma non basta. Perché la presenza di America nel cda di Leonardo sembra destinata a creare impacci e imbarazzi anche al colosso pubblico dell’aerospazio e allo stesso Fornaro, padre della moglie di America. Leonardo infatti ha adottato dal settembre 2019 un nuovo Codice etico “che si applica a tutti i dipendenti ed i membri degli organi direttivi e di controllo” e che, tra l’altro, “è finalizzato a prevenire ogni situazione di conflitto di interessi”. E, tra i vari, cita al primo punto questa evenienza: “Quando, nello svolgimento delle proprie mansioni nella società – si legge al sesto paragrafo del Codice – il dipendente interagisce con membri della sua famiglia, parenti e/o affini ovvero con soggetti terzi (ad es. un fornitore o un cliente) nei confronti dei quali intrattiene rapporti di natura personale”. Essendo la ArTer un fornitore di Leonardo, l’esempio sembra riprodurre proprio il legame tra America e il suocero. Non solo. Perché i membri del cda, come America, “escludono quindi ogni possibilità di sovrapporre o comunque incrociare (…) le attività economiche rispondenti ad una logica di interesse personale e/o familiare e le mansioni che svolgono o ricoprono all’interno della società”. Ora, come può Carmine America escludere questo incrocio o sovrapposizione d’interessi?

 

 

Ma il problema non riguarda solo America. Ricade, invece, pure sul suocero. Perché anche agli aspiranti fornitori di Leonardo viene richiesto, tra i moduli documenti, di “attenersi ai principi etici” e di “non operare in contrasto” con lo stesso Codice etico già citato. E’ un obbligo previsto nel “sistema di qualificazione dei fornitori”, quello cioè a cui devono accreditarsi tutte le ditte che intendano vendere beni e servizi al gruppo Leonardo. Ebbene, come potrà Fornaro, titolare della ArTer e suocero di un membro del cda di Leonardo, attenersi a un simile Codice etico d’ora in avanti? “E’ oggettivamente un’anomalia che ora, tra le altre cose, rischia anche di privare Leonardo di una sua azienda fornitrice. E tutto per la mancata verifica ex ante dei profili proposti dai partiti al Mef per le nomine nel cda”, dice Piercamillo Falasca, vice segretario di Più Europa, partito che ha presentato sul tema un’interrogazione parlamentare al Senato.

Di più su questi argomenti: