Carola Rackete (foto LaPresse)

Ennesima lezione di diritto al Truce

Redazione

I giudici spiegano perché Rackete non andava arrestata. Appunti per Salvini

I naufraghi salvati in mare devono essere condotti in un porto sicuro “perché l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”. E’ per questa ragione che la capitana della nave umanitaria Sea Watch 3, Carola Rackete, il nemico numero uno di Matteo Salvini, non andava arrestata come invece chiedeva la procura di Agrigento. E dire che il ricorso l’aveva firmato l’altro nemico giurato del segretario della Lega, il “pm-amico-delle-ong” Luigi Patronaggio.

 

Insomma, a Salvini non ne sta andando dritta una sul fronte dell’immigrazione. L’intero castello di carta messo in piedi dall’ex ministro dell’Interno – dal decreto sicurezza al decreto sicurezza bis – sta cedendo rovinosamente sotto le cannonate inesorabili dello stato di diritto.

 

E dire che un altro fendente ai “porti chiusi” l’aveva già assestato il gip di Agrigento Alessandra Vella, che il 2 luglio 2019 decise di non convalidare l’arresto di Rackete. Il motivo? L’articolo 98 della convenzione Unclos (ratificata con la legge del 2 dicembre 1994, n. 689), che “impone al comandante di una nave di prestare assistenza a chiunque si trovi in pericolo in mare nonché di recarsi il più presto possibile in soccorso delle persone in difficoltà qualora venga informato che tali persone abbiano bisogno di assistenza, nei limiti della ragionevolezza dell’intervento”. Il salvataggio è un obbligo, disse allora il giudice, zittendo così il Capitano impegnato a sbraitare contro “la zecca tedesca comunista”.

 

Ancora ieri, Salvini ha parlato – a sproposito, si intende – di un presunto reato di resistenza a pubblico ufficiale commesso da Rackete, che aveva violato il blocco imposto dalle motovedette della Guardia di Finanza nel porto di Lampedusa. Peccato che anche il gip avesse bollato come “insussistente” il reato proprio in nome dell’obbligo al salvataggio cui era sottoposta la capitana. Intanto, la procura di Catania ha richiesto la convocazione dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti e il gup è chiamato a fissare la data dell’udienza. Il tempo a disposizione di Salvini per un ripasso delle nozioni base di diritto internazionale è agli sgoccioli.

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