
Riccardo Fraccaro, sottosegretario grillino alla Presidenza del Consiglio (foto LaPresse)
L'insostenibile trasparenza di Fraccaro
Sottosegretario ombra (nel senso che sta nell'ombra), ha fatto dell'invisibilità il suo segreto per sopravvivere alla faide interne al M5s. Dalla difesa della Raggi alla guerra sulle nomine: grillismo a inchiostro simpatico
-
Perché il caso Parisi rischia di diventare presto il caso Fraccaro
-
Non possiamo fare a meno di Bonafede, Toninelli e Crimi: viva il terzo mandato
-
Giuseppe Conte ci ha preso gusto e si lancia verso la Fase 3
-
Dopo le nomine, la resa dei conti nel M5s
-
Beppe Grillo dimissiona Virginia Raggi
-
Di Maio al Foglio: "Vero. Ho incontrato Draghi. Merkel mi stima"
-
Il sogno del gran ritorno di Dibba s'è già infranto
Come con l’inchiostro simpatico: qualcosa c’è, ma non si vede. E non si deve vedere: perché se si vede, tutta l’operazione crolla. E per i Cinque Stelle il modello “inchiostro simpatico” è diventato uno dei modi, forse l’unico, per poter galleggiare oltre le tensioni tra gialli e rossi e tra gialli e verdi (prima, ma anche, chissà, vedi mai, in prospettiva), e poter dunque sperare di sopravvivere politicamente, questione del doppio mandato a parte. E insomma c’è, al vertice degli specialisti in metamorfosi verso lo stato di invisibilità, il trentanovenne sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro da Montebelluna, colui che, due sere fa, su Facebook, postava il resoconto del Consiglio dei Ministri presentandolo come una specie di tredicesima fatica di Ercole (“è durato tutta la notte il CdM dedicato al decreto semplificazioni che rappresenta una pietra miliare nel lavoro di questo Governo. Abbiamo approvato riforme inedite per un paese più forte, moderno ed efficiente, in grado di ripartire con più slanci”). Si dà il caso, infatti, che Fraccaro, un tempo considerato non soltanto un soldato scelto e fedele di Luigi Di Maio ma anche un caterpillar della democrazia diretta e del verbo grillino prima maniera, si sia via via trasformato in una sorta di trasparentissimo “segretario” (così lo chiamano i Cinque stelle più ironicamente malevoli), nel senso del sottosegretario che adotta la trasparenza per farsi via via più vicino al premier Giuseppe Conte nel suo ruolo istituzionale, e per allontanarsi dall’immagine e dal lessico di pretoriano dell’ex vicepremier, ora ministro degli Esteri.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
-
- Marianna Rizzini
Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.